Nathan Never, dal 1991 alfiere della fantascienza secondo Bonelli se si escludono le incursioni di Zagor in questo genere, raddoppia il suo appuntamento mensile raccogliendo nel volume di cui discutiamo oggi due storie pubblicate a distanza di tempo su testate distinte e separate contenenti le avventure degli agenti Alfa. Si tratta di un raddoppio anche per noi di iCrewPlay, visto che la nostra ultima news su un volume di Nathan Never risale a poche ore fa.
Le riproposte in questione provengono rispettivamente dal numero quattordici di Speciale Nathan Never (dicembre 2004) e dal nono Nathan Never Gigante (marzo 2005). Si tratta di L’uomo che sfidò la morte (eponimo del presente albo) e Universi paralleli, due racconti l’uno il seguito dell’altro che hanno come filo conduttore la meccanica quantistica, in particolare la possibilità della coesistenza di diversi universi tra loro paralleli sebbene impermeabili.
Mentre la sceneggiatura di entrambe le storie è totalmente frutto della creatività dello scrittore sardo Antonio Serra, attivo da circa quarant’anni, che racconta dettagliatamente le ispirazioni e le influenze dietro al suo lavoro per queste due storie nella nutrita prefazione a Nathan Never. L’uomo che sfido la morte, dei disegni si sono occupati rispettivamente i parimenti navigati Paolo di Clemente e Gino Vercelli.
Nathan Never. L’uomo che sfidò la morte, tra tempi e spazi diversi ma simili
Nathan Never. L’uomo che sfidò la morte comincia facendoci fare da subito la conoscenza di quello che a prima vista dà l’idea di essere il cattivone di turno: il geniale ma megalomane William Campbell. Suo proposito è quello di dar vita a tecnologie che attraverso complicati processi siano in grado di controllare financo le scelte di vita dei singoli individui.
Dopo uno scontro verbale con i suoi patrocinatori derivato da un incidente che ha causato la distruzione di diversi archivi dei propri esiti di ricerca, Campbell riceve un ultimatum da essi, che gli intimano di raggiungere risultati accettabili entro due anni, un tempo eccessivamente e che peraltro lo scienziato non ha. Egli è infatti condannato a morte da un male incurabile.
In preda alla disperazione, si getta a capofitto nella ricerca di una soluzione, finché un giorno non ottiene un’epifania, la realizzazione della quale, tuttavia, avrà un terribile costo: la perdita di sé stesso.
Nel frattempo gli agenti Alfa, totalmente ignari dei piani dello scienziato, sono chiamati ad indagare sull’improvvisa e sospetta morte di una fumettista.
Le scoperte a riguardo li porteranno a causare un incidente fatale che farà incrociare le loro strade con lo stesso William Campbell (o meglio con ciò che di lui è rimasto). Avrà così inizio per loro un viaggio senza tempo tra infiniti spazi, dove ciascuno dei membri della squadra, a cominciare dallo stesso Nathan Never, dovranno scontrarsi con ombre sia dal loro presente che dal loro passato.
Tradizionalità fumettistica che dipinge un futuro molto attuale
Soffermarsi troppo sul tratto e lo stile di Nathan Never. L’uomo che sfidò la morte in sé potrebbe risultare eccessivamente ridondante, anche perché Nathan Never, con i suoi trent’anni di pubblicazioni, è ben noto a chi ama i fumetti bonelliani e italiani in generale. Quello che di quest’albo è interessante e vale la pena discutere in sede di recensione è l’eccellente gestione dei ritmi narrativi mantenendo un approccio estremamente tradizionale e la parimenti azzeccata scelta delle tematiche trattate, che ora più che mai si stanno pericolosamente attualizzando.
I momenti di pura azione sono dosati in entrambe le storie nelle battute finali, lasciando molto spazio al dialogo e all’introspezione nelle fasi iniziali e di sviluppo della trama. Per dare voce all’interiorità dei personaggi sono state usate le tradizionali didascalie, oggi sempre più relegate alla funzione di fornitori di contesto narrativo se non di meri indicatori di tempo e luogo.
Quest’attenzione alle emozioni dei personaggi consente un’egregia caratterizzazione. A spiccare per spessore psicologico è in effetti lo stesso William Campbell, seguito nell’ordine da Nathan Never stesso, Thorwald Hoeg e Link.
I viaggi interuniversali che i protagonisti compiono hanno permesso allo sceneggiatore Antonio Serra di dare fondo alla propria ispirazione, e il risultato è notevole, con brillanti frammenti narrativi ispirati a La leggenda di Sleepy Hollow di Washington Irving, pubblicato nel 1820 e oggetto di numerosi adattamenti cinematografici almeno dal 1908, e al più antico di quattro secoli e più corposo Romanzo dei Tre Regni dello scrittore Ming Luo Guanzhong, dando prova di estrema versatilità narrativa e di grande cultura.
Non ultima è da apprezzare la spaventosa futuribilità di ciò che viene raccontato, compresa la possibilità, per ora fortunatamente solo teorica e demandata ad eludibili manovre psicologiche, di soggiogare le menti umane in maniera da controllarle. Nathan Never. L’uomo che sfidò la morte si configura dunque come una lunga riflessione sulla pericolosità del progresso incontrollato, che già nella vita reale stiamo pagando con i cambiamenti climatici repentini, e sul transumanesimo, che rischia alle lunghe di privarci della nostra umanità.
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