Thunderbolt 3 non si acquisterà più a parte ma sarà integrato nei nuovi processori Intel
Così si è espresso Chris Walker, Vice Presidente Intel Client Computing Group: a partire dal prossimo anno, i costruttori di PC non dovranno più pagare Royalty ad Intel per integrare il protocollo Thunderbolt 3 nei propri dispositivi. Infatti questo standard (che ricordiamo assicura una velocità di trasferimento a 40GTbps), sarà supportato nativamente sui processori di prossima generazione.
Una novità a lungo attesa e molto importante per due motivi. Il primo è che senza il pagamento a Intel delle Royalty i dispositivi con a bordo Thunderbolt 3 (comprese le varie periferiche) costeranno meno; il secondo è che dal prossimo anno i costruttori di PC non dovranno più inserire un ulteriore controller dedicato sulla scheda madre, come avviene tutt’oggi. La conseguenza odierna, oltre al costo del controller, è che in questo modo si aumentano l’ingombro e il consumo energetico. Ed ecco anche spiegato dunque il motivo per cui oggi solo i device top di gamma integrano il protocollo standard.
Dal 2018 quindi, tutto ciò non sarà più obbligatorio e quindi possiamo aspettarci dispositivi con a bordo Thunderbolt 3 più sottili, meno costosi e più virtuosi sul versante energetico. Davvero niente male considerando che, oltre al fattore velocità, è possibile collegare fino a due monitor esterni 4K a 60Hz o un singolo monitor 5K.
Passi da gigante…
Thunderbolt fu ideato nel 2011 da Intel in collaborazione con Apple. All’epoca, l’interfaccia USB 3.0 poteva trasferire dati fino a 5Gbps (o 640MB/s), mentre già la prima generazione, offriva una larghezza di banda doppia (10Gbps).
Thunderbolt, poi, diversamente da USB, permette di trasferire molteplici tipologie di dati. Non si limita, quindi, soltanto ad una trasmissione seriale dei dati verso supporti di memorizzazione e periferiche hardware, ma consente di trasferire segnali video verso monitor e display in generale.
L’interfaccia permette, ancora, di attivare un collegamento a margherita. Ciò significa che si può collegare, ad esempio, un’unità di memorizzazione dati al computer, e quindi connettere un display a quest’ultima. Ciascuna periferica lavorerà nel modo atteso.
Originariamente pensato per estendere le possibilità di USB 3.0, Thunderbolt utilizzò un connettore Mini DisplayPort che Apple inserì subito, nel 2011, nei suoi MacBook Pro.
Il connettore USB Type-C è compatto e di ridotte dimensioni ma la principale prerogativa è che adesso è reversibile: non c’è quindi più un “verso” per l’inserimento del cavo USB.
Inoltre, permette eventualmente, di alimentare i dispositivi collegati trasferendo maggiore energia: si passa dai 2,5W di USB 2.0 e dai 4,5W di USB 3.0 ai 7,5 e 15W di USB Type-C. Si tratta però di valori di default: ove necessario, infatti, il connettore può trasferire fino a 100W consentendo di alimentare e ricaricare anche i notebook.