New York Times pubblica, come ogni anno, la lista dei 100 Notable Books, che comprende opere di fiction, non fiction e poesia selezionate dai suoi redattori. Quest’anno, tra i tanti libri, appare anche la graphic novel La solitudine del fumettista errante di Adrian Tomine, pubblicata da Drawn&Quaterly e tradotta in italiano da Rizzoli Lizard.
Nato nel 1974 a Sacramento, in California, Tomine è famoso per il minicomic Optic Nerve, che inizia ad auto-produrre nel 1991, e per aver disegnato numerose illustrazioni per il periodico The New Yorker. Altre sue opere sono Scene da un matrimonio imminente e Morire in piedi, entrambe edite in Italia da Rizzoli Lizard.
La solitudine del fumettista errante ha le sembianze di un diario preso su un quaderno per gli appunti, con tanto di pagine a quadretti che fanno da sfondo alle vignette. Racconta in maniera agrodolce il rapporto dell’autore con il variegato popolo dei fan che affolla le convention di settore. Tomine, fin da piccolo, sognava di diventare un famoso fumettista. E, da adulto, il suo sogno si è effettivamente realizzato.
Eppure, per quanto sia apprezzato e riconosciuto dagli altri professionisti, Adrian è ben lontano dalla fama mainstream di alcuni dei suoi colleghi. Questo può portare a momenti imbarazzanti come essere scambiato per Neil Gaiman o sedersi per sbaglio al posto di Alan Moore per una sessione di autografi.
Tra gaffe e frustrazioni, Adrian Tomine racconta quello che succede quando le illusioni idealizzate della giovinezza si scontrano in pieno con la banalità e le brutture della vita adulta.
Qui sotto trovi le parole con cui La solitudine del fumettista errante viene descritta all’interno della lista della testata newyorkese:
Tomine, adesso considerato un maestro nella forma della graphic novel, ritorna a una modalità autobiografica, in un libro che lascia libero sfogo alla rabbia e alla fragilità che si nascondono sempre appena sotto la superficie dei suoi disegni impeccabili.