L’ultimo personaggio a debuttare in ordine di tempo nel Marvel Cinematic Universe è Moon Knight, protagonista di una serie a lui dedicata di cui ti abbiamo parlato e che è disponibile su Disney +.
Pur essendo probabilmente sconosciuto al grande pubblico, l’avatar di Konshu è da sempre un personaggio che gode di discreta popolarità presso gli appassionati, che ne hanno seguito le gesta in numerose saghe ben riuscite che si sono succedute nel corso degli anni.
Pur essendo un membro degli West Coast Avengers e dei Secret Avengers, normalmente i cicli di Moon Knight non sono strettamente legati alla continuity vigente, per cui spesso gli autori che ne hanno preso le redini sono stati più liberi nel crearne le sceneggiature.
Volendo fare una rapidissima panoramica su quello che per me è un personaggio molto affascinante e per certi versi poco sfruttato dalla Casa delle Idee (almeno finora) occorre ricordare come sotto il cappuccio bianco si celi l’ex mercenario Marc Spector; di lui sappiamo poco se non che nel corso di una spedizione in Egitto viene ferito a morte e abbandonato nel deserto.
Ad un passo dalla morte si trova dinanzi la statua del dio Konshu che lo salva affinchè possa divenire il suo avatar sulla terra; ristabilitosi e ucciso l’uomo che lo aveva aggredito, Spector decide di tornare negli Stati Uniti con il suo amico Frenchie e la figlia dell’uomo che lo aveva ingaggiato, Marlene Alraune, diventando Moon Knight.
Nell’arco degli anni, Spector assumerà altre due identità ovvero il miliardario Steven Grant e il tassista Jake Lockley; anche a causa di questa scelta Moon Knight scivolerà a poco a poco nella follia, a volte lucida altre meno.
Ed è proprio in questo filone che si inserisce Personalità Multipla, miniserie in 12 numeri del 2011 scritta da Brian Michael Bendis e disegnata da Alex Maleev.
In questa run, la follia di Spector\Moon Knight si palesa in tutta la sua complessità, spingendoci spesso a chiederci quanto di quello a cui assistiamo è reale e quanto invece sia frutto della fantasia del supereroe.
All’inizio di Personalità Multipla scopriamo come Marc Spector si sia trasferito a Los Angeles, da sempre città povera di eroi e supercriminali, per produrre una serie tv dedicata a Moon Knight; tutto sembra filare per il verso giusto finchè il nostro protagonista non riceve la visita di Capitan America, Spiderman e Wolverine.
I tre, che ben presto scopriremo essere una semplice proiezione delle tre “anime” che albergano in Moon Knight, lo informano della presenza di un personaggio (ancora ignoto) che ambisce a diventare il Kingpin di Los Angeles e a cui, in assenza di altri eroi, dovrebbe dare la caccia.
Per fare ciò, diversamente da quanto siamo abituati a vedere, Moon Knight abbandona il suo armamentario “lunare” e si dota di strumenti che omaggiano i 3 eroi con cui immagina di parlare, utilizzando quindi degli artigli sullo stile di quelli di Wolverine, uno scudo d’energia come Capitan America (lo rivediamo anche nella recente United States of Captain America) ed infine anche un lanciaragnatele alla Spiderman.
Con alterne fortune, dovute proprio al contrasto tra i diversi approcci suggeriti dalle tre personalità, Moon Knight inizia la sua crociata contro il crimine californiano che lo porterà a collaborare (ed innamorarsi) con l’ex Avenger Echo e con un agente in congedo dello SHIELD.
Tutto ruoterà intorno alla testa di un Ultron recuperata dallo stesso Spector e che attirerà l’attenzione di criminali come Snapdragon, ma anche degli stessi Avengers.
La storia non sarà avara di colpi di scena, uno dei quali riguarda l’identità dell’avversario principale, che non ti svelo perchè è una vera chicca, trattandosi di un personaggio quasi di nicchia, sconosciuto ai più.
Segnali di Stile
Scritta da Brian Michael Bendis, all’epoca uno degli scrittori di punta della Marvel che recentemente è passato alla DC, la storia è ben riuscita e ricca di spunti interessanti.
Il continuo dialogo interiore tra Marc Spector e le tre identità ci consentono di scavare nell’intimo dell’eroe e scoprirne il continuo conflitto in cui deve trovare un equilibrio per rimanere dalla parte dei buoni.
Come nello stile di Bendis, la storia alterna momenti di azione pura a frangenti, anche molto lunghi, in cui prevalgono i dialoghi; del resto lo stile dello scrittore di Cleveland tiene in gran considerazione l’elemento discorsivo all’interno delle sue storie, senza tuttavia che i dialoghi diventino spiegoni pesanti da digerire.
Per il tipo di storia narrata, il tratto di Maleev è perfetto; i suoi disegni dal tratto sporco e realistico accompagnano bene una narrazione ambientata principalmente nell’underground losangelino in cui superpoteri e sovrannaturale sono presenti in parte nettamente minore rispetto a sangue, sudore e colpi proibiti.