È arrivato in Italia il tanto atteso fumetto basato sulla scomparsa di Black Hammer
Sherlock Frankenstein è una serie scritta dallo scrittore canadese Jeff Lemire e illustrata da David Rubín, artista spagnolo. Pubblicata per la prima volta a ottobre 2017 dalla Dark Horse, è stata acquisita e distribuita in Italia dalla BAO Publishing.
Titolo: | Sherlock Frankenstein e la Legione del Male |
Autore: | David Rubin (Disegnatore) Jeff Lemire (scrittore) Dave Stewart (Colorista) |
Genere: | Crime, Futuristico, Supereroi, Avventura, Fantascienza |
Data di pubblicazione: | 14/06/2018 |
Distribuito da: | BAO Publishing |
Pagine: | 32 a colore |
Formato: | Brossura/e-book |
Trama
Lucy Weber è la figlia del supereroe Black Hammer, caduto durante una battaglia contro l’Anti-Dio. Trascorsi dieci anni dal tragico evento, Lucy, divenuta adulta e fresca di laurea in giornalismo, decide di indagare sulla scomparsa di suo padre e di tutti i supereroi. Le sue ricerche la porteranno ben presto sulle tracce di ex delinquenti manovrati in passato da Sherlock Frankenstein, uno scienziato geniale che rapiva e trasformava in armi privi di volontà ignari cittadini.
Personaggi
Onde evitare spoiler, non potrò elencare tutti i personaggi incontrati nel primo volume, ma mi baserò solo sui tre più importanti.
Lucy Weber: è la protagonista nonché figlia del super eroe Black Hammer. Non si è mai rassegnata alla morte del padre e questa sua convinzione ha influito sulla sua vita spingendola a studiare e laurearsi in giornalismo per indagare sulla scomparsa di tutti i super eroi. Curiosa, testarda e coraggiosa, non si lascia intimorire da nessuno, nemmeno dal più famigerato dei criminali di Spiral City.
Black Hammer: è il padre scomparso di Lucy. Ha sacrificato la propria vita per la giustizia e la pace del mondo e la sua carriera da super eroe lo ha costretto a trascurare la famiglia e gli affetti. In previsione di una sua probabile dipartita, l’uomo ha lasciato diverse lettere alla figlia con delle istruzioni su come raggiungere il laboratorio segreto. Grazie a questo indizio, Lucy comincerà a seguire le proprie indagini per risalire alla reale causa della scomparsa di tutti gli eroi.
Sherlock Frankestein: è uno scienziato geniale dall’indole malvagia. Criminale numero uno di Spiral City, rapiva ignari cittadini trasformandoli in marionette che agivano solo e unicamente dietro suo ordine.
Grafica e disegno
A prima vista, Sherlock Frankenstein ricorda il fumetto italiano per la struttura della tavola presentando la classica gabbia suddivisa a tre strisce con vignette squadrate. Come la maggior parte dei fumetti americani, l’opera è interamente colorata digitalmente. Di aspetto bidimensionale, la profondità viene creata grazie all’inchiostrazione con tratteggi e riempimenti di nero.
Generalmente siamo abituati a leggere tutt’altro genere di fumetti distribuiti dalla Disney, Bonelli editore o i manga giapponesi. Un titolo come Topolino, presenta tavole pulite, lineari con inquadrature statiche; un manga invece è ricco di vignette scontornate, un abuso di primi piani e dettagli e diversi riquadri vuoti per indicare il trascorrere del tempo.
La particolarità di Sherlock Frankenstein risiede nella chiave di lettura visiva più che letterale. Le varie inquadrature presenti in ogni singola vignetta ricordano le riprese di un film. In una sequenza vediamo la piccola Lucy interrogata dalla maestra, il suo compito consiste nel parlare della professione del padre di fronte l’intera classe. La bambina ascolta la domanda, prima di rispondere pensa a suo papà e decide di nascondere la verità dicendo di essere figlia di un cuoco e non di un supereroe.
Nella prima vignetta della tavola vediamo un mezzo busto della bambina in difficoltà, nelle successive due ci viene illustrato un cruento combattimento tra Black Hammer e un mostro, nella quarta troviamo la bambina rispondere con una bugia. Solitamente questo tipo di sequenza la si vede in un film, dove il protagonista di turno si perde in un flashback.
Una scena simile la troviamo nei Guardiani della Galassia, dove Star Lord ascolta la confessione del padre riguardo l’uccisione della madre e pensa all’agonia della donna, morta davanti a lui. Possiamo affermare che più che ad un fumetto ci troviamo di fronte alla trasposizione su carta di una pellicola.
Considerazioni personali
Lo stile di David Rubín è molto particolare e si discosta dall’idea che abbiamo sul fumetto americano. Abituati da sempre a personaggi dal fisico importante, tratti spigolosi e un alto uso del nero come riempimento, la corporatura delle comparse in Sherlock Frankestein è molto filiforme e poco definita. Personalmente non ho amato questo titolo proprio per lo stile grafico, nonostante la trama sia interessante.
Il volume si apre con il funerale di Black Hammer e una piccola Lucy di soli otto anni in lacrime per poi leggere una sequenza di vari salti temporali dove viene illustrata la crescita personale della protagonista fino ai giorni nostri. David Rubín ha dichiarato di aver volutamente trascurato la grafica per focalizzarsi sulla chiave di lettura della sua opera per far immedesimare il lettore il più possibile.
Se l’artista voleva facilitarci il suo lavoro, non posso far altro che dichiarare il fallimento di questa impresa. I vari baloons sono intrecciati tra loro rendendo difficile il dialogo tra i personaggi interessati tanto che sono stata costretta a rileggere più volte le vignette per comprenderne il senso.
A livello grafico, invece, più che alla trascuratezza del tratto ci troviamo davanti a una vera e propria catastrofe: prospettiva inesistente, personaggi che cambiano fisionomia e corporatura ad ogni inquadratura. Sembra che più di un disegno definitivo sia andato in stampa lo storyboard e purtroppo nemmeno il colore applicato sulle tavole riesce a mascherare i profondi errori grafici.
Un esempio? Nelle prime pagine Lucy è una bambina delle elementari, in una scena lei litiga con la madre e si vede la protagonista improvvisamente cresciuta tanto da scambiarla per una donna adulta. Qualche pagina dopo, la stessa Lucy (che dovrebbe avere diciannove anni) invecchia all’improvviso per poi ringiovanire nella vignetta successiva.
Stessa sorte tocca anche ad altri personaggi: occhi storti, mani inguardabili e proporzioni non rispettate. Ma se le tavole sono un completo disastro, non posso dire lo stesso sulle illustrazioni singole: le creature di David Rubín sono molto interessanti, le deformità volutamente applicate sono realizzare con cura e l’autore non si è risparmiato nei dettagli.
Non solo colore, ma anche le bozze e i definitivi in matita o inchiostrate con il solo nero sono originali e mostrano a pieno la bravura dell’artista. Illustrazioni e tavole sono state realizzate in modo totalmente diverso, come dichiarato dallo stesso autore: è una provocazione o ha trascurato le pagine del fumetto per le scadenze di stampa?
Non ci resta che attendere il secondo volume.