Il “nano-ologramma”, nato recentemente grazie a delle ricerche dell’ Università RMIT, arriverà presto anche nell’elettronica di consumo. In un futuro prossimo, potrà essere implementato in dispositivi mobili come gli smartphone.
Nell’immaginario collettivo, gli ologrammi sono da sempre sinonimo di futuro. Un ologramma è il prodotto dell’interferenza tra due o più fasci di luce laser. In parole povere, l’immagine viene percepita dall’occhio umano in modo diverso a seconda del punto di visione.
In particolare, i nostri due occhi vedono l’immagine da una posizione leggermente diversa l’uno dall’altro e, quindi, si viene a creare una sensazione di tridimensionalità dell’immagine, che inganna il nostro cervello.
Le ricerche sul “nano-ologramma”
Un team di scienziati dell’università RMIT è riuscito, con la collaborazione dell’Institute of Technology di Pechino, a progettare l’ologramma più “sottile” al mondo.
Ha le dimensioni di appena 25 nanometri. Il “nano-ologramma” è mille volte “più piccolo” di un capello umano, per intenderci.
Inoltre, quest’ultimo può essere visto tranquillamente ad “occhio nudo”, senza l’ausilio di alcun tipo di occhiali 3D o affini.
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I creatori del “nano-ologramma” sono convinti di poter implementare presto questa tecnologia su diversi dispositivi, tra cui gli smartphone.
Come? Realizzando una speciale “pellicola rigida” da applicare alle varie tipologie di display già esistenti in modo da consentire praticamente “a tutti” di accedere facilmente al mondo dell’olografia.
L’introduzione degli ologrammi nell’elettronica di consumo renderebbe irrilevante la dimensione dello schermo.
Grazie a questo tipo di tecnologia, anche un semplice smartwatch, con il suo minuscolo display, potrebbe mostrare un quantitativo impressionante di informazioni.
L’esperimento condotto dall’università RMIT è sicuramente un passo gigantesco verso l’obiettivo dell’implementare l’olografia correttamente nei nostri dispositivi tascabili e, probabilmente, indossabili.
Staremo a vedere…
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