Circa un mesetto fa, vi ho parlato dell’uscita dell’adattamento cinematografico di una delle serie anime e manga più amate degli ultimi anni, Death Note, di cui abbiamo anche fatto un’analisi.
Ed eccoci qui, a pochi giorni dall’uscita di questo film. Io ero una di quelle poche persone che ha deciso di non giudicare l’opera già prima di vederla, dandole l’opportunità di dimostrarmi che non tutti gli adattamenti degli anime finiscono per essere dei piccoli o grandi buchi nell’acqua.
Ed invece? Sono rimasta delusa un’altra volta. Non importa da quale lato lo guardi, se come film a sé stante o se come un film basato sull’anime e sul manga. È stato, in pratica, un vero “pugno in un occhio” da parte di Netflix.
Da dove iniziare?
I personaggi! Non mi soffermerò affatto sul whitewashing, soprattutto nel caso di L, ma mi limiterò a parlare delle mere caratteristiche psicologiche e comportamentali dei vari caratteri.
Essendo questo un adattamento e non un film creato dal nulla, ho dovuto, per forza di cose, paragonare il cast con quello originale.
Partiamo dal protagonista, Light Turner (Light o Raito Yagami nell’anime). Un giovane ragazzo dai capelli biondi, carino ma non troppo, che troverà per puro caso un Death Note, con cui potrà uccidere chiunque voglia a patto di conoscerne il volto ed il nome. Beh… uno dei personaggi resi peggio nell’intero film. Light, o Kira, dovrebbe essere un ragazzo da un’intelligenza straordinaria ed una bellezza tale da rendere quasi impossibile incolparlo come assassino. E, allo stesso tempo, dovrebbe essere un completo psicopatico, privo di senso etico. Un ragazzo annoiato dalla propria vita quotidiana, che trovando il Death Note, decide di creare un mondo nuovo senza criminalità su cui lui stesso regnerà come un dio. Un ragazzo che sacrificherebbe chiunque pur di raggiungere il suo obiettivo.
Invece, qui ci troviamo un ragazzino sciocco, senza carisma, acciecato anche dall’amore, e con poca astuzia. Non sembra nemmeno volerlo quel Death Note, ma viene spinto ad impossessarsene. È, inoltre, controllato come un burattino da Mia e lo shinigami Ryuk.
Ma non è il solo protagonista a lasciarci di stucco
Ecco un altro personaggio di cui parlare, Mia (nell’anime dovrebbe essere Misa). In questo caso, la scelta dell’attrice è stata perfetta. Un aspetto fisico che riprende appieno il personaggio dell’anime e del manga. È una bella ragazza, molto, ma il tasto dolento è un altro. A livello psicologico, infatti, non si avvicina minimamente al personaggio originale.
La Misa che tutti conoscono è un po’ svampita e farebbe qualsiasi cosa pur di accontentare Light, essendone totalmente innamorata. Nel film, invece, sembra quasi che il vero Light sia lei. Quella che uccide a sangue freddo, quella che prova veramente gioia nel fare quel che fa, la ragazza annoiata che finalmente ha trovato un passatempo degno della sua attenzione e con un pizzico di astuzia.
A tentare di fermare i due, ci sarà Elle che, anche se per poco tempo, nel comportamento iniziale è molto simile a quello del personaggio originale. Lo vediamo sedersi come sappiamo, accovacciato, e mangiare dolci, quasi da ossessionato. Una persona un po’ strana ed inquietante. Eppure, quello che mi sembrava essere un buon inizio, è andato drasticamente a peggiorare.
Ci viene presentato, dal suo fedele aiutante Wataru, come uno dei migliori detective in circolazione. Eppure, ai miei occhi, è sembrato l’ombra di se stesso. Il vero L non sarebbe mai stato tanto avventato nel giudicare le varie situazioni: é un calcolatore. Nel film, invece, abbiamo un altro giovane ragazzo che dovrebbe farsi guidare meno dai sentimenti e sbraitare qua e là senza buoni motivi.
Poi, magari, in un secondo momento, potrebbe ridare una rinfrescata al corso per bravi detective, perché le sue doti sono proprio da quattro soldi. Un’altra cosa che mi ha colpita, in negativo, è stato il momento in cui Elle, nel film, decide di impugnare un’arma. Questo va contro qualsiasi etica del suo personaggio. Un’azione che non avrebbe mai e poi mai fatto, soprattutto per delle motivazioni così infime.
E ci resta da analizzare l’ultimo personaggio degno di nota…
Ryuk, il dio della morte (shinigami), è colui che mette il Death Note nelle mani di Light. Forse uno dei pochi personaggi che ho apprezzato.
L’unica differenza rispetto al personaggio dell’anime, che per tutto l’arco narrativo si mantiene neutrale rispetto alla storia, limitandosi a stare ad osservare gli umani, è proprio il suo temperamento. Nel film ci troviamo davanti un Ryuk più attivo, che sembra quasi voler vedere il fallimento degli intenti del nuovo proprietario del Death Note… e quasi quasi potrei anche capirlo!
Cosa dire dei valori che il manga e l’anime hanno sempre voluto comunicare…
Punto negativo per i personaggi… ma non è finita qui! Ho notato che, in generale, i loro ideali vengono sminuiti nel corso del film. Si riducono ad essere legati a sentimenti privi di importanza: ad esempio, del tipo “devo uccidere i criminali per fare colpo sulla ragazza che mi piace”. Un vero colpo al cuore per me e noi che abbiamo vissuto nel vero senso della parola il manga e l’anime.
A caldo o a freddo…
Tra attori poco convincenti (Light e le sue smorfie di terrore ne sono una prova), una trama che è stata modificata al punto da poter dire che il film a sé, ed un livello emotivo pari a zero, con tanto di effetti speciali da anni 90, posso dire a voce alta che è un film che mi ha deluso in toto.
Forse parlerà la me che è una fan vera del manga e dell’anime. Ma gli errori sono stati tanti. Anzi, ritengo che se pure mi imponessi di considerarlo come un inedito, senza alcuna connessione alla storia originale, resterebbe comunque un film piuttosto mediocre.