Nel primo episodio diThe Promised Neverland la cartella del demone mostra i punteggi di Emma, Norman e Ray. Si nota subito che nonostante abbiano delle medie altissime, solo Norman prende sempre il punteggio pieno. Il doppiaggio della serie lo definisce il vero genio di Grace Field House.
Gli altri due, per quanto spesso ottengano 300/300, a volte commettono qualche errore. Eppure i test non bastano a definire l’intelligenza globale. Le domande misurano solo la capacità logica. E nel pratico qualcun altro detiene il primo posto…
Ecco i 4 momenti in cui la piccola ribelle ha superato Norman.
4. Emma e la recitazione
Quando Norman viene spedito, i suoi amici del cuore cadono nella disperazione. Ray per primo dichiara di volersi arrendere. Da qual momento lui e la ragazzina paiono distrutti e depressi, seduti in un angolo.
Ma tutto questo in realtà è parte del piano portato avanti. La piccola ribelle simula apatia mentre in realtà è ancora lei lo stratega principale.
Norman a sua volta ha finto serenità nonostante la notizia della sua morte imminente. Ma per un solo giorno e solo davanti agli amici di sempre. La recitazione di Emma prosegue per due interi mesi, 24 ore al giorno. Con la mamma all’erta, un compito sovrumano.
3. I riflessi fulminei
Una delle scene più d’impatto riguarda il tentato suicidio di Ray. In mezzo alla sala da pranzo il ragazzino si cosparge di benzina senza fare una piega. Poi, dicendo addio all’amica, lascia cadere un fiammifero.
I riflessi e l’agilità della bambina vengono sottolineati già all’inizio della serie. Soprattutto in questo caso si rivelano fondamentali. Anche la velocità di reazione è legata a un ottimo cervello.
Norman al posto suo non sarebbe mai riuscito a spegnere la fiamma. L’unica arma a sua disposizione sarebbero state le parole, inutili con un testardo come Ray.
2. Cercare alleati da subito
Per scappare insieme è chiaro che andranno informati anche i bambini più piccoli. Ma è della ragazzina l’idea di cominciare subito a parlarne. Sia Norman che Ray tendono a vedere gli altri come un peso, almeno all’inizio.
Norman cede per i suoi sentimenti per la ragazzina, nonostante i dubbi. Eppure proprio questa decisione si rivela cruciale per stare nei tempi della fuga.
1. Riconoscere i limiti al proprio piano
Appare paradossale come sia proprio chi ha proposto di portare tutti a fare un passo indietro. Emma parte con il progetto quasi impossibile di far evadere anche i bambini di pochi mesi. Norman decide di assecondarla, pur di vederla felice.
Ma alla fine è proprio lei a realizzare di dover scendere a compromessi. L’idealismo della bambina si lascia offuscare dalla pratica. Non tutti possono scalare un muro e resistere all’addiaccio.
Così finisce col realizzare di avere un grosso margine. I bambini non vengono spediti sotto i 6 anni, e nessuno è prossimo a quell’età ancora. Un anno e mezzo potrebbe bastare per tornare a liberare gli altri.
Né Norman né Ray mostrano di dubitare di sé stessi. Proprio la terza classificata nei test mostra invece di avere capacità di autocritica. Questo prima di tutto è un grosso segno di intelligenza.