Grazie alla casa editrice ReNoir Comics, dopo quasi dieci anni gli appassionati italiani di fumetto possono finalmente godere dell’ultimo volume di Orbital, ambiziosa ed epica storia di fantascienza francese scritta da Sylvain Runberg e disegnata da Serge Pellé.
In patria, infatti, Orbital è stato pubblicato dal 2006 al 2019, in otto volumi che l’edizione nostrana ha accorpato due a due: così il primo volume italiano, Cicatrici, pubblicato nel 2012 comprende i volumi francesi Cicatrices (del 2006) e Ruptures (del 2007); il secondo volume italiano del 2015, Nomadi, riunisce Nomades (2009) e Ravages (2010); il terzo volume italiano, Giustizia, pubblicato nel 2016, raccoglie Justice (2012) e Résistance (2015); e infine l’ultimo volume, Implosione, in commercio da pochi giorni (ne avevamo parlato qui), corrisponde ai volumi francesi Implosion (2017) e Contacts (2019).
Come si vede, l’attesa è stata lunga, ma ampiamente ripagata, perché Orbital si conferma un ottimo titolo di fantascienza, capace di prendere un filone tutto sommato molto abusato quale la space opera e trasformarlo in qualcosa di nuovo, di innovativo e di avvincente, con riferimenti alla realtà contemporanea (basti pensare alle riflessioni su integrazione culturale e convivenza di etnie diverse) e un’ambientazione molto complessa., che spesso fa pensare a Star Wars ma la cui ispirazione principale deriva invece, per ammissione dello stesso Runberg, da un altro grande ciclo fantascientifico, quello della Cultura di Iain M. Banks.
Ma prima di proseguire con la recensione del volume, può essere utile un piccolo riepilogo.
Orbital: la trama
Passano gli anni e Kaleb Swany diventa il primo diplomatico dell’ODI, l’Organizzazione Diplomatica Intermondiale che riunisce rappresentanti di tutte le razze confederate. Per affiancarlo viene scelto Mézoké Izzua, esponente dei Sandjarr, una specie reduce da una lunga e violenta guerra proprio contro gli umani: un chiaro gesto di distensione tra le due genti, al fine di favorire la riappacificazione.
La prima missione del duo, coperta nel volume Cicatrici, si svolge sulla luna Senestam, in orbita attorno al pianeta Upsal. contesa tra la specie autoctona degli Javloidi e i coloni umani che vi si sono insediati per sfruttarne le risorse minerarie. Qui Caleb entra in contatto per la prima volta con Angus, un’entità appartenente alla misteriosa specie meccanica dei Neurautomi.
Nei due volumi centrali, Nomadi e Giustizia, il gioco si fa decisamente più duro: mentre fervono i preparativi per la cerimonia di pace tra Sandjarr e umani, fanno la loro comparsa i Varosash, una specie particolarmente pericolosa, che già in passato la Confederazione aveva tentato di annientare. Nel tentativo di fermare uno di loro Caleb rimane gravemente ferito, mentre Mézoké finisce sotto processo per fungere da capro espiatorio del fallimento. E’ in questo dittico centrale che Orbital si conferma una space opera molto complessa e intricata, in cui grande spazio acquistano le macchinazioni del consigliere Ekkhlid.
Così Caleb e Mézoké fanno ritorno sulla Terra, occupata dalle armate degli Acheroidi. La resa dei conti si conclude con l’intervento di Angus in difesa di Caleb, la morte del consigliere Ekkhlid e una nuova fuga dei due ex-diplomatici, mentre i cieli terrestri si riempiono di Neurautomi.
Orbital 4: l’epica conclusione
Sono passati sei mesi dai fatti di Stoccolma, durante i quali Caleb ha eliminato Ekkhlid con l’aiuto dell’entità Angus. Adesso l’uomo è l’essere più ricercato di tutta la galassia: ma la Confederazione deve affrontare anche la nuova minaccia rappresentata dai Neurautomi, che un po’ dovunque si stanno autodistruggendo causando indicibili devastazioni e uccidendo milioni di cittadini confederati. E l’unico che può far luce sul mistero, indovina un po’, è proprio Caleb Swany.
La scoperta della vera origine e delle vere motivazioni dei Neurautomi (qui non si entra nel dettaglio per evitare spoiler) riesce a ribaltare completamente la prospettiva su questi esseri finora avvolti dal mistero, mentre il finale complessivamente lieto non esclude un sapore agrodolce, legato a un’importante uscita di scena e alla sensazione che, nonostante tutto, i problemi della Confederazione non sono completamente risolti: la politica continuerà a fare il suo corso e non è detto che l’armonia tra le specie appena conquistata duri a lungo.
Sul versante estetico, colpisce ancora una volta la creatività e la bravura di Pellé, capace di conferire a ogni pianeta, a ogni veicolo a ogni specie aliena una propria fisionomia. Ma la maggiore centralità dei Neurautomi e il fatto che una parte consistente della narrazione si svolga sul pianeta dove risiede l’Iniziale, colui che li ha creati, spinge l’artista francese a cimentarsi in design di creature, biologiche o meccaniche, ancor più strani di quelli visti finora, alieni nel vero senso del termine.
Un sapiente uso dei colori permette di connotare anche da un punto di vista cromatico i vari ambienti: la cosa si era già vista in passato, con il diverso uso di tonalità di blu, di verde e di rosso per diversi pianeti, o anche solo per indicare il passaggio dall’esterno agli interni, e ritorna anche in quest’ultimo volume.
Se proprio si vuole muovere una critica, essa riguarda la repentinità del finale: si ha l’impressione di una chiusura brusca, come se gli autori avessero messo l’acceleratore nelle ultime pagine. Non è una brutta conclusione, sia chiaro, ma forse qualche vignetta in più per mostrare il destino della Confederazione, dei Neurautomi e dei protagonisti non avrebbe guastato.