Cari lettori, settimana scorsa vi avevamo parlato della versione animata di Elfen Lied, questa settimana invece, recensiremo: Akashic Records Of Bastard Magical Instructor, opera che nasce come light novel dalla penna di Tarō Hitsuji e dai disegni di Kurone Mishima e viene pubblicato nel 2014 dalla Fujimi Fantasia Bunko. L’anno successivo la Kadokawa Shoten ne realizza un adattamento manga sulle pagine del Monthly Shonen Ace con disegni affidati ad Aosa Tsunemi. Nel 2017, infine, la Liden Films ha deciso di produrre l’anime oggetto della presente recensione, affidandone la regia a Minato Kazuto.
TRAMA
Fejite è una città situata nella regione meridionale dell’impero di Alzano. È una comunità sorta e sviluppatasi attorno all’Accademia Magica Imperiale di Alzano. Quest’ultima è considerata come la più prestigiosa delle scuole in cui gli studenti possono imparare incantesimi di alto livello, ma, anche un’Accademia così potente ha i suoi problemi. Un giorno, il professor Huey, senza alcuna apparente motivazione, decide improvvisamente di abbandonare l’insegnamento, lasciando diverse classi scoperte. Urge, dunque, trovare un supplente; ma, invece di cercare di mettere sotto contratto Gandalf o Silente, il preside decide di puntare su un super raccomandato: il professor Glenn Radars, un mago di cui nessuno sembra saper nulla.
Sin dal suo primo giorno, contrariamente a quanto ci si aspetterebbe da un personaggio avvolto nel mistero, Glenn decide di mostrare subito le sue principali qualità: la spacconeria, l’indolenza e l’assenza di orgoglio. Glenn appena entra in classe scrive sulla lavagna “studio autonomo” per poi mettersi a dormire. Sistine Fibel, una delle studentesse della sua classe, irritata per il suo comportamento, lo sfida a duello. In caso di vittoria, Glenn dovrà iniziare a fare lezione, ma in caso di sconfitta, Sistine dovrà lasciare l’accademia. Glenn perde clamorosamente l’incontro e il corpo studentesco, deluso, reclama a gran voce la sua testa. Riusciranno ad averla? O Glenn si dimostrerà un insegnante all’altezza di questo nome?
L’originalità di quest’anime è data dalla sua comicità e dal saper rimescolare elementi triti e ritriti in una nuova ottica. I colpi di scena non mancano e riescono a intrigare, e, la comicità riesce ad essere sempre piacevole grazie ad un uso intelligente dei cliché tradizionali uniti a una illuminata vena comica. È stato divertente vedere il rapporto tra Glenn e Sistine maturare attraverso le risposte di Sistine alle continue provocazioni di Glenn e gli scontri tra le loro personalità creano una dinamica interessante man mano che la serie procede, che mi ha ricordato molto quella tra Yuu Otosaka e Nao Tomori di Charlotte. Nonostante queste ottime qualità il vero punto forte di “Akashic Records of Bastard Magical Instructor” sono i personaggi principali.
I PERSONAGGI
STRUTTURA DELL’OPERA
Da circa metà serie il passato di Glenn viene approfondito introducendo nuovi personaggi che daranno una notevole spinta agli sviluppi della serie e alla parte action. Veniamo a scoprire che Glenn faceva parte di un gruppo paramilitare composto da 12 grandi maghi che corrispondono ai 12 arcani maggiori dei tarocchi. Glenn è il Matto, che nelle carte rappresenta il caos, la follia e l’innocenza, a seconda del verso e altre congetture. In questo caso il protagonista può creare un mondo a sé stante dove non è possibile utilizzare la magia, ciò avvantaggia il mago in quanto abilissimo nel combattimento corpo a corpo.
Da qui la storia si dirama in più direzioni: il passato di Glenn torna con Re=K e Zest, due ex compagni di Glenn, che scopre essere sempre stato legato a Sistine e la scoperta di cosa sono i registri Akascichi. Durante la serie anche i temi alla “Full Metal Alchemist” come la ricerca sugli umani e i pericoli della magia saranno ben gestiti e ben inseriti.
IL COMPARTO TECNICO
Per quanto riguarda il comparto grafico, devo dire che non è male; rispetto agli anime dei suoi anni, i personaggi non hanno una grande varietà di espressioni facciali, gli sfondi non sono troppo dettagliati e gli effetti speciali non sono i migliori. Il comparto tecnico è piuttosto nella media per uno studio professionale costituito da fotogrammi fissi, pochi angoli di ripresa drammatici, e un frame rate stabile. Le animazioni si manterranno sempre su un livello medio come la grafica anche se sicuramente una nota di qualità è il design dei vestiti ispirati all’epoca vittoriana come giarrettiere, i top e le minigonne. La colonna sonora è senza infamia e senza lode, quanto alle due sigle, quella d’apertura è la rockeggiante “Blow out” cantata da Konomi Suzuki; quella di chiusura, invece è la dolce “Precious You” che, seguendo quella che ormai sta diventando una tradizione, è cantata dalle doppiatrici dei tre principali personaggi femminili, e cioè Akane Fujita, Ari Ozawa e Yume Miyamoto.
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