Nel corso della recensione del primo volume di Red Requiem, il manga italiano di Roberta ‘Aduah’ Lazzarini, si era detto di dover attendere la fine del 2022 onde leggere il seguito delle vicende di Elia e delle sue nuove conoscenze trascendentali. Ebbene, la seconda delle quattro pubblicazioni di cui si compone l’opera è arrivata con largo anticipo sulla tabella di marcia, con grande sorpresa anche di Gaetano Scoglio, editor dell’opera, il quale si profonde in complimenti per l’autrice in una dedica posta a inizio volume.
Noi di iCrewPlay Anime, come al solito, non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione di dire la nostra anche su questo finale di primo tempo di Red Requiem, dopo esserci pronunciati oltremodo favorevolmente per l’esordio dell’opera (se te la sei persa, puoi trovare qui la recensione del primo volume).
Red Requiem, verità nascoste e addii difficili
L’improvviso attacco da parte dei mietitori ribelli alla scuola, che chiudeva lo scorso volume, si conclude con l’intervento della Gran guardia, un’élite di mietitori su cui grava l’onere di difendere la Lumbra (la barriera tra vita e morte già menzionata nella scorsa recensione).
Tra le vittime c’è anche Federico, falciato dal leader ribelle Devin, del quale Elia, in un atto di disperazione, recupera il polter (l’aggregato di ignis animato in attesa di reincarnarsi), iniziando a tenerlo con sé come fosse un animale domestico.
Una volta messi in fuga i Ribelli, arriva il momento per Elia di visitare la Lumbra, la quale più che una semplice barriera si rivela una vera e propria dimensione parallela dove i vivono i mietitori e nella quale si trova un enorme monolite raffigurante il Red Requiem, ovvero la profezia che fin dall’inizio dei tempi annunciava la venuta dei Ribelli e con essa l’avvento della Morte rossa onde contrastarli.
Durante questo volume non facciamo solo la conoscenza dei tre mietitori al vertice della gran guardia (il piccolo ma aggressivo Neli, la perspicace Talvikki e il coraggioso Dibbie) ma incontriamo anche altre potenziali Morti rosse, oltre a scoprire delle interessanti verità sul passato di Ruy, il quale si rivela preda di quello che, a detta sua e di chi lo circonda, è un male terribile: l’immortalità, un’immortalità resa ancora più amara da trascorsi dolorosi in cui è coinvolta direttamente anche una conoscenza fin troppo attuale dei protagonisti.
In chiusura di volume c’è il capitolo speciale The Century Requiem, nato dalla collaborazione tra Aduah, i due autori di The Century Wasp (opera del cui primo volume puoi trovare qui la nostra recensione) e il fumettista pugliese Rinaldo Di Lorenzo, in cui troviamo un Ruy impegnato a rifuggire le brame di Lucifero stesso.
Una dimensione più riflessiva
Sebbene i momenti di pura azione non manchino neanche in questa seconda tranche delle vicende di Red Requiem, la narrazione lascia spazio a lunghe analessi dalle quali derivano riflessioni etiche di non scarsa levatura. Al primo posto c’è la questione dell’immortalità di Ruy, fardello per lui insopportabile che svela al contempo il vero motivo per cui egli tiene tanto ad identificare la Morte rossa.
Accanto svetta la tematica della perdita, rappresentata dall’incapacità di Elia di separarsi dal polter di Federico, nonostante esso stesso cerchi in qualunque modo di separarsi dal suo ‘padrone’ onde compiere il suo destino: scomparire onde dare vita ad una nuova persona.
Ancora una volta l’influenza del fumetto giapponese è preminente, con picchi raggiunti nel design dei personaggi membri della Gran guardia, in particolare per quanto riguarda quello di Neli, definito apertamente ‘tsundere‘ in una vignetta (per quanto tale termine di solito si applichi a personaggi femminili o comunque effeminati, caratteristica che al piccolo mietitore manca).
Per quanto l’opera sia a ragion veduta rivolta ad un pubblico androfilo, come dimostrano alcuni momenti in cui Ruy (ancora una volta il bello e dannato della situazione) si mostra più o meno senza veli, e l’estetica della maggior parte dei protagonisti maschili, degna di un manhua danmei (equivalente cinese del genere shōnen’ai) oltreché la verve generale per quanto riguarda il modo di esprimersi dei personaggi, essa è fruibile e godibile tranquillamente anche dal resto di un’ideale platea, indipendentemente dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere.
Nonostante queste aderenze, ribadiamo che Red Requiem non propone in alcun modo stereotipi, al contrario si potrebbe addirittura parlare di reinterpretazioni di determinate caratteristiche estetiche.