Pubblicato “Jinrui vs Kyojin”, il primo manga sui giganti di Hajime Isayama
Hajime Isayama, il noto fumettista creatore di Shigeki no Kyojin (Attack on Titan) lavorava in un internet cafè quando un cliente, visibilmente ubriaco, cominciò a creare problemi nel locale. Il timore del giovane Isayama di non poter comunicare con l’uomo, nonostante fosse, anch’egli, un essere umano e che parlasse la sua stessa lingua fu ciò che ispirò l’autore nella creazione dei giganti che, ancora oggi, affollano i suoi manga. Come quell’ubriaco, infatti, i giganti agiscono senza un’apparente ragione e le parole non sono armi efficaci per affrontarli.
Ma la prima produzione che derivò da quell’esperienza non fu “Shingeki no Kyojin” così come lo conosciamo oggi, bensì Jinrui vs Kyojin (Umani contro Titani), un manga composto da un solo volume. Così, nel 2006, l’allora diciannovenne Isayama riuscì a portare a casa il premio “Fine Work” al Kodansha‘s Magazine Grand Prix contest dopo aver subìto un precedente rifiuto dal Weekly Shonen Jump dell’editore Shueisha. L’occasione sprecata per Shueisha divenne la gallina dalle uova d’oro di Kodansha in ciò che ormai tutti conosciamo come Attack on Titan e, dal canto suo, il giovane Isayama potè arricchire la sua storia personale con l’esperienza del rifiuto, di quel rifiuto da far mordere i gomiti a chi ne diede voce.
Anche grazie a quel rifiuto, oggi, la notizia della pubblicazione di “Jinrui vs Kyojin” assume una certa importanza. Sul sito di Debut Shonen Magazine, infatti, è disponibile, gratuitamente, la versione digitale del manga. Anche se pare non ci sia ancora una versione tradotta almeno in inglese, sfogliandolo, si potrà constatare quanto molte delle caratteristiche che abbiamo imparato ad amare in “Attack on Titan” fossero già ben definite in questa prima produzione. Partendo dai disegni, sicuramente più abbozzati, per finire ad alcune dinamiche di combattimento, passando per la trasformazione da umano a gigante, si può notare come, in effetti, “Attack on Titan” sia una sorta di riorganizzazione di questo primo elaborato che, con il fine della serialità, non poteva fare a meno di produrre una sceneggiatura più complessa, popolata da personaggi con una storia e comportamenti non solo accennati.