Entro il 2022 servirà un nuovo decoder per i tv acquistati prima del 2017. Il rischio sennò è la rottamazione! Col passaggio alla nuova generazione del digitale terrestre sono milioni i tv a rischio rottamazione infatti. Scopriamo il perché…
L’articolo 89 incluso nel testo della Legge di Bilancio 2018 in fase di approvazione in queste ore regolamenta il passaggio, tra quattro anni, delle trasmissioni televisive in tutta Italia al nuovo standard digitale terrestre di seconda generazione: DVB-T2.
Secondo la legge, dal 1 gennaio 2020 al 30 giugno 2022 le emittenti televisive dovranno liberare le frequenze occupate nella banda dei 700 MHz poichè queste necessitano agli operatori 5G. Dovranno quindi sistemare le proprie trasmissioni riorganizzando completamente il proprio spettro. Questo adottando lo standard DVB-T2, che si basa su algoritmi di compressione delle immagini più recenti ed efficienti rispetto a quelli correntemente impiegati.
I canali tv smetteranno di funzionare sui televisori che non montano gli ultimi standard tecnologici. Il passaggio sarà graduale, regione per regione ed emittente per emittente.
Il problema sta nel codec usato per la compressione, HEVC, che in ambito internet e mobile sta già dando grandi benefici ma che, nel complesso mondo televisivo, prima di apportare innovazione richiederà di fare tabula rasa di tutti dispositivi che non lo supportano, come successe ai tempi del passaggio da TV analogica a digitale terrestre, nel 2010, con la venuta degli attuali decoder.
Infatti, i vecchi tv non si potranno adeguare al nuovo standard che avanza neanche con un aggiornamento software. Toccherà rottamarli o affiancargli un decoder.