Gli anime e il loro approccio all’animazione sono quasi una forma d’arte a sé stante e il mercato giapponese delle animazioni è sempre riuscito a distinguersi rispetto a qualsiasi altro nel mondo per qualità, quantità e varietà.
Gli studi d’animazione giapponesi sono per esempio stati tra i primi nel loro settore a implementare tecniche di snellimento del processo d’animazione, come limited animation, riutilizzo dei frame, semplificazione degli sfondi e fermi immagine enfatici, tutti stratagemmi che, tra le altre cose, hanno permesso all’industria di diventare il colosso che è oggi, con centinaia di animatori all’opera su key frames e inbetween per ogni studio d’animazione, secondo una rigida e stringatissima tabella di marcia.
Ciò consente agli studi giapponesi di sfornare centinaia di anime l’anno da mandare in onda costantemente, ma da un certo punto di vista questo è anche un difetto. La maggior parte dei prodotti, vuoi per budget (in genere sempre piuttosto basso), vuoi per l’esperienza e il talento dello staff, per le scadenze o per la complessità dei design, sono opere nella media che si difendono con un comparto tecnico non eccezionale e fanno il minimo indispensabile per essere competitive, quando magari trama e personaggi sono anche molto ben riusciti.
Questo spesso finisce per togliere pathos e drammaticità a scene che ne meriterebbero molto di più.
Dall’altro canto, però, quando si uniscono dei (relativamente) cospicui finanziamenti a uno staff competente e pieno di passione, possiamo assistere ad alcune delle scene più intense, dinamiche e impattanti che l’animazione, non solo giapponese, abbia da offrire. Stiamo parlando del Sakuga, quel particolare stile di animazione che presta la massima attenzione a dinamismo ed enfasi, attraverso l’incremento del frame rate, della fluidità delle transizioni, del numero di fotogrammi disegnati a mano e dell’utilizzo di squash and stretch e tensione-risoluzione, spesso a discapito della fedeltà ai modelli dei personaggi e dei chiaroscuri dettagliati.
Il Sakuga è una vera e propria subcultura ed esistono forum dedicati per appassionati, come Sakugabooru.
Quando tutti questi fattori si uniscono nel valorizzare una scena, possiamo percepire tutto il suo impatto emotivo e le sensazioni che vuole trasmettere, rendendoci l’esperienza unica e memorabile. In questa classifica presentiamo una raccolta delle scene dalle migliori animazioni degli anime contemporanei, ordinandole in base al loro impatto, alla creatività degli animatori e a quanto efficacemente enfatizzano il messaggio della scena.
Per ognuna è disponibile anche un video e, naturalmente, numerosi spoiler.
N° 10 – Shinra VS Rekka (Fire Force)
Nato dall’estro creativo di Atsushi Oukubo, già autore di Soul Eater, e magistralmente adattato da David Production, Fire Force è uno degli anime dell’anno scorso che più si è distinto per la qualità delle sue scene d’azione. Nonostante a confronto con Soul Eater i personaggi risultino molto meno complessi, sfaccettati e memorabili, Fire Force ha fatto della sua bizzarra e intrigante ambientazione post-apocalittica, dove il Sole e le fiamme hanno una connotazione religiosa, e della sua trama semplice, veloce e dritta al punto la sua forza principale.
Questo stile narrativo ben si adatta all’animazione adrenalinica dei suoi combattimenti, e, nonostante le lotte con gli incendiati siano tutte molto impressionanti, qui abbiamo scelto di menzionare la lotta tra Shinra Kusakabe e il Tenente Rekka della Brigata 1.
Il fanatico ufficiale di brigata, all’apparenza un ragazzo testardo e bonaccione, è alla disperata ricerca di un portatore dell’Adolla Burst per conto dell’Ordine della Fiamma Cinerea, e per farlo non esita a fare del male a bambini innocenti e alla sua collega, Tamaki, che è di lui innamorata. Ma i sospetti su di lui sono confermati da Shinra, che accorre nel luogo isolato in cui Rekka sta per uccidere Tamaki, con lo scopo di salvarla.
I due fanno da subito fuoco e fiamme, con una coreografia ad elevato impatto tra i pugni infuocati di Rekka e le pedate fiammanti di Shinra. Da espressioni e atteggiamenti traspaiono inoltre con chiarezza l’idealismo ottimistico e l’atteggiamento eroico di Rekka, spinto al punto da essere disturbante, e la risata nervosa ma determinata di Shinra. L’unico punto a sfavore è il fanservice incentrato su Tamaki, che spesso e volentieri toglie pathos alla scena.
https://www.youtube.com/watch?v=5dk2gTy7720
N° 9 – Trasformazione anime (Panty & Stocking with Garterbelt)
Un misto appariscente di scorrettezza, seduzione e animazioni brillanti e audaci. Un simile accostamento di aggettivi potrebbe descrivere qualsiasi scena di Panty & Stocking with Garterbelt, anime originale Gainax.
La premessa alla base dell’anime e i personaggi al suo interno sono probabilmente tra i più R18 di tutta la storia dei Mahou Shoujo, ma naturalmente al suo nucleo un Mahou Shoujo non può essere tale senza le sue esagerate scene di trasformazione. Ed è probabilmente qui che Panty & Stocking dà il meglio di sé, passando di netto da uno stile cartoonesco molto semplice e dalle forme spigolose, alla occidentale, ad uno stile anime incredibilmente fluido, dettagliato e seducente nelle movenze ammiccanti delle due protagoniste intente a trasformare in armi la loro biancheria intima.
Abbiamo selezionato una scena molto iconica, in cui lo staff sperimenta in pochi minuti svariate tecniche d’animazione diversissime tra loro.
N° 8 – Roy Mustang VS Lust (Fullmetal Alchemist Brotherhood)
Fullmetal Alchemist Brotherhood del 2009 è l’adattamento di studio Bones del manga di Hiromu Arakawa più apprezzato dai fan per la fedeltà al manga originale ed eletto come uno degli anime più belli di tutti i tempi per l’eccelsa qualità di ogni suo elemento, dalla trama, ai personaggi, al comparto tecnico e le animazioni.
Lo stile inconfondibile dello studio Bones si fa notare con la sua fluidità e la sua regia d’impatto in tutte le scene di combattimento, caricandole di tutta l’emotività di cui necessitano per trasmettere allo spettatore i complessi conflitti ideologici e la psicologia dei personaggi che tanto distinguono quest’anime. I combattimenti di Roy Mustang sono però un po’ speciali, grazie ai loro violenti effetti speciali.
In un momento disperato, in cui Lust ha fatto cadere in trappola la squadra del colonnello e si prepara a sferrare il colpo di grazia a Riza Hawkeye e a un determinato Alphonse Elric che la protegge, Mustang si presenta a petto nudo, con una mano sulla ferita cauterizzata, pronto ad esaurire a suon di combustioni alchemiche la riserva di immortalità di Lust, che si contorce carbonizzata tra le fiamme.
N° 7 – Danza Sacra del Dio del Fuoco (Demon Slayer)
Demon Slayer, adattamento di Shaft del manga di Koyoharu Gotōge, è probabilmente uno degli anime più apprezzati dei nostri tempi per il suo comparto artistico, che arricchisce ogni battaglia di squisiti effetti visivi in stile ukyo-e, grazie all’arte della computer grafica che lo studio ha ormai perfezionato in maniera provebiale.
Tra tutte le magnifiche battaglie tra demoni e ammazzademoni, quella più chiacchierata e che più ha lasciato il pubblico ad occhi aperti è stata però senza dubbio lo scontro tra il protagonista Tanjirou Kamado e Rui, La Quinta Luna Calante Demoniaca nonchè capo della disfunzionale famiglia di aracnidi umani del monte Natagumo.
Il peso emotivo della battaglia per Tanjirou e la sua sorellina Nezuko è notevole, nonostante lo scontro cominci in maniera del tutto inaspettata e anticlimatica. Dal suo canto, invece, il demone Rui riesce a sopraffare con facilità il giovane e inesperto spadaccino, e sta per terminare la sua vita con i suoi fili taglienti.
Tanjirou, in punto di morte, si ricorda però stranamente di una danza propiziatoria che il padre praticava, e all’improvviso, senza pensarci, comincia ad eseguirla con la sua katana spezzata sino a creare un’enorme spirale infuocata, e, grazie alla nuova Arte Vampirica del sangue esplosivo di Nezuko, riesce a colpire al collo l’incredulo demone in una pioggia di spettacolari lampi scarlatti e magenta.
https://www.youtube.com/watch?v=Zyq5JjnFOUw
N° 6 – Levi contro la squadra di Kenny (L’Attacco dei Giganti)
L’Attacco dei Giganti, scritto da Hajime Isayama e animato da Wit Studio e Production I.G., non è solo uno degli anime più famosi dei nostri tempi, ma anche uno dei più presi ad esempio per la spettacolarità delle animazioni, di gran lunga il suo più grande pregio nel comparto tecnico.
Nonostante le più proverbiali e memorabili siano senza dubbio le scene di combattimento tra l’Armata Ricognitiva e i giganti, qui abbiamo vuluto prendere in considerazione una scena un po’ diversa. Si tratta infatti di quella in cui il caporale Levi fronteggia la squadra della Gendarmeria Centrale guidata da Kenny Ackermann tra le strade e i tetti cittadini.
Mentre il caporale e la sua sottoposta Nifa sono intenti a sorvegliare la carrozza che traspora Eren e Historia, vengono sorpresi da un’imboscata di Kenny, zio di Levi e leggendario assassino ormai convertitosi alla caccia all’uomo per conto della Gendarmeria. Lo spargimento di sangue è immediato e il più forte soldato dell’Armata Ricognitiva riesce a malapena a sottrarsi all’attacco a tenaglia dei sottoposti di Kenny, sfruttando la sua esperienza col dispositivo di manovra tridimensionale per dare battaglia aerea ai suoi inseguitori, mentre Kenny sputa battute salaci.
La scena è degna di nota per essere uno degli esempi più eccelsi di utilizzo della manovra tridimensionale, fin’ora mai usata da umani contro umani. La cinematica è mozzafiato e percepiamo il vuoto d’aria e lo spostamento del baricentro in ogni singolo slancio, scivolamento e sferzata delle lame, oltre a tutta la tensione del momento.
N° 5 – Ira Gamagori entra in scena (Kill La Kill)
Kill La Kill, anime originale Trigger, è ormai conosciuto per essere una cannonata di esagerazione, creatività e impatto visivo sparata contro lo spettatore. L’animazione è dinamica e sperimentale in praticamente ogni scena e, com’è tipico di Trigger, gli animatori non hanno paura a correre rischi e proporre trovate controverse.
Tra le tante scene da poter prendere in analisi, forse una delle più esemplari è l’entrata in scena di Ira Gamagori, membro del consiglio studentesco, che irrompe con violenza nella classe in cui si sta tenendo la prima lezione di Ryuko dopo essersi trasferita all’Honnouji a caccia di uno studente che ha rubato un’Ultrauniforme.
L’uso dell’anticipazione e della successiva risoluzione per dare ad ogni singolo movimento un impatto tangibile e l’uso spropositato di prospettiva grandangolare e proporzioni gerarchiche mette in luce tutto l’impatto della violenta figura di autorità che irrompe a portare il caos nella scena precedentemente uggiosa e monotona, enfatizzando ancora di più l’inseguimento che avviene subito dopo.
N° 4 – Deku VS Todoroki (My Hero Academia)
Sempre prodotto dallo studio Bones, come adattamento del manga di Kohei Horikoshi, My Hero Academia è lo Shounen di combattimenti più rappresentativo della nostra epoca e il suo comparto tecnico-artistico non è da meno.
Per quanto siano interessanti ed intelligenti tutti i combattimenti messi in scena, My Hero Academia ha la forte tendenza a dare particolare risalto e impegno alle animazioni nei combattimenti più importanti per la trama, come All Might VS All For One o il recentissimo Deku VS Overhaul.
Stavolta però ci concentreremo su una lotta che, nonostante lo scarsissimo impatto narrativo, è una delle più apprezzate dai fan per i suoi risvolti emotivi, il character development e, naturalmente, le animazioni impressionanti.
Deku si trova ai quarti di finale del Festival Sportivo a fronteggiare uno Shoto Todoroki che ha deciso di sua iniziativa di limitarsi a usare solo i poteri di ghiaccio per non dare all’odiato padre alcuna soddisfazione. Facendo appello al suo lato più eroico, Izuku rinuncia alla vittoria e a tutte le ossa delle falangi per convincere il compagno che il potere è il suo, non del padre, aiutando Todoroki a cominciare il suo lento cammino verso la riconciliazione con i genitori abusivi.
Gli incredibili effetti d’impatto e di luce abbagliante, il caos della scena, il livello impressionante di dettaglio e il ricorso all’espediente di semplificare i detriti come dei cubi per poterli animare individualmente conferiscono a quella che è una semplice lotta amichevole tra studenti di prima tutta l’importanza e il carico emotivo degli scontri dei supereroi.
N°3 – Saitama VS Boros (One Punch Man)
I risultati che possono portare la passione e il talento dello staff anche in assenza di budget stratosferici possono essere incredibili, e One Punch Man, adattamento del manga di One e Yusuke Murata firmato Madhouse, è prova lampante di ciò.
Anche se le controversie legate al comparto tecnico piuttosto nella media della seconda stagione, adattata da J.C. Staff, ci hanno lasciato un ricordo della serie meno piacevole della prima stagione del 2015, va ricordato che One Punch Man è uno tra gli anime più apprezzati e chiacchierati anche dai non appassionati. Senza dubbio merito dello storytelling ironico e tagliente di One da una parte e dalle magnifiche animazioni di Madhouse dall’altra, che reggono più che egregiamente il confronto con le tavole di Murata.
Ogni battaglia in One Punch Man è cafona, esagerata, assurda e piena d’impatto, e probabilmente tra le scene di sakuga più lunghe che siano mai state girate. Forse una però spicca su tutte, e si tratta del leggendario “confronto” tra il capitano dell’astronave aliena di invasori Boros e l’eroe per hobby ma ormai per impiego Saitama.
Man mano che l’alieno spinge in alto il livello e l’intensità degli attacchi, raggiungendo sempre di più il suo limite, più l’animazione si fa frenetica, concitata e adrenalinica; la palette di colori cambia gradualmente da un blu neon ad un bianco abbagliante, i danni collaterali aumentano sempre di più, la colonna sonora si intensifica in un crescendo che culmina al definitivo Cannone Ruggente Sgretola Pianeti. Tutto questo mentre Saitama reagisce passivamente e a malapena, pur fingendo un’espressione seria.
https://www.youtube.com/watch?v=jakLeunGJGU
N°2 – Il Sabba (Devilman Crybaby)
Non è una novità che Masaaki Yuasa sia uno dei più grandi maestri dell’animazione giapponese, e il suo stile fluido, psichedelico e sperimentale sia uno tra i più riconoscibili. Non può che uscirne un capolavoro, dunque, quando lo si mette all’adattamento dell’opera magna di un maestro del manga, Go Nagai. Devilman Crybaby di Science SARU è uno dei migliori anime che il catalogo di Netflix abbia oggi da offrire, per svariate ragioni.
Nonostante l’intenzione alla base sia la medesima, l’approccio di Yuasa all’universo di Devilman e al suo indugiare nei più profondi recessi della violenza e della perversione umana è radicalmente differente dalle crude illustrazioni alla Gustave Dorè di Go Nagai, ma non per questo meno efficace.
L’enorme libertà che gli animatori si prendono nel distorcere, contorcere e abbruttire scenari e personaggi, grazie ai character design semplici e puliti, consente di offrire un’elevata dose di body horror e scenari raccapriccianti in grado di colpire lo spettatore emotivamente e a farlo riflettere, quasi come un trip da allucinogeni. Lo stile potrebbe non piacere a tutti, ma l’efficacia è innegabile.
Esempio celebre di ciò è la famigerata scena del Sabba alla fine del primo episodio, in cui Ryo porta Akira ad un’orgia esoterica allo scopo di risvegliare il demone Amon, e per farlo comincia ad attaccare la gente con un coccio di bottiglia.
L’intrinseca depravazione e degenerazione della scena è resa anche troppo magnificamente, grazie ad un uso intenso di colori psichedelici, scene sessualmente esplicite o violente rappresentate in maniera cruda e caotica, distorsione dei volti e frequente uso del rotoscopio nelle espressioni facciali. La trasformazione e il massacro tra demoni che ne segue è violento e disgustoso fino a risultare quasi “lovecraftiano“.
N° 1 – L’incubo di Mogami (Mob Psycho 100)
Se si parla di animazione estrema e sperimentale, forse nulla riesce a superare Mob Psycho 100, adattamento dello studio Bones del più recente manga di One e celebratissimo non solo per i personaggi bizzarri e memorabili e i commoventi messaggi sull’umiltà che trasmette, ma anche e soprattutto per il suo meraviglioso comparto artistico.
Le tavole di One, mangaka ancora inesperto, sono parecchio rozze e approssimative, ma gli animatori dello studio Bones sono riusciti a trasformare la difficoltà ad adattarle in uno dei punti di forza dell’anime. Non dovendosi attenere ad un materiale già preciso e definito, lo staff ha potuto semplificare al massimo i character design, e in tal modo non solo dotarli di un’espressività ed una mimica fenomenali e spesso esilaranti (specie con Reigen) ma anche dare un’inquietante profondità ai poteri psichici che adoperano.
Sakuga, effetti speciali, disegno digitale, tecnica tradizionale, pittura a olio, murale, pittura su sabbia o su vetro, sagome di carta, niente è troppo estremo purché comunichi il messaggio allo spettatore.
Quest’atmosfera sinistra e surreale permea tutti i combattimenti e anche la maggior parte delle scene normali, e seglierne una è praticamente impossibile. Abbiamo selezionato, per i suoi pregi artistici e per il suo impatto sulla psiche di Mob, la scena dell’incubo di Mogami.
Con lo scopo di esorcizzare una bambina da Mogami, uno spirito maligno dalla smisurata potenza, Mob ingaggia con lui uno scontro immaginario e viene trasportato da quest’ultimo in una dimensione da lui creata, in cui Mob avrebbe potuto sperimentare la frustrazione di una vita trascorsa senza amici e nel disprezzo della società.
La palette di colori si fa grigia e cupa e la ratio dello schermo cambia, ricordando quella di una vecchia videocassetta. Sono enfatizzati solo alcuni colori chiave, come il rosso e il verde, fino al punto in cui l’esplosione di Mob, inizialmente piena d’odio, non viene fermata da Fossette, che riporta Mob alla realtà e canalizza positivamente le sue emozioni.
Lo scontro surreale e a gravità cangiante tra Mob e gli spiriti di Mogami che ne segue assume proporzioni epiche e un crescente senso di speranza mista a disperazione, mentre i movimenti di ambienti e personaggi si fluidificano fino a rendersi quasi astratti.
Una classifica ben motivata e ben argomentata, sono d’accordo.