Samurai, ninja, signori della guerra in lotta tra loro, persecuzioni contro i Cristiani, isolazionismo: questo e molto altro costituisce l’epoca feudale del Giappone, un periodo sanguinario e brutale che alla fine di lunghe guerre vide l’instaurazione della pace sotto lo shogunato Tokugawa.
I giapponesi sono grandi amanti del proprio passato e non è raro imbattersi in manga e anime ambientati nel XVI, XVII, XVIII e addirittura XIX secolo. A volte sono fedeli ricostruzioni storiche, altre volte geniali rivisitazioni fantastiche del periodo, altre volte ancora una mescolanza di generi e stili.
10 – Sengoku Basara (戦国BASARA)
Sengoku Basara nasce come saga videoludica della Capcom, distribuita in Occidente col nome di Devil Kings. E’ ambientata la parte finale del periodo Sengoku, il XVI secolo, quando il Giappone fu sconvolto dalle gesta di tre grandi condottieri: Oda Nobunaga, Toyotomi Hideyoshi e Tokugawa Ieyasu, l’ultimo dei quali riuscì a imporre il proprio dominio sull’intero paese dando vita all’omonimo shogunato.
Tuttavia, i videogiochi in questione si caratterizzano per una rilettura molto action e fantasy della materia storia: così Nobunaga diventa una sorta di sovrano demoniaco e i vari contendenti al titolo di shogun fanno uso di poteri elementari, mosse energetiche e attacchi improbabili. Le tre serie animate tratte dalla saga videoludica non sono da meno, e più che una ricostruzione storica sono simili a un battle shōnen fracassone, tamarro e sempre più esagerato, ma non per questo meno gradevole da vedere.
Protagonisti sono Sanada Yukimura, combattente legato all’elemento del fuoco al servizio del daimyo Takeda Shingen, e Date Masamune, il monocolo signore della guerra che manipola l’elettricità. La loro rivalità è il fulcro della storia, ma i due non esitano a collaborare per opporsi dapprima alla tirannia di Oda Nobunaga, poi del suo successore Toyotomi Hideyoshi, e infine a dare il loro contributo alla battaglia di Sekigahara, che decreterà l’effettivo dominatore del Giappone.
9 – Nobunaga the Fool (ノブナガ・ザ・フール)
Anche il secondo titolo della classifica è una rilettura fantastica delle vicende del periodo Sengoku. Qui, però, Nobunaga è il protagonista e la sua storia si intreccia non solo a quella di altre figure della storia giapponese, come Hideyoshi e Akechi Mitsuhide, ma anche di quella occidentale: Giovanna d’Arco, Leonardo da Vinci, Giulio Cesare, Alessandro Magno, Annibale, persino Re Artù.
L’altra particolarità di questo titolo è che i combattimenti avvengono a bordo dei mecha, creando così un interessante ibrido tra i generi fantascientifico, fantasy e storico. La trama riesce a essere molto coinvolgente e a regalare un finale per certi versi inaspettato, che rompe gli schemi classici della narrazione, anche se spesso e volentieri il desiderio di raccontare versioni inedite dei grandi personaggi storici porta a risultati stranianti e non sempre felici.
8 – Yasuke
La storia di Yasuke può sembrare inventata di sana pianta, ma è vera. Il samurai nero arrivò in Giappone come schiavo, colpì Oda Nobunaga per la sua possanza fisica e per il colore della sua pelle, e finì per far parte del suo entourage. Secondo una celebre tradizione riportata dagli storici dell’epoca, Nobunaga credette inizialmente che la sua carnagione scura fosse sporcizia, e solo dopo molti lavaggi si convinse che fosse il vero colore della pelle dell’uomo.
Anche la serie prodotta da Netflix rientra nel filone delle riscritture storiche con elementi fantastici: nell’universo di Yasuke, infatti, la fanno da padrona poteri magici e robottoni giganti, mutanti ed esorcisti. Ma il vero elemento di novità è proprio la scelta del soggetto, perché la storia del samurai nero non aveva trovato molto spazio sul piccolo schermo (a parte ispirare Afro Samurai).
Sicuramente avrà pesato il clima culturale degli ultimi anni, segnato dalla problematica delle minoranze e dalla volontà di essere più inclusivi; ma per fortuna Yasuke è tutto fuorché un anime politicamente corretto, è un racconto pulp in un Giappone feudale profondamente rivisitato e attualizzato.
7 – Hana no Keiji (花の慶次)
Tetsuo Hara è noto ai più per aver disegnato Hokuto no Ken, insieme a Buronson, ma da solo o con altri sceneggiatori ha all’attivo molte altre opere e una di queste è Hana no Keiji, racconto della vita di un altro importante signore della guerra del Cinquecento, Maeda Keiji. Il manga è stato pubblicato dal 1990 al 1994, per un totale di 18 volumi.
Keiji passò alla storia come un grande kabukimono, ossia una persona molto stravagante, che ama distinguersi e imporre la propria volontà sugli altri. E il manga di Hara riesce perfettamente a rendere tutte le stranezze di Keiji, ma anche il suo valore in battaglia, i suoi amori e le sue amicizie.
Da uno spin-off è stato tratto invece l’anime Gifū Dōdō!! Kanetsugu to Keiji, incentrato sul rapporto tra Keiji e un altro signore feudale dell’epoca, Naoe Kanetsugu.
6 – Afro Samurai (アフロサムライ)
In teoria Afro Samurai non dovrebbe comparire in questa classifica, perché non è ambientato in un anno preciso e non ha personaggi realmente esistiti. Ma alla base della figura dell’iconico protagonista c’è il già citato Yasuke, e in ogni caso una classifica su samurai e ninja non poteva non accogliere questo piccolo gioiellino.
In un mondo con elementi feudali e altri futuristici, l’omonimo protagonista va alla ricerca di Numero 1, il migliore spadaccino della Terra, allo scopo di vendicare la morte del padre. Ad accompagnarlo c’è solo un bizzarro aiutante, Ninja Ninja, ma nel corso dei suoi viaggi Afro Samurai incrocerà la propria strada con quella di uomini e donne in balia degli eventi.
Il manga è disegnato da Takashi Okazaki, mentre l’anime è stato prodotto nel 2007 e ha avuto nel 2009 un film sequel, Afro Samurai: Resurrection. Entrambi vantano come doppiatore del protagonista nientemeno che Samuel L. Jackson, ma purtroppo non recita Ezechiele 25:17.
5 – Gintama (銀魂)
Di Gintama, manga di successo di Hideaki Sorachi da cui è stata tratta una lunga serie animata, si è già parlato più volte qui su iCrewPlay. E’ ambientato nella fase finale dell’epoca feudale, o meglio in una versione ucronica e alternativa del Bakumatsu, il periodo di transizione dallo shogunato al Giappone moderno, industrializzato e occidentalizzato. Solo che nella finzione di Gintama questo passaggio non è stato causato dall’arrivo degli Americani e dalla rivoluzione Meiji, bensì da un’invasione aliena.
A metà tra un battle shōnen e una commedia demenziale, tra storia e fantascienza, con una spruzzata di folklore nipponico e un tripudio di citazioni a moltissimi altri anime e manga, Gintama manca di una vera e propria trama orizzontale: pur essendoci archi narrativi di più ampio respiro, la maggior parte degli episodi è autoconclusiva e racconta le vicende dei protagonisti Gintoki, Shinpachi e Kagura che cercano di guadagnarsi da vivere e di pagare l’affitto lavorando come tuttofare.
4 – Kenshin samurai vagabondo (るろうに剣心 明治剣客浪漫譚)
Anche quest’opera non dovrebbe stare in classifica, poiché è ambientata nell’era Meiji, cioè nel periodo successivo la fine dello shogunato Tokugawa, nel quale l’imperatore riacquistò i pieni poteri e procedette all’eliminazione della vecchia struttura feudale. Tuttavia si tratta di uno dei prodotti sui samurai più famosi e amati nel Sol Levante, e se abbiamo fatto un’eccezione per Afro Samurai potevamo fare un altro strappo alla regola.
Il protagonista è Kenshin, un samurai vagabondo che viaggia per il paese combattendo le ingiustizie e proteggendo i deboli. In realtà Kenshin è Battōsai Himura, spietato assassino parzialmente ispirato al realmente esistito Kawakami Gensai, sparito dalla circolazione dopo la fine dello shogunato. Deciso a lasciarsi alle spalle la sua vita passata, Kenshin combatte ora con una speciale katana che ha il lato interno, e non quello esterno, tagliente: un’arma, insomma, fatta per evitare il più possibile di uccidere, se non come estrema risorsa.
Il manga di Nobuhiro Watsuki è stato pubblicato dal 1994 al 1999. Il suo successo ha portato alla produzione di una serie anime dal 1996 al 1998, di ben 95 episodi, ma anche a OAV, un lungometraggio animato e persino un live action.
3 – Samurai Champloo (サムライチャンプル)
Dal genio visionario di Shin’ichirō Watanabe, già papà di Cowboy Bebop, arriva questo anime ambientato negli anni successivi la rivolta di Shimabara, una grande sollevazione cristiana contro il persecutorio governo Tokugawa.
Protagonisti di questo capolavoro dell’animazione sono Mugen, un malandato spadaccino con uno stile di combattimento che richiama la capoeira e la break dance, il ben più posato Jin e la giovane Fū Kasumi, figlia di un eroe della rivolta, il “samurai che profuma di girasoli”. Mugen e Jin si ritrovano ad accompagnare Fū nella ricerca del genitore, vivendo avventure e combattendo duelli sulle note di un’eccezionale colonna sonora hip hop.
Come in Cowboy Bebop, alla trama principale si affiancano numerose vicende episodiche, raccontate in episodi autoconclusivi in cui Watanabe si cimenta ancora una volta in sperimentazioni narrative e visive. Per gli appassionati dell’animazione questo è un must da vedere assolutamente.
2 – Vagabond (バガボンド)
Takehiko Inoue, già famosissimo per Slam Dunk, si cimenta dal 1998 in questa narrazione della vita di Miyamoto Musashi, il più famoso spadaccino nella storia del Giappone.
Frutto di una ricerca storica certosina, Vagabond non è solo la storia di un uomo, ma anche e soprattutto di crescita interiore: all’inizio del manga Musashi è un ragazzetto sopravvissuto per miracolo alla battaglia di Sekigahara, che sogna di diventare più forte solo per eguagliare la fama del padre, grande esperto di katana; addestramento dopo addestramento, duello dopo duello Musashi matura come uomo, impara l’autocontrollo e la freddezza, tempra il proprio animo di fronte alle difficoltà. Parallelamente, il manga racconta la storia del suo arcirivale, Sasaki Kojirō.
Il manga è ancora in corso, ma questo non ha impedito di indicarlo tra le opere che meriterebbero un adattamento animato in questa classifica.
1 – Basilisk: I segreti mortali dei ninja (バジリスク 〜甲賀忍法帖)
Dopo tanti anime e manga su samurai e signori della guerra, non poteva mancare un titolo dedicato ai ninja, gli altri grandi protagonisti (più elusivi ma non meno affascinanti) di questo periodo storico giapponese.
Il manga di Basilisk nasce come adattamento di un romanzo di Futaro Yamada e dà vita a sua volta a una serie animata di 24 episodi nel 2005. Il successo ha dato originale anche a un seguito, andato in onda nel 2018, ma si tratta di un sequel piuttosto mediocre ed è meglio far finta che non sia mai esistito.
A metà strada tra una rivisitazione nipponica di Romeo e Giulietta e una battle royal, Basilisk racconta la lotta di due clan di ninja, i Koga e gli Iga. Dopo aver finalmente raggiunto la pace e aver stabilito il fidanzamento dei due rampolli, Gennosuke Koga e Oboro Iga, i due schieramenti finiscono coinvolti in un perverso gioco dello shogun Ieyasu, che per decidere quale dei suoi nipotini dovrà essere il prossimo signore del Giappone assegna a ognuno di loro un clan di ninja e stabilisce che la fazione con meno perdite alla fine sarà la vincitrice.
In questo scontro mortale senza esclusione di colpi si avrà modo di conoscere, più o meno approfonditamente, ogni membro del clan, le sue speranze, i suoi sogni, i suoi desideri e le sue delusioni. Da un lato la narrazione incorpora molti elementi fantastici tipici del ritratto popolare dei ninja, dall’altro c’è una puntuale ricostruzione storica che farà felici gli appassionati del genere.
E come si può ben immaginare, una storia con queste premesse non può avere un lieto fine.