Lo studio Gainax fu fondato nel 1984 da quattro studenti universitari: Hideaki Anno, Yoshiyuki Sadamoto, Takami Akai e Shinji Higuchi. Il primo lavoro serio dello studio fu il lungometraggio Le ali di Honneamise nel 1987, al quale seguì l’anno successivo Punta al top! Gunbuster. Prima opera di Anno come regista, Gunbuster era una serie OAV in 6 episodi e conteneva in germe tematiche ed elementi che avrebbero poi caratterizzato i suoi successivi lavori, oltre a fornire una rilettura interessante di alcuni temi della fantascienza classica.
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Una storia classica…
Inizi del XXI secolo. L’umanità ha iniziato a muovere i primi passi nel cosmo, ma è minacciata dall’arrivo di una specie di mostri spaziali vagamente insettoidi, che punta all’annientamento totale delle civiltà con cui entra in contatto. Per difendere la Terra, viene messa a punto una flotta di astronavi e robot giganti e nel 2015 si svolge la prima battaglia con gli invasori. Gli alieni vengono respinti ma non completamente annientati, al prezzo di gravissime perdite.
Anni dopo, nel 2023, Noriko Takaya cerca di entrare nell’accademia che addestra i piloti dei mecha da combattimenti. La ragazza è motivata dalla volontà di dimostrarsi all’altezza del padre, uno degli ammiragli uccisi nella battaglia con i mostri alieni, ma le sue abilità come pilota sono scarse. Al contrario della sua compagna di corso, la bella Kazumi Amano, ammirata e stimata da tutti.
Ma Noriko non demorde e sotto la guida del severo allenatore Kōichirō Ōta riuscirà a dimostrare le proprie qualità e a diventare, insieme a Kazumi, una delle due pilote di un grande mecha sperimentale, il Gunbuster. Quando gli alieni tornano all’attacco, la difesa dell’intera umanità sarà affidata proprio alle due ragazze.
… raccontata in modo nuovo
La trama di Gunbuster può sembrare banale e già vista, ma Anno e compagni riescono a dar vita a un prodotto molto originale perché riprendono un aspetto della fisica moderna che quasi sempre viene ignorato dalle opere di fantascienza.
Einstein ci ha insegnato che più un oggetto si muove a velocità elevate, più il tempo scorre lentamente per il suo punto di vista. Di conseguenza, se un astronauta viaggia a velocità prossime a quelle della luce, per lui passeranno giorni o mesi, ma per chi rimane sulla Terra trascorreranno anni o decenni. L’intuizione di Gunbuster è proprio quella di mostrare gli effetti relativistici di questo diverso scorrere del tempo: i personaggi che viaggiano nello spazio per combattere gli alieni invecchiano a un ritmo molto più lento di chi rimane a casa e questo ha delle ricadute inimmaginabili sulle relazioni, sugli affetti e sulla famiglia.
Questo approccio “realistico” alla fisica ha due importanti ricadute. La prima è che dà a Gunbuster una solidità scientifica (o almeno pseudoscientifica) che nella maggior parte degli anime di fantascienza manca. La seconda è che dà vita a situazioni molto commoventi ed emotive, compreso il finale, che qui non spoileriamo ma che gioca proprio sulle ricadute della dilatazione spaziotemporale sulle due protagoniste. E che, per inciso, è uno dei finali più belli di un anime.
Il robottone eponimo, il Gunbuster, rientra poi in quella lunga serie di automi giganti dai poteri praticamente divini, invulnerabile e capace di surclassare qualsiasi avversario. Non deve stupire, perché Anno era cresciuto a pane e Ideon, serie che avrebbe poi pesantemente influenzato il successivo Evangelion.
Gunbuster: un romanzo di formazione
Un altro tema ben presente in Gunbuster, e destinato poi a percorrere tutta la produzione di Hideaki Anno e anche di altri autori dello studio Gainax/Trigger, è quello della crescita dell’individuo. Noriko in particolare si presenta come l’antesignana dei vari Jean e Nadia, Shinji e Asuka, Simon e Ryuko: è un’adolescente in pieno divenire, che deve capire cosa fare della propria vita e superare la propria infantilità per diventare finalmente una donna.
Come molti dei personaggi suddetti, si porta dietro un grosso trauma (la morte del padre) e si pone un obiettivo che non è facile raggiungere, anzi inizialmente sembra destinata al fallimento; ma con la forza di volontà e la perseveranza ce la fa, riesce a dimostrare quanto vale. Si potrebbe definire Noriko una sorta di “Shinji al femminile” che non si piange addosso più di tanto.
Anche il suo rapporto con Kazumi anticipa un dualismo che sarà tipico di molte opere gainaxiane successive: la contrapposizione fra un personaggio riflessivo, almeno inizialmente passivo e “debole” contrapposto a uno spirito più vivace, attivo e travolgente. Una sorta di prefigurazione del rapporto tra Shinji e Asuka o tra Simon e Kamina. Ma anche Kazumi è fragile e debole a modo suo, e al pari di Noriko dovrà maturare per diventare finalmente una donna.
Questa focalizzazione della storia sulle due protagoniste ha l’effetto di rendere poco più che abbozzati i personaggi secondari, ma considerando che Gunbuster consta di soli 6 episodi la scelta non pesa più di tanto. Di sicuro si sente chiaramente la mancanza di una coralità che sarà invece centrale in Evangelion, per citare solo l’opera più famosa di Anno.
Una serie sperimentale
Sul fronte tecnico, Gunbuster si segnala per diversi aspetti. Innanzitutto, essendo una serie OAV di pochi episodi poté sfruttare al meglio il proprio budget rispetto alle serie televisive, e infatti fu esente da quei problemi di fondi che avrebbero afflitto Nadia ed Evangelion.
Il character design fu assegnato a Hirohiko Mikimoto, mostro sacro dell’animazione che aveva già dato vita ai personaggi di un’altra serie cult, Macross, considerata il punto di svolta nell’industria dell’animazione giapponese per quanto riguarda i rapporti col pubblico e la nascita del fenomeno otaku. Mikimoto conferisce alle eroine di Gunbuster sensualità ma anche concretezza e realismo.
La serie introdusse nel mondo dell’animazione un elemento destinato a diventare uno dei veri e propri marchi di fabbrica degli anime: il ballonzolamento del seno prosperoso dei personaggi femminili. Fin dalla sigla, la splendida Active Heart, la protagonista Noriko mostra un seno saltellante, effetto che sarà chiamato Gainax bounce o BustGunner.
Degno di nota è anche l’ultimo episodio, che fu realizzato con una tecnica molto innovativa: per esaltarne la drammaticità (si tratta della battaglia finale con gli alieni), Anno volle che l’intero episodio fosse in bianco e nero e con molte meno animazioni rispetto ai precedenti. Il risultato finale non deluse le sue aspettative.
Piccola curiosità finale: Punta al top! Gunbuster non è mai stata doppiata in italiano né in una qualsiasi altra lingua al di fuori del giapponese perché, così dice la Gainax, sono andati perduti tutti i master audio originali; di conseguenza voci, musiche ed effetti sonori sono impressi sull’unico supporto superstite e ciò rende impossibile un ridoppiaggio. Tuttavia nel 2021 la compagnia americana Discotek Media annunciatoha che realizzerà per la prima volta un’edizione doppiata in inglese; chissà che una simile iniziativa non si verifichi anche nel nostro paese.