Benvenuti alla recensione dell’anime di Prison School! Prima di cominciare, ricorda che sul nostro sito potrai trovare altre recensioni che potrebbero interessarti, come:
L’anime di Prison School è tratto dall’omonimo manga di Akira Hiramoto, serializzato sul Young Magazine di Kōdansha dal 2011 al 2017. L’anime risale invece al 2015, così come la serie televisiva live action.
La serie animata prodotta da J.C. Staff conta 12 episodi disponibili su VVVVID e Netflix. I diritti per l’Italia sono stati acquistati da Dynit.
La trama di Prison School
L’anime è ambientato all’Accademia Hachimitsu, scuola femminile molto famosa per i suoi elevati standard etici e comportamentali. I tempi cambiano e, per adeguarsi ad uno stile più moderno, anche questa scuola superiore sperimenta la presenza di studenti di sesso maschile. Su oltre mille studenti però, soltanto cinque sono ragazzi, che non potranno che essere intimiditi da questa situazione.
Nonostante un contesto favorevole, Kiyoshi Fujino riesce in breve tempo a fare amicizia con una sua compagna di classe. I suoi amici non hanno questa fortuna e, nella migliore tradizione degli anime giapponesi, proveranno in tutti i modi ad approfittare della moltitudine di ragazze, spiandone i bagni.
Dopo essere stati ovviamente scoperti, i cinque saranno condannati a un mese di prigionia, supervisionato dal consiglio studentesco clandestino, particolarmente rigido sul trattamento da riservare a queste persone indesiderate.
Inizia così un percorso ricco di ostacoli verso la libertà.
Struttura dell’opera
Dopo un primo episodio che pone le premesse della situazione di prigionia, l’intera serie si concentra sui cinque ragazzi e sui loro tentativi di uscire da questa assurda situazione.
Alcuni di loro prendono la cosa con filosofia, altri soffrono terribilmente, alcuni riescono a trarne piacere: dopotutto gli studenti avranno la possibilità di stare a stretto contatto con tre delle ragazze più sensuali della scuola.
Il più desideroso di evadere, mettendo però a rischio la propria posizione e quella dei compagni di cella, è certamente Kiyoshi, invitato da Chiyo ad un match di sumo. Troverà come sua spalla Gakuto, un otaku che accetterà di prendersi grandi rischi pur di permettere a Kiyoshi di acquistare, nel corso del suo appuntamento, un’action figure in edizione limitata.
La contrapposizione principale sarà tra il consiglio studentesco clandestino e i cinque maschi, ma in realtà le cose riescono a complicarsi moltissimo. I ragazzi, in un contesto di grande tensione, arriveranno spesso a litigare e a rinfacciarsi comportamenti che possono prolungare la sentenza o portare all’espulsione.
Anche all’interno dell’altro schieramento le cose non andranno benissimo. Se la presidentessa Mari sembra avere un odio profondo nei confronti degli uomini, la vice presidentessa Meiko è più schifata dai cinque prigionieri, mentre la segretaria Hana nasconde una fragilità che potrebbe portarla a compromettersi.
L’unico dalla parte dei ragazzi sembra essere il preside della scuola, che però attraverso il suo comportamento non riesce a far presa sul consiglio e anzi a volte aggrava a sua volta la situazione.
Analisi
Prison School è una commedia scolastica con alcune scene che strizzano l’occhio agli shojo, ma che in linea di massima è salita agli onori della cronaca per la grande quantità di fanservice.
Ogni capitolo, per quanto tratti scene di violenza fisica o psicologica, elaborazione di piani complicatissimi o normali chiacchiere, è un’occasione per strizzare l’occhio ai lettori. Corpi sudati, tute in pelle, vestiti molto poco coprenti e feticismi di ogni tipo sono sempre al centro della scena e contribuiscono alla creazione di un’atmosfera surreale.
Gli equivoci sono all’ordine del giorno e rendono molto complicato alleggerire la spirale d’odio verso i maschi, che non danno alcun segnale in grado di sovvertire questi preconcetti.
Il tutto è trattato con un tono goliardico e grottesco, che raramente infastidisce nonostante ci si spinga su toni borderline hentai. L’assurdità delle situazioni abbassa il tenore complessivo delle scene, che risultano per la stragrande maggioranza molto coinvolgenti. Anche un momento apparentemente molto banale riesce a trasformarsi in una scintilla per la creazione di una situazione comica.
Una volta accettata l’atmosfera di fondo, l’anime risulta gradevole. L’introspezione dei personaggi è appena accennata, non c’è un reale sviluppo, ma le motivazioni che ne spingono le azioni sono sempre molto chiare.
Ovviamente indirizzato verso un pubblico maschile, Prison School riesce sempre a strappare una risata con la sua irriverenza, i suoi disegni di buona qualità e dialoghi di ottimo livello, particolarmente apprezzabili se si conosce un po’ di cultura intorno alla vita scolastica giapponese.