Gli anime dagli anni ‘90 ad oggi
Chiunque sia nato negli anni ‘80-‘90 non potrà fare a meno di ricordare i magici cartoni animati che venivano trasmessi sui canali nazionali generalmente all’ora di pranzo. Già durante le ultime ore di lezione a scuola i bambini prendevano a parlottare tra loro immaginando e chiedendosi quali sarebbero state le avvincenti avventure che avrebbero coinvolto Goku, Rubber o il detective Conan e che avrebbero visto in televisione una volta tornati a casa: parliamo di capolavori impressi nella memoria collettiva come: “Dragon Ball Z”, “Naruto”, “Onepiece”, ma per i lettori più attempati anche “Sampei”, “Lamù”, “I cavalieri dello zodiaco” e “Daitarn III”.
È abbastanza evidente che gli studi di produzione giapponesi si siano distinti, fin dagli anni ‘60, per la realizzazione di disegni e animazioni accattivanti curate nel minimo dettaglio. Le scene risultavano così dinamiche e graficamente attraenti da ispirare qualsiasi tipologia di merchandising, dai temi dei giochi drops and wins sui siti di casinò online fino ai teli mare raffiguranti i personaggi più celebri.
Il Giappone ha da sempre dato una grande rilevanza alla produzione di anime, realizzando una quantità impressionante di titoli ogni anno, con numeri che l’Italia di quegli anni non avrebbe mai potuto raggiungere. Per questo motivo le principali emittenti televisive trovarono molto vantaggioso acquistare questi prodotti dal Giappone per poterli proporre al pubblico più piccolo nelle fasce orarie pomeridiane.
Nonostante ciò, ai professionisti italiani veniva assegnato il compito di curare le fantastiche sigle di apertura e i doppiaggi, ancora oggi celebrati come opera di insuperabile qualità. Basti pensare, infatti, ai doppiaggi curati dal prestigioso studio Merak di Milano e alle intramontabili sigle dei cartoni animati realizzate da professionisti come Cristina D’Avena o Giorgio Vanni.
Se in passato era la televisione a proporci determinati contenuti, oggi abbiamo la possibilità di scegliere quelli più appropriati ai nostri gusti e gli anime continuano a essere apprezzati dagli spettatori italiani, tanto che questa tipologia di contenuti affolla i cataloghi e i palinsesti delle piattaforme streaming “on demand”. Si tratta di cartoni animati, certo, ma dall’elevato realismo e al contempo dall’elevata caratteristica immaginifica.
Gli anime nell’era “on demand”
Qualcuno si offende se si definiscono gli anime “cartoni animati”, poiché le trame risultano essere molto più complesse e seriali, avvicinando maggiormente questa categoria di prodotti a quelli cinematografici. Viene fatto un uso maggiore della violenza e il messaggio morale contenuto al loro interno non è così scontato e diretto come nel caso dei cartoni animati per bambini. È facile pensare che siano queste le caratteristiche che attraggono maggiormente gli appassionati di anime: il fatto che i cartoni rappresentino la vita in maniera molto realistica, seppur immergendo i personaggi in scenari apocalittici assolutamente irreali o distopici.