Nella recensione di oggi parleremo di un anime spesso citato come uno dei migliori reverse harem: The Wallflower o Perfect Girl Evolution.
Tratto dal manga di Tomoko Hayakawa, il suo punto forte non è tanto la romance che si viene a creare tra la protagonista, Sunako, e Kyouhei Takano, ma la comicità.
L’opera viene pubblicata da Kodansha a partire dal 2000, per concludersi dopo 36 volumi nel 2015.
L’adattamento di cui tratteremo è frutto del lavoro di Nippon Animation, che ha rilasciato la serie tra il 2006 e il 2007 su TV Tokyo e TV Aichi. Composto da soli 25 episodi, la trama dell’anime non si distanzia molto da quella del manga.
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La trama di The Wallflower
In una stanza buia lontana dal resto del mondo, riecheggiano le urla di un film horror di terza categoria, a guardarlo solo una ragazza e i suoi scheletri. Sunako era un tempo una ragazza come le altre, ma dopo essere stata rifiutata in malo modo dal sua prima cotta, si è chiusa in se stessa e non è più riuscita a trovare una via d’uscita.
Ha trovato conforto nel coprirsi il volto con una folta frangetta e trascurando ogni cosa che non sia macabra o truce. La gente la teme e lei teme gli altri, ma dopo anni passati in questo stato, sua zia pensa che sia ora di un cambiamento. È ora di un cambiamento drastico e chi meglio dei quattro giovani che vivono nella sua villa, per far tornare la sua cara nipote a far parte del mondo dei vivi?
Se riusciranno nell’impresa, potranno dire addio all’affitto e rimanere nella villa gratis. Kyouhei, Takenaga, Yuki e Ranmaru accettano la sfida a cuor leggero, ma solo quando si trovano faccia a faccia con Sunako capiscono la gravità della situazione.
Impressioni sull’anime
The Wallflower non è un anime con molte pretese, le “avventure” in cui si imbattono i protagonisti non sono di certo complesse o particolarmente degne di nota. Ciò che rende l’adattamento particolare è la sua strana comicità.
Sunako si riferisce spesso ai suoi 4 amici come “creature luccicanti” e non mancano i tentativi di ucciderli. Immagina diversi modi per sbarazzarsi dei ragazzi, in modo da poter tornare alla sua tranquilla oscurità. A crearle problemi è, in particolare, Kyouhei che all’inizio disprezza con tutta se stessa e cerca di accoltellare diverse volte.
Altra gag ricorrente è un classico degli anime: il sanguinamento del naso. Viene usato nei modi più disparati, così come gli amati manichini anatomici di Sunako, che spaventano tutti, ma sono i suoi veri unici amici, almeno per i primi episodi.
Anche se il plot è semplice, in aggiunta all’aspetto comedy, un altro elemento interessante di The Wallflower è lo sviluppo dei personaggi. Infatti, anche se in un primo momento si pensa sia impossibile ricavare qualche riflessione da un anime fatto di nasi sanguinanti e creature luccicanti, si toccano diversi temi poco comuni in altri lavori dello stesso genere.
I protagonisti sono solo dei ragazzi, così come il pubblico al quale l’opera si rivolge. Questo porta a trattare alcuni temi come la mancanza di autostima particolarmente comune tra gli adolescenti. Il trigger è semplice, un rifiuto, ma non è difficile vedere quanto possa essere realistico nell’ottica di una ragazzina.
La chiusura di Sunako è decisamente un’esagerazione, una caricatura estrema, ma non poi tanto lontana dalla realtà. Altro tema interessante, e non trattato spesso, è l’oggettificazione non della donna, ma dell’uomo.
Non è insolito il concetto di ‘donna oggetto’, ma è purtroppo ignorato quando dall’altro capo c’è un ragazzino o un uomo. L’assurda bellezza di Kyouhei non è solo utilizzata come elemento comico unito all’odio di Sunako, ma serve anche da catalizzatore per questo problema. Il giovane viene molestato, rapito, quasi messo all’asta e venduto, eppure nessuno sembra trovarlo strano all’infuori dei suoi amici.
Ovviamente anche qui, il tocco divertente non può mancare, ma una volta superata questa coltre d’ilarità, rimane un serio dispiacere e un sensazione di amaro in bocca. Anche la sfida di trasformare Sunako nella ragazza perfetta è molto più di quello che potrebbe sembrare. Da trucco e parrucco, come si sul dire, si passa alla necessità di accettare come si è e la propria natura, ma non solo. C’è anche la lenta comprensione dell’importanza di uscire dal proprio guscio, di rischiare dopo essere stati feriti e aprirsi al mondo.
Alla fine della storia, Sunako non è cambiata esteriormente quanto internamente, imparando a non odiarsi e a non odiare gli altri.