Polemiche su due spot della Nissin Foods Holdings: la versione animata della tennista giapponese Naomi Osaka è troppo chiara
Il tema delle diversità è sempre molto dibattuto. Soprattutto da noi, in Italia, fra l’idiozia negli stadi o nel complesso fenomeno dell’immigrazione, le aperture dei telegiornali riguardano, sempre più spesso, tale argomento. Dall’altra parte del mondo, però, la questione non è del tutto assente, anzi. Se in estremo occidente la polemica riguarda, principalmente, il confine tra Messico ed USA, in estremo oriente si grida al whitewashing.
Per “whitewashing” si intende, in questo caso, la rappresentazione animata della tennista nippo-haitiana Naomi Osaka con dei tratti somatici e cromatici particolarmente differenti dalla realtà. Whitewashing significa, letteralmente, lavaggio in bianco ed è ciò che è successo nello spot pubblicitario della Nissin Food Holdings (produttore di noodles istantanei) che, oltre a rappresentare con tonalità più chiare la tennista, ha pensato bene (volutamente o meno) di dare anche una piastrata ai suoi bei riccioli. Il risultato, purtroppo, è quello di una versione della tennista un po’ troppo “nippo” e, forse, troppo poco “haitiana”.
La faccenda ha subito innescato un dibattito acceso che ha costretto la Nissin al ritiro degli spot dai suoi canali ufficiali, chiedendo scusa all’atleta. A sua difesa, la Nissin afferma di non aver “schiarito” intenzionalmente la versione animata della Osaka e di aver coinvolto lo staff della tennista nella fase di produzione dello spot; si sarebbe, pertanto, potuto intervenire prima della pubblicazione dello stesso.
Dal canto suo, Naomi Osaka ammette di non credere nell’intenzionalità del fatto ma si augura, comunque, di essere interpellata direttamente, per faccende di questo tipo, in futuro.
D’altronde, se la Nissin avesse avuto dei problemi con le origini della Osaka, perché scegliere proprio lei come testimonial?