Pubblicata nel 1979 sui numeri 1238 e 1239 del settimanale Disney, Topolino e l’enigma di Mu è una storia in due parti scritta e disegnata da Massimo De Vita, che si segnala per l’esordio del professor Zapotec, un antropologo che diverrà comprimario frequente delle storie, coinvolgendo spesso Topolino e Pippo in avventure legate alle sue discipline.
Trama di Topolino e l’enigma di Mu
Pippo cerca di condividere con Topolino l’entusiasmo per un concorso di rebus cui sta partecipando e che mette in palio un viaggio in Micronesia, ma l’amico è molto preso da un poliziesco trasmesso in TV e lo maltratta chiedendo di essere lasciato in pace. La discussione viene interrotta dal suono del campanello, seguita dall’ingresso di un uomo molto spaventato, dal retro della casa: si tratta del professor Zapotec, un antropologo che ha appena decifrato l’alfabeto Mu e teme che qualcuno lo stia seguendo per impossessarsi della scoperta e farne un cattivo uso.
Topolino crede che il professore sia molto stanco e soffra di mania di persecuzione, ma in effetti qualcuno sta spiando lo scienziato e, saputo che i due amici lo accompagneranno a casa, dove Zapotec custodisce la scoperta, si affretta per precederli e sabotare il loro percorso in vari modi. Quando i tre arrivano finalmente a destinazione, trovano l’abitazione a soqquadro, a conferma delle preoccupazioni del professore.
Pur non avendo trovato il segreto dell’alfabeto Mu, nascosto astutamente nel telecomando, il malintenzionato continua a spiare i tre e scopre che sono diretti ad Abrakaddar, nel Golfo Persico: il professore ora desidera arrivare all’oggetto della sua scoperta prima di essere battuto dal suo avversario misterioso.
Durante il volo, l’inseguitore si finge l’hostess dell’aereo e inserisce un microfono nel tappo della bibita di Pippo, riuscendo così ad ascoltare la storia di Zapotec, che prende spunto – come precisano le didascalie – da fatti storici realmente avvenuti: molto tempo prima, in Messico, lo studioso aveva trovato un codice scritto da Diego de Landa, vescovo dello Yucatan del 1500 che, pentito di aver bruciato i testi dei Maya, si era fatto aiutare dai sacerdoti locali per recuperarne il contenuto, il calendario, la lingua e gli elementi di quella cultura.
I manoscritti trovati da Zapotec costituivano il Codice Troano e contenevano le indicazioni per ritrovare il continente di Mu, più antico di Atlantide e situato nell’Oceano Pacifico, intorno alla zona dell’attuale Australia. Era abitato da una civiltà avanzatissima, che da sette città irradiava il suo sapere, ma improvvisamente scomparsa a seguito di una misteriosa catastrofe che fece sprofondare il continente nell’Oceano.
La civiltà di Mu poteva fruire dell’Albero della Vita, un talismano che dava l’eterna giovinezza, un prodigio ripreso poi da diverse mitologie. L’importanza della scoperta del professore è data dalla necessità di capire l’antichissima lingua Mu per poter trovare il talismano.
Zapotec conduce i nuovi amici nel museo di Abrakaddar, dove è custodita una tavoletta che riporta un’incisione sull’albero della vita e alcuni ideogrammi sconosciuti. Il loro avversario li ha preceduti per rubare il reperto, ma lo ha fatto cadere, riducendolo in frammenti. Rimasto al buio e costretto alla fuga, è riuscito a portar via un solo pezzetto della tavoletta.
Zapotec capisce l’identità del malintenzionato: si tratta di Doriano De Vulpis, uno studioso che aveva assistito al ritrovamento del manoscritto di Diego de Landa. Successivamente era stato cacciato dall’Accademia delle Scienze per aver venduto importanti reperti e aveva inutilmente offerto denaro al professore per avere accesso alle sue scoperte. Nonostante le precauzioni di Topolino, De Vulpis riesce a rubare i frammenti della tavola mentre Zapotec cerca di decifrarla.
L’avventura si sposta in Micronesia, sull’isola di Poca Papa, o I denti del gigante: secondo il professore la tavoletta indica che lì si trova l’Albero della Vita, custodito in un santuario sugli altissimi monti detti “denti di Ra-mu” – una delle poche zone di Mu non sprofondate del tutto – in una località probabilmente indicata dal frammento rubato. Dalla corteccia dell’Albero si otteneva un tè che dava l’eterna giovinezza, ma era a disposizione solo dei nobili.
De Vulpis precede i tre amici sia nel viaggio aereo sia per mare, ma a causa di un uragano tutti fanno naufragio sulla stessa isola, dove si alleano momentaneamente, per ricomporre la tavoletta. Il frammento di De Vulpis non basta a Zapotec per capire l’ubicazione del santuario, ma Pippo, forte della sua passione per i rebus, risolve subito l’enigma: l’obiettivo sarà indicato all’alba dalla più piccola delle 7 montagne.
Ancora grazie a Pippo, stavolta un po’ fortunosamente, il gruppo trova il santuario, in un punto più basso di quello indicato: con i millenni l’erosione, come spiega Topolino, ha abbassato la punta più piccola e di conseguenza la sua ombra.
Il santuario è pieno di meraviglie: l’oro in abbondanza, l’Albero della Vita e la prova dell’esistenza di Mu entusiasmano i due scienziati e Pippo. Mentre Topolino si accorge della presenza di marchingegni sospetti, De Vulpis, prendendo l’albero della Vita per non condividerlo, attiva involontariamente la trappola, una serie di meccanismi che fanno sprofondare l’isola. Pippo e Zapotec fuggono verso la barca, mentre Topolino torna coraggiosamente indietro per salvare De Vulpis.
Una volta saliti tutti sull’imbarcazione, Zapotec prova il tè grazie ai campioni prelevati da Pippo e messi in un sacchetto: si scopre così l’Albero fa ringiovanire ma rende cattivi, e probabilmente questa è stata la causa della fine di Mu. Topolino tramortisce Zapotec, confidando sulla temporaneità degli effetti del tè, e getta nell’oceano il resto del sacchetto, rifiutando gli effetti collaterali della bevanda.
Sviluppo
Dopo oltre 40 anni, la storia mantiene una notevole freschezza: i testi e i disegni di Massimo De Vita non sono invecchiati, garantiscono ancora una lettura molto piacevole. Il racconto trova il suo giusto respiro sulle 64 pagine derivanti dalla pubblicazione in due puntate, sui numeri 1238 e 1239 di Topolino. Oltre all’ideazione di Zapotec, che qui fa il suo convincente esordio e diventa un comprimario frequente nel filone più avventuroso delle storie di Topolino, l’autore offre una variazione importante nel rapporto tra il protagonista e il suo migliore amico.
Pippo, normalmente una spalla comica incentrata sul modo bizzarro di comportarsi, mero esecutore delle indicazioni di Topolino e sostanzialmente ininfluente sulla trama, stupisce opponendosi più volte all”amico “perfetto” e soprattutto sfoderando un’abilità nella soluzione dei rebus tale da superare gli sforzi dell’illustre antropologo: risolvendo in pochi secondi un arcano che bloccava Zapotec, di fatto risulta determinante per il buon esito della missione. Molto gustoso anche il suo apostrofare – mentalmente – il professore quando c’è da cambiare una gomma dell’automobile: “Se invece di teorizzare, scendesse a dare una mano…”
L’importanza di Pippo verrà ulteriormente consolidata 3 anni dopo nel capolavoro di De Vita, Topolino e la Spada di Ghiaccio, arrivando addirittura a un ribaltamento di ruoli.
Tornando a Topolino e l’enigma di Mu: il protagonista, oltre a ostentare inizialmente una certa antipatia nello sminuire l’entusiasmo di Pippo per i rebus, ritenuti meno importanti del telefilm trasmesso in TV, non risulta particolarmente utile nel corso dell’avventura, si riscatta nel finale, rischiando la vita per portare in salvo il cattivo De Vulpis e infine intuendo gli effetti collaterali del tè dell’Albero della Vita.
Topolino si segnala inoltre per uno dei casi non molto frequenti (soprattutto in quell’epoca) in cui un personaggio dei fumetti Disney rompe la quarta parete. Poco prima di partire per Abrakaddar, afferma di amare l’avventura e aggiunge: “il lettori ne sanno qualcosa”.
Questa storia ha inoltre un notevole spessore dal punto di vista divulgativo, con molte nozioni storiche e scientifiche e l’uso di molti termini non comuni ma resi comprensibili dal contesto. Come detto e come esplicitato da una didascalia, il racconto di Zapotec si ispira a fatti storici realmente avvenuti, a partire dalle azioni di Diego De Landa, che prima distrusse e poi cercò di riscostruire i testi Maya.
La ricerca del continente di Mu è avvenuta davvero, e proprio basandosi sul codice Troano, uno dei pochi testi Maya disponibili, si pensò effettivamente che quella terra si trovasse nel Pacifico: nel 1864 l’abate Brasseur erroneamente interpretò il testo usando per la traduzione il sistema di De Landa, secondo il quale la scrittura Maya era fonetica anziché logografica o ideografica. Questo lo portò a pensare all’esistenza ipotizzare che ci fosse stato un antico continente, appunto Mu, poi scomparso misteriosamente. Inoltre, l’albero della vita è presente, in modi diversi, in molte culture.
L’importanza di Topolino e l’enigma di Mu è testimoniata anche dalle numerose ristampe: dopo la prima pubblicazione, è stata riproposta ne I Grandi Classici Disney n. 12 (1984),
Topomistery n. 8 (1992), Super Miti Mondadori n. 33 – Di altre civiltà scomparse (2002), Disney Libri a fumetti 75° Topolino (2003), Speciale Disney 32 – 75° Topolino (2003), Gli enigmi di Topolino n. 2 (2007), I Mitici Disney n. 30 – Zapotec (2009), La Storia Universale Disney n. 6 (2011), Topolino Story (Corriere della Sera) n. 100 (1979), Tesori Made in Italy n- 9 – I capolavori Disney di Massimo De Vita (2018), Libri a fumetti di Topolino n. 4 – Mickey – Buon compleanno, Topolino! (2018).