The Iron Hero è un manga scritto e disegnato da Ryo Sumiyoshi ed è stato pubblicato sulla rivista Monthly Shonen Magazine di Kodansha tra il gennaio 2020 e l’agosto 2021. La serie è stata raccolta in 4 volumi e in Italia è pubblicata da J-Pop, che il 4 maggio ha reso disponibile un cofanetto (qui il link per acquistarlo) con tutti e quattro i volumi. La pubblicazione separata è invece cominciata il 18 maggio e terminerà il 31 luglio con l’ultimo volume.
Quali sono le caratteristiche di questa serie? Scopriamolo insieme!
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L’ambientazione
Nel mondo di The Iron Hero si racconta che mille anni prima un demone con cento paia di arti di ferro distrusse il mondo e fu combattuto da una divinità con altrettante paia di arti. Dopo una guerra di sette giorni e alla fine il demone fu sigillato. Il dio allora gettò le sue braccia al suolo e da esse ne nacque un nuovo popolo dotato di un paio di braccia di ferro.
Gli abitanti di questo mondo infatti sono dotate tutte di un paio di braccia robotiche che posseggono fin dalla nascita; alcune volte, però, delle mutazioni fanno nascere bambini dotati di quattro braccia meccaniche, detti multibraccia, considerati portatori di sventura. Proprio per questo la legge impone la loro uccisione o il loro abbandono in una delle varie foreste di ferro site fuori dalle città: queste discariche a cielo aperto sono infestate dai droidi, esseri meccanici dai quali i multibraccia traggono i pezzi di ricambio e l’olio idraulico necessari per sopravvivere cacciandoli.
Le braccia di ferro sono una parte del corpo vitale per gli esseri umani e se vengono distrutte il loro padrone muore.
La trama
Ashidaka è un giovane multibraccia che la madre ha abbandonato ancora in fasce in una foresta di ferro, dove vive assieme a Geji, l’uomo che l’ha cresciuto: è abilissimo a smontare e rimontare droidi e questa abilità gli è molto utile anche in battaglia.
Un giorno riesce a ritrovare la madre, ma scopre che lei ormai si è rifatta una vita. Tornato a casa fortemente deluso e amareggiato, si ritrova a dover affrontare un’enorme massa di droidi erranti; durante la battaglia Geji gli rivela che in realtà la madre lo amava profondamente e lo aveva affidato a lui per proteggerlo.
Dopo avere vinto, però, dalla gigantesca montagna di ferraglia vicino al loro rifugio si risveglia il demone dalle cento braccia, una gigantesca scolopendra robotica che attacca la città per divorare le braccia meccaniche degli abitanti. Deciso a proteggere la madre, Ashidaka ingaggia uno scontro con il mostro e riesce a smontargli un occhio.
Quando la scolopendra se ne va, il ragazzo scopre che per la madre ormai è troppo tardi e riesce ad abbracciarla solo un’ultima volta. Cacciato dagli abitanti che lo considerano colpevole del risveglio del mostro, si mette in viaggio con Geji deciso a sventare una volta per tutte la minaccia.
Impressioni
Il manga di Ryo Sumiyoshi presenta tutti i canoni dei battle shonen più classici, con lo spunto della trama che ricorda molto da vicino L’attacco dei giganti, dove il protagonista vede uccisa la propria madre e decide di eliminare i colpevoli. Ho trovato molto interessante l’ambientazione, dove gli esseri viventi vivono in simbiosi con la meccanica e la robotica, in particolare gli esseri umani con le loro braccia robotiche.
Ciò consente all’autore di approfondire la tematica del razzismo e dell’esclusione da un punto di vista nuovo e originale, dal momento che i multibraccia, essendo considerati portatori di sventura, sono vittime di forte pregiudizio e sono emarginati dalla società, tanto che alcuni hanno deciso di rendere i monobraccia le prede delle loro battute di caccia, alla ricerca di ricambi e olio.
Nulla da dire sulla caratterizzazione dei personaggi che hanno una propria distinta e intrigante personalità: in particolare ho apprezzato il protagonista, spinto da un’indomabile determinazione e da un forte desiderio di aiutare chiunque sia in pericolo. Nel suo passato, certamente, si nascondono insondabili misteri che verranno via via rivelati.
Il lato grafico non va molto a favore dell’opera: il character design è molto semplice e poco dettagliato, così come la resa grafica delle tavole, dove spesso sono assenti sia le ombreggiature sia lo sfondo, dando un quadro d’insieme abbastanza caotico e confusionario. Alcune, tuttavia, risultano di grande impatto visivo e riescono a rendere al meglio le scene principali, in particolare durante i combattimenti.