Torna finalmente The Boys, la serie sui supereroi che deve la sua fama allo stile crudo e diretto con il quale rappresenta pregi e soprattutto difetti di un mondo popolato da supereroi. Lo stile impeccabile di Superman o Capitan America è rimpiazzato da una visione molto più cupa, in cui il capitalismo ha sotto il proprio controllo le persone con poteri fuori dal comune.
La terza stagione sarà disponibile in esclusiva su Amazon Prime Video a partire dal 3 giugno.
Dove eravamo rimasti
Le prime due stagioni di The Boys ci hanno raccontato un mondo in cui i supereroi sono famosi come star del cinema e influenti come politici di alto livello, ma dietro la loro facciata possono nascondere vizi e difetti. The Boys, quattro ragazzi non più giovani, sono gli unici in grado di tenere testa ai Sette. Dopo essersi liberati di alcuni di loro, riescono a mettere in difficoltà perfino il più forte di tutti, Homelander (Patriota nella versione italiana).
Il finale della seconda stagione aveva visto la sconfitta di Stormfront, eroina che sotto il suo carattere estroverso e deciso nascondeva propaganda nazista. Lo stesso Homelander esce un po’ ridimensionato da questa situazione, perché Butcher è entrato in possesso di un video che lo ritrae mentre lascia morire dei civili. La Vought è in difficoltà per lo scandalo legato al fluido V che ha creato negli anni migliaia di supereroi, mentre Victoria Neuman, grande oppositrice della multinazionale che scimmiotta palesemente Disney, riesce ad acquisire una posizione di rilievo nella lotta contro gli abusi dei supereroi. Ma anche lei nasconde un terribile segreto.
Cosa succede nella terza stagione di The Boys
Siamo un anno dopo il finale della seconda stagione. Un periodo di calma, in cui è stato possibile avere a che fare con tutte le conseguenze di quanto abbiamo visto in precedenza.
Hughie lavora per Victoria Neuman, personaggio dal piglio giovanile e rivoluzionario, ritagliata un po’ sullo stile di Alexandria Ocasio-Cortez. I loro interventi contro gli abusi da parte dei supereroi sembrano essere particolarmente efficaci, ma c’è ancora molta strada da fare.
Mentre Mother’s Milk (Latte Materno) ha deciso di vivere finalmente una vita tranquilla, Butcher ha trovato la sua dimensione: è imbrigliato nelle maglie ufficiali del dipartimento per la gestione dei supereroi, ma si toglie qualche sfizio intervenendo con Franchie e Kimiko nelle situazioni più nascoste e a rischio, anche grazie alle soffiate di Queen Maeve.
Nel frattempo anche i super non se la passano bene. Ci sono un po’ di ristrutturazioni in corso nei Sette e Homelander si sente attaccato su tutti i fronti. Per lui la situazione si complica ulteriormente quando i protagonisti vengono a conoscenza dell’esistenza di un’arma che potrebbe essere in grado di ucciderlo. Inizia così una nuova avventura sulle tracce di Soldier Boy (Soldatino), il leggendario eroe che ha dato origine al mito della Vought.
Questa terza stagione mantiene tutti gli elementi distintivi di una serie iconica, con una narrazione che abbandona la distinzione tra bene e male, bianco e nero, per una scala si grigi che è sempre più scura, in cui nessuno è perfetto e anzi, le poche cose che sembravano essere esempi di positività non soddisfano le aspettative, per colpa di tutto quello che succede intorno a loro.
Episodi ricchi di situazioni conflittuali, che metteranno ancora una volta a dura prova i legami tra i protagonisti.
I nuovi arrivi, compresi alcuni camei a sorpresa, portano la storia verso l’ennesima escalation di uno scontro che appare quantomai inevitabile, ma all’interno del quale c’è sempre spazio per un compromesso.
Nonostante la posta in gioco sia molto alta, questa terza stagione si prende molto tempo per approfondire i percorsi di tutti i personaggi, per meglio comprendere le loro motivazioni per le decisioni difficili che si trovano sul loro orizzonte.
Non sarebbe The Boys senza riferimenti di sorprendente attualità, con una pesante satira sociale che va a scavare nel cuore dell’America, tra la gestione delle armi, i concorsi di bellezza, l’ambiguità della politica e tutto il marcio di una politica estera imperialista, che con l’aiuto dei supereroi diventa ancora più cruenta.
Una stagione che non delude le aspettative e anzi farà piacere agli appassionati del fumetto originale, per alcuni elementi che vanno ad avvicinarsi molto di più alla controparte cartacea rispetto al passato.
La serie tv e il fumetto
Contiene spoiler delle prime due stagioni. Se siete arrivati fin qui si suppone che le abbiate già viste, ma non fa male avvertire. Per quanto riguarda la terza stagione, i riferimenti riguardano il materiale promozionale.
Con il fumetto creato da Garth Ennis e Darick Robertson, Billy Butcher e la sua improbabile squadra hanno guadagnato una folta schiera di fan proprio grazie a uno stile viscerale, senza filtri. La serie tv Amazon ha sempre rispettato fedelmente questo aspetto, sicuramente funzionale e anzi fondamentale per la narrazione. Anche senza adattamenti scena per scena, lo show rivendica lo stesso spirito selvaggio, umorismo satirico e l’imprevedibile violenza che pervadono le pagine del fumetto.
Persistono tuttavia alcune differenze più o meno comprensibili che si sono generate nell’adattamento, per modernizzare, a volte moderare, il racconto.
Il reclutamento di Hughie in seguito alla morte della sua ragazza e l’arrivo del resto della squadra è leggermente meno traumatico, ma segue abbastanza fedelmente la storia originale. Frenchie nel fumetto è in realtà molto contento di vedere Billy, mentre sullo schermo l’inglese è sempre rappresentato come una figura tutto sommato negativa, anche in quella situazione.
Il personaggio interpretato da Karl Urban è piuttosto fedele, l’unica mancanza è l’iconico bulldog Terror, che gli autori hanno comunque voluto omaggiare nella seconda stagione. Per lasciarci concentrare meglio sul dramma relativo a sua moglie, nella serie tv è stata rimossa completamente la scabrosa relazione tra Butcher e il direttore della Cia Rayner, della quale possiamo solo intuire degli strascichi relativi a un recente passato.
Gli eventi che riguardano Becca prendono invece una piega totalmente diversa, visto che nel fumetto Ryan viene ucciso alla nascita, mentre nella versione televisiva deve essere gestito in un modo molto più complicato.
L’unica differenza riguardo a Mother’s Milk riguarda l’età della figlia, una scelta probabilmente dettata da una scelta di casting per una serie che potrebbe durare diversi anni. Frenchie è invece molto più moderato rispetto al fumetto, un po’ più gestibile dal punto di vista televisivo.
La storia di Kimiko cambia invece radicalmente. Nella serie vediamo la sua origin story e ne comprendiamo col tempo motivazioni e problemi, mentre sulla carta la troviamo già amica di Butcher, sempre silenziosa e misteriosa.
Anche il personaggio di Mallory subisce una certa deviazione. Originariamente pensato come un uomo e come membro quasi ufficiale dei Boys, mentre la sua controparte femminile si è allontanata dal gruppo a causa di un lutto.
Le differenze più grandi per quanto riguarda i Sette sono relative a scelte un po’ sopra le righe del materiale originale. Translucent è arrivato in sostituzione di Jack from Jupiter, di origini aliene difficilmente contestualizzabili. Così come la sede principale, un tipico grattacielo, che ha rimpiazzato una base volante.
Una cosa che è possibile notare sui Sette è che la versione Amazon tende a inquadrarli come esseri umani, mentre nel fumetto si tratta di persone assolutamente distaccate dalla realtà, esenti da reazioni identificabili come empatiche o umane a tutto tondo. In questo senso forse Homelander rimane più fedele all’originale, soprattutto con il suo percorso compiuto nella seconda stagione che si concretizza ulteriormente nella terza. Queen Maeve come esempio positivo, ma anche un A-Train in senso negativo, mostrano comunque uno sviluppo psicologico identificabile come normale, al netto della loro posizione privilegiata che, realisticamente, pone la loro sanità mentale ad un livello differente rispetto a quella di una persona comune.
Il percorso dei supereroi è reso abbastanza fedelmente nei momenti principali, con il mantenimento delle caratteristiche peculiari, come la capacità di rendersi ridicolo di Deep (Abisso), o il passato ultra religioso di Starlight.
L’evento più divergente dalla trama originale è la molestia subita proprio dall’eroina luminosa, messa in atto da Deep al suo arrivo in Vought nella serie tv. Una situazione alleggerita di diversi ordini di grandezza rispetto al fumetto, dove la stessa scena vede protagonisti Homelander, Black Noir e A-Train.
Un tema non pienamente affrontato nello show è l’origine di Black Noir, che ha invece una particolare rilevanza nel fumetto. Nell terza stagione arriviamo ad alcune risposte, che si discostano da quanto immaginato su carta, per quanto gli indizi in questo senso ci erano arrivati già nella stagione precedente.
Per quanto riguarda la trama, forse la principale differenza riguarda la rilevanza del tema del fluido V, di cui The Boys fanno uso per contrastare i loro avversari, considerevolmente più attrezzati sul piano fisico. Anche in questo caso, la terza stagione sembra avvicinarsi molto all’opera originale. Una scelta narrativa che probabilmente ha aiutato a focalizzare il problema sui lati oscuri della Vought, inserendo riferimenti anche dove non erano presenti, come la scena iniziale della morte di Robin. La fidanzata di Hughie infatti nel fumetto è comunque morta per colpa di A-Train, ma durante uno scontro tra il supereroe e un suo avversario supercattivo.
In generale la grande multinazionale è molto più presente in scena, forse per agganciare la serie a un contesto più famigliare e ad argomenti su cui diviene più facile effettuare riferimento alla contemporaneità, a livello politico e anche con le diverse frecciatine ai giganti dell’intrattenimento, di cui Stormfront è il perfetto esempio.
In generale i piccoli cambiamenti tra le due versioni sono tantissimi, compresi piccoli colpi di scena realizzati per i fan più accaniti. L’adattamento televisivo rimane però uno dei più fedeli, se non altro allo spirito di base dell’opera originale, una parodia decadente e molto realistica di quello che succederebbe se avessimo dei veri supereroi che camminano nelle nostre strade.