Neon Genesis Evangeilon è uno dei pochi elementi del mondo dell’intrattenimento e dell’animazione giapponese che ha trasceso i confini del mondo reale, diventano fenomeno di costume. La saga di Neon Genesis Evangeilon, o semplicemente Evangelion, comincia nel 1995, quando la serie approda su TV Tokyo. Il progetto è originale, non derivato da un manga come accade nel 99% dei casi. A lavorare sulla serie c’è lo staff della Gainax, già conosciuto negli anni precedenti per opere dal discreto successo e dall’altissima qualità, nonostante si addentri spesso in soluzioni sperimentali a livello tecnico e narrativo.
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A lavorare in prima linea alla serie sono proprio i fondatori di Gainax, Hideaki Anno e Yoshiyuki Sadamoto, che hanno messo molto del loro vissuto all’interno di una storia che spazia dal genere mecha all’introspezione psicologica, dai richiami religiosi alla sopravvivenza post apocalittica.
L’anime conta 26 episodi, a cui sono seguiti due film (di cui uno sostanzialmente riassuntivo) e quattro film successivi, che costituiscono il Rebuild of Evangelion, una nuova versione cinematografica che riprende e reinterpreta Neon Genesis Evangelion.
L’enorme impatto di Evangelion sulla scena locale ha portato immediatamente il prodotto all’estero, cosa non scontata per i tempi. In Italia l’arrivo della serie ha portato alla nascita dell’Anime Night su MTV, divenuta in seguito un veicolo di divulgazione della cultura dell’animazione nipponica.
Trainati dall’anime sono arrivati anche un manga, che racchiude diversi elementi dell’opera originale ma ne cambia sostanzialmente gli sviluppi, oltre a una moltitudine di giochi su diverse piattaforme.
La trama di Neon Genesis Evangelion
Siamo a Neo Tokyo-3, nel 2015. Sono passati quindici anni dal Second Impact, che ha sconvolto l’equilibrio planetario, rendendolo inospitale alla vita per gran parte. Shinji Ikari è tornato in città dopo tanto tempo lontano dal padre Gendo, che lavora per l’agenzia speciale NERV. Scopriamo subito che Shinji si troverà a dover pilotare un robot gigante chiamato Evangelion, per sconfiggere un angelo, creatura apparentemente invincinbile che minaccia quello che resta dell’umanità.
La sinossi non è che la punta dell’iceberg per un’opera capace di condensare tantissime linee narrative in pochissimo tempo a schermo.
La serie fa un buon lavoro nel fornirci in modo letteralmente scolastico, attraverso cioè una lezione a cui assiste Shinji il suo secondo giorno a Neo Tokyo-3, il contesto storico in cui avvengono i fatti. Nel 2000 il Second Impact ha sciolto i ghiacci del Polo Sud, alterando al contempo l’inclinazione dell’asse terrestre. Molti dei sopravvissuti ai disastri climatici si sono persi nel corso di conflitti per ottenere risorse. La popolazione mondiale è dimezzata. Causa del gravissimo incidente non è però un meteorite, ma un esperimento fallito su Adam, il primo angelo, organizzato dalla Seele, organizzazione tanto misteriosa quanto priva di scrupoli.
Il piano della Seele si basa su elementi esoterici come le pergamene del Mar Morto e altri richiami pseudo religiosi, che si concretizzano nel Progetto per il perfezionamento dell’uomo. Gli angeli sembrano opporsi a questo piano. Per questo nasce la NERV, guidata da Gendo Ikari, che sviluppa le macchine umanoidi artificiali Evangelion.
Nel corso della serie realizziamo come questa lunga catena di società segrete e piani che coinvolgono l’intero pianeta gravi sulle spalle di pochissime persone, quelle a diretto confronto con gli angeli.
Alla già presente Rei Ayanami si affianca proprio il nostro Shinji, e successivamente anche Asuka Soryu Langley, sotto la gestione di Misato Katsuragi e l’ufficiale scientifico Ritsuko Akagi.
Mentre i piloti rischiano costantemente la vita contro angeli sempre diversi e agguerriti, le due ufficiali si occupano di tutto il lato politico di una vicenda che dovrebbe avere come obiettivo la sopravvivenza della razza umana, ma che si trova al centro dei soliti rapporti di forza sia interni che internazionali.
Nonostante tutti gli sforzi dei protagonisti, sconfiggere gli angeli potrebbe non bastare per arrivare alla pace.
Analisi di un cult
Ci sono i grandi classici e poi ci sono le leggende. Opere come One Piece hanno raggiunto innumerevoli record con la forza bruta, con una quasi inaffrontabile quantità di capitoli ed episodi, ma chiunque frequenti il mondo di anime e manga da un po’ di tempo non potrà fare a meno di citare la saga di Evangelion come la più influente nella storia. Generazioni di appassionati sono cresciuti ascoltando Cruel Angel’s Thesis, incontrando di tanto in tanto la sagoma dell’Eva 01, sorridendo amaramente verso i meme sul rapporto tra Shinji e il suo robot.
Il fulcro di questo fenomeno sono sicuramente i personaggi, caratterizzati in modo ultrarealistico, come persone complete, con pregi e difetti, traumi e spinte evolutive. La presenza di personaggi appartenenti a diverse classi d’età genera una visione differente di tutta la storia in base alla propria età, pur mantenendo inalterata l’esperienza generale.
Da adolescenti non possiamo fare a meno di immedesimarci nei children, ragazzi sostanzialmente obbligati a salvare il mondo con una lunghissima serie di sacrifici, a cui si aggiungono le normali difficoltà di un’età particolarmente delicata.
Da adulti notiamo tutte le tematiche più mature, dalla maniacale attenzione alle questioni di budget che la NERV deve affrontare alle difficoltà di una signorina Misato che si rivela in grado di coordinare una missione che prenda energia da tutto il Giappone, ma non è capace di tenere in ordine il proprio appartamento o di mangiare in modo salutare.
Il filo che collega i rapporti tra tutti i protagonisti è il dilemma del porcospino, la necessità di prendere le misure alle persone che sono altro da noi per evitare di soffrire.
Di certo Gainax non aveva i mezzi per puntare sul comparto tecnico, comunque di buon livello per il periodo storico. Costanti problemi economici e di tempo hanno portato a quello che è considerato uno dei finali più divisivi, che non potendo avere una risoluzione particolarmente complessa ha invece puntato tutto sugli elementi esistenziali e filosofici, esplicitati quasi forzatamente, con un certo senso di rivincita dello stesso regista, che ha sempre considerato Evangelion la storia di Shinji e della sua famiglia, piuttosto che un’opera mecha in cui i robottoni dovevano essere in primo piano.
Finale che non ha intaccato minimamente il successo della saga, ma anzi ha contribuito a crearne il mito. L’insoddisfazione per il finale ha portato a una serie interminabile di ulteriori film, oltre a qualunque prodotto di merchandise si possa immaginare a questo mondo.
La fascinazione per elementi occidentali ha creato non pochi grattacapi a chi si è dovuto occupare dell’adattamento dell’opera dal giapponese. Ci è arrivata in aiuto la stessa Gainax, che nei volumi promozionali ha ufficializzato la denominazione “children” per ogni singolo pilota, nonostante si tratti di un termine plurale, oltre ad “angel” (angelo), nonostante il termine originale corrisponda più che altro ad “apostolo”, ma dobbiamo comunque ricordare che il Giappone non è un Paese cristiano e i due termini condividono la stessa etimologia della parola “messaggero”, in questo caso di un divino tutto da scoprire. Non si tratta del primo utilizzo di parole particolari nel mondo degli anime, ma sicuramente è quello che ha portato a più discussioni.
I temi religiosi si alternano senza soluzione di continuità con la tematica degli abusi domestici, le riflessioni sulla condizione umana, le peculiari esperienze durante il processo di crescita e tutto quello che ruota intorno alla gestione della sfera affettiva. Se il finale si concentra su Shinji, è innegabile che al di fuori dei riflettori anche tutti gli altri personaggi procedono verso la propria maturità emotiva, la capacità di rapportarsi con le altre persone, per ottenere una vita che valga la pena essere vissuta.