Una produzione Sanrio che non tutti ricordano è Ringing Bell, un film anime del 1978. Si tratta dell’adattamento proposto dallo studio per il libro Chirin no Suzu (la campana di Chirin), scritto da Takashi Yanase. Oltre a essere il creatore della serie letteraria di Anpanman, pubblicò diverse antologie di racconti e raccolte di poesie.
La Sanrio, ricordiamolo prima di addentrarci in Ringing Bell, detiene il monopolio del franchise di Hello Kitty, la gattina bianca più famosa al mondo: oltre ad avere dei café a lei dedicati, ha stipulato diverse collaborazioni con altri franchise rivisitando i personaggi di serie famose in chiave…chibi.
Parecchio ironico pensare che l’azienda produttrice di tanta dolcezza avesse collaborato anni fa a realizzare un film tutt’altro che allegro e spensierato. La storia dell’agnellino Chirin inizia in un ambiente a tinte pastello che sembra presagire una storia a lieto fine, ma come tutti notarono all’epoca il clima della storia passa in breve da sereno a contorto…
Ringing Bell, per chi suona la campana?
Il piccolo Chirin, il protagonista di Ringing Bell, è un agnellino vivace che abita con la mamma e altre pecore in una fattoria. Al collo porta una campanella che la mamma gli ha raccomandato di tenere sempre con sé in modo da ritrovarlo quando, come spesso accade, rischia di perdersi.
A preoccupare la mamma in particolare è Wolf, un lupo che si aggira nei dintorni della fattoria, e i suoi timori si rivelano fondati quando il predatore riesce ad entrare nel loro granaio. La pecora si sacrifica per proteggere Chirin, che subisce un trauma assistendo alla morte della madre.
Arriva perciò il punto di svolta che segna la natura contorta della storia di Ringing Bell: fino a qui ricorda un po’ la vicenda di Bambi, ma la piega che prende è decisamente peggiore. L’agnellino inizia a tramare vendetta per la perdita del genitore, e decide di fare l’impensabile: fugge dalla fattoria e si offre a Wolf come allievo, per diventare forte come lui.
Sospettoso, ma anche impressionato, Wolf accetta. Chirin non sarà più il cucciolo candido delle prime scene, ma un montone mostruoso e violento, che nessuno riuscirà a riconoscere, se non grazie alla campanella che ancora suona. Purtroppo la vendetta non sarà una soluzione, ma una lezione dura.