RIOT of the World è un manga realizzato da Satoshi Shiki, autore conosciuto soprattutto per le serie Kamikaze e XBlade e attualmente al lavoro sul manga Dororo e Hyakkimaru – La leggenda, remake della serie anni Sessanta Dororo, scritta e disegnata da Osamu Tezuka.
RIOT è stato pubblicato su Ultra Jump tra 1993 e 2000 ed è stato raccolto, in patria, in due volumi. In Italia è stato pubblicato nel 2001 da Panini Comics, che ha separato i due tankobon facendoli diventare quattro.
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La trama
Il ladro Billy the Kid, Famoso per la sua abilità, riesce a impossessarsi del potente libro RIOT, un’arma in grado di fornire incredibili poteri. Messe le mani su di esso, però, provoca il risveglio della sua custode, una ragazzina di tredici anni chiamata Axel. Decisa a riprendersi il libro comincia a inseguire Billy e quando finalmente lo raggiunge cominciano un combattimento durante il quale il furfante rimane ucciso.
Il libro, tuttavia, gli concede di continuare a vivere, a patto di diventare suo nuovo custode e proteggere sempre Axel. I due iniziano così a viaggiare insieme.
Nel frattempo la Chiesa Orientale, che possiede un secondo libro chiamato Phantom, cerca di impossessarsi anche di RIOT, poiché Cain, il suo leader, desidera riportare in vita Abel, il suo migliore amico nonché fratello maggiore di Axel. I soldati della chiesa si mettono così in marcia e tra gli avversari con cui deve vedersela Billy ci sono Ziggy, una ragazza in possesso di un occhio bionico, e Ritchie, un amico da lui ucciso anni prima che è riuscito misteriosamente a tornare in vita ed è deciso a vendicarsi.
Un genere inusuale
Il manga di Shiki rientra nel genere conosciuto come fantawestern, una fusione tra il western e il fantasy, la fantascienza o l’horror.
Solitamente è poco usato nei media e nel mondo di manga e anime vede tra i pochi esponenti Outlaw Star di Takehiko Ito, opera molto più vicina alla fantascienza in cui lo spazio è popolato da pistoleri e cacciatori di taglie, che si sfidano in sparatorie tra una nave spaziale e l’altra. Sulla stessa linea si pone Cowboy Bepop, la serie cult di Sunrise che vede i cacciatori di taglie muoversi tra un pianeta e l’altro a bordo di navicelle spaziali, alla ricerca del prossimo obiettivo da colpire.
Shiki invece sceglie un’ambientazione intricata e a tratti sovrabbondante, in cui cerca di unire i tipici elementi western come pistole, cavalli, sceriffi e saloon con oggetti tipici della fantascienza come armature fantascientifiche, protesi bioniche e ultimi ritrovati della tecnologia. Il tutto immerso in un’atmosfera fantasy ricca di castelli, cattedrali, praterie e deserti.
Il disegno
Nonostante Shiki si dimostri abbastanza attento ai dettagli, il suo stile di disegno non convince fino in fondo in quest’opera, dove i personaggi risultano spesso troppo simili tra loro e con un fisico che appare troppo esile e fragile. I corpi risultano talvolta sproporzionati, in particolare i tratti del viso. Ulteriore, piccola nota è il design dei due libri, i quali, nonostante siano descritti come armi dai poteri inimmaginabili, risulta abbastanza anonimo.
Le ambientazioni invece sono molto curate, piacevoli alla vista e molto particolareggiate, così come gli indumenti dei personaggi. Unica nota a sfavore: in alcune vignette bandane, pistole, fasce e quant’altro si rispetti in una serie western prende il sopravvento sui personaggi e sullo sfondo, rendendo difficile comprendere esattamente cosa succede.
Una storia inconcludente
Sebbene le premesse del manga facciano pensare a una storia interessante e attraente, alla fine dei quattro volumetti il lettore ne rimane abbastanza deluso: man mano si procede con le pagine si moltiplicano i colpi di scena, le domande senza risposta e la comparsa di nuovi personaggi e si capisce subito quanto poco spazio rimanga ormai per approfondire il tutto.
Il finale del manga è aperto, con i protagonisti che non sono nemmeno entrati in contatto con il nemico principale Cain e rimangono sospesi in una sequenza di interrogativi senza risposta che non verranno mai chiariti. Nessuna traccia di un possibile seguito è stata data dall’autore e non sono chiari i motivi che hanno portato alla fine di questa serie in modo così repentino e sconclusionato.
Considerazioni finali
RIOT of the World non è certo un capolavoro, ma è da apprezzare lo sforzo profuso da Satoshi Shiki per realizzare una storia con un genere tanto inusuale e all’epoca in procinto di muovere i suoi primi passi.