Siamo giunti al terzo dei sei episodi previsti per la serie sul Cavaliere Lunare, personaggio finora inedito dell’MCU. Vediamo che cosa è successo in Un tipo amichevole e quali sono stati i riferimenti ai fumetti. Per gli aspetti “meno cartacei” di Moon Knight, rimandiamo alla recensione della redazione cinema. Per conoscere meglio il personaggio, abbiamo indicato alcuni volumi Panini dedicati proprio a Moon Knight.
Trama di Moon Knight, episodio 3
In apertura di episodio Layla si fa preparare un passaporto falso da Lagaro (che la conosce molto bene e potrebbe essere sua madre) e scopriamo diversi dettagli sul suo passato, in particolare il fatto che recuperi le reliquie finite nel mercato nero per restituirle ai suoi proprietari. Arrivato al Cairo sulle tracce di Ammit, Marc si alterna con Steven ma pare esserci una terza identità che si occupa degli adepti di Harrow poco disposti a collaborare. Intanto, usando lo scarabeo, il loro avversario arriva alla tomba della dea.
Khonshu, intenzionato a fermarlo, convoca l’Enneade, concilio degli dei egizi, pur consapevole che si tratta di una procedura pericolosa per la quale è già stato bandito. Le divinità, rappresentate dai propri avatar, hanno deciso di non interferire né farsi notare dagli uomini. Di fronte alla corte e per conto di Khonshu, Steven accusa Harrow di voler liberare Hammit. L’avatar, convocato, nega che quella sia la sua intenzione, rivela che anche Khonshu cerca la tomba di Ammit e che Steven ha problemi d’identità e di lucidità: il protagonista si innervosisce e prova a colpirlo, bloccato dalla corte, che infine assolve Ammit.
L’avatar di Hathor rivela a Steven un altro modo per trovare la tomba Ammit: un umano, Senfu, era depositario della collocazione, nel caso gli altri cambiassero idea. Il sarcofago di Senfu è stato rubato e venduto sul mercato nero. Marc lo cerca senza successo, ma viene raggiunto da Layla, al corrente del fatto che l’oggetto è stato acquisito dal collezionista Anton Mogart. Marc la rassicura sul fatto che fino a poco tempo prima la situazione delle sue “identità” era sotto controllo.
Mogart acconsente, con qualche perplessità, a dare accesso al sarcofago di Senfu, dal quale arrivano le informazioni necessarie per Steven. Arriva Harrow, che rivela a Layla che Marc non le ha detto la verità riguarda la morte del padre della donna. Mogart non gradisce la manipolazione subita dal reperto e tocca a Marc/Moon Knight, aiutato da Layla, fermare Anton e le sue guardie: Steven, con la sua versione Mr. Knight del costume (il completo elegante) prende il controllo per evitare la violenza, ma viene sopraffatto e cede il posto a Marc.
Le indicazioni per la tomba di Ammit si basano sulla disposizione delle stelle ai tempi della sepoltura di Senfu, avvenuta 2000 anni fa: anziché utilizzare una simulazione, Khonshu riporta il firmamento alla posizione di quella notte, che ricorda bene (come tutte le notti), consapevole del fatto che per questa azione gli altri dei lo imprigioneranno in una statuetta: chiede che venga detto a Marc di liberarlo. Steven e Marc ora sono privi del costume e dei relativi poteri.
Sviluppo
Moon Knight è la prima serie Marvel che Disney dedica a un personaggio inedito nell’MCU. Altra particolarità sono i pochi riferimenti ai comics e gli scarsi legami con le precedenti storie dell’Universo Marvel. Il target è spostato verso gli adulti anche dai toni tra il thriller e l’horror, tanto da causare il divieto ai minori di 16 anni. Elementi che denotano un certo coraggio della produzione, dello showrunner Jeremy Saresw e dei registi: nel terzo episodio torna quello dell’esordio, Mohamed Diab.
Oscar Isaac continua a tenere sulle spalle buona parte dello spettacolo, alternando due due identità molto diverse e con accenti differenti: in particolare, Marc si occupa dei momenti in cui è richiesta l’azione, mentre il timido e disturbato Steven Grant porta in scena gli aspetti emotivi e gli elementi comici, mantenendo per quanto possibile la calma e ironizzando di fronte ai pericoli e al sovrannaturale. Curiosamente, l’attore aveva già interpretato un personaggio Marvel nella Piramide di Giza: Apocalisse (En Sabah Nur) in X-Men – Apocalypse.
Le scene ambientate nel deserto sono state girate nella location del classico Lawrence d’Arabia ma confermano l’utilizzo de I predatori dell’arca perduta come fonte d’ispirazione della serie. La produzione ha dichiarato di essersi ispirata anche a Ghostbusters (l’horror inserito in un contesto tutto sommato leggero) e l’ambientazione del terzo episodio sembra ispirata al film La mummia di Stephen Sommers.
Nei titoli di coda, vediamo uno spicchio di luna aumentare di puntata in puntata: siamo ormai vicina alla mezza luna che caratterizza graficamente il personaggio (in particolare nelle armi e, come vedremo, nel mantello in volo).
La puntata che ci porta al Cairo e mette in mostra, tramite avatar, diverse divinità egizie, nel finale mette in secondo piano Khonshu, privando almeno temporaneamente il protagonista del costume e dei superpoteri. Gli aspetti comici delle puntate precedenti assumono un ruolo più marginale, lasciando maggiore spazio al ruolo di Marc.
Il legame di Mogart con Madripoor e con il contrabbando di opere d’arte potrebbe ricondurre a Sharon Carter, allontanatasi dalla retta via nella già citata serie The Falcon and the Winter Soldier.
Pur avendo chiarito fin dalla prima puntata un giustizialismo che lo porta a condannare le persone prima che sbaglino, Harrow porta delle argomentazioni condivisibili per screditare Khonshu, geloso, talvolta infantile. già bandito dalle altre divinità per non aver accettato la decisione di non interferire con gli umani.
Continua un’ottima commistione di generi, thriller psicologico, horror soft, con qualche concessione alla comicità, che non risente più di tanto degli scarsi collegamenti con il resto dell’MCU. Un aspetto che potrebbe caratterizzare anche le prossime puntate, o essere smussato da qualche colpo di scena, magari l’utilizzo di qualche personaggio noto o l’introduzione di uno nuovo (il Gorr che vedremo in Thor – Love and Thunder farà pulizia nell’Enneade?).
Riferimenti ai fumetti
All’inizio dell’episodio Un tipo amichevole scopriamo, come detto, qualcosa del passato di Layla El-Faouly: il personaggio interpretato da May Calamawy ha ereditato dal padre la passione per l’archeologia e ruba reliquie e oggetti preziosi al mercato nero restituendoli ai veri proprietari.
Layla è un personaggio inedito, ma sembra dunque in parte ispirato a Marlene Alraune, comparsa in Marvel Spotlight n. 28 del 1976: legata sentimentalmente a Marc Spector nei primi fumetti di Moon Knight, in precedenza ha partecipato alla spedizione durante la quale il padre, l’archeologo Peter Alraune, ha trovato la statua di Khonshu ed è stato ucciso da Raoul Bushman.
Vediamo il mantello di Moon Knight assumere in volo la forma di mezza luna, così come nei fumetti, in particolare nelle tavole di Don Perlin. Inoltre il mantello cambia dimensioni a seconda delle funzioni (per esempio quando il protagonista lo usa per proteggere Layla): caratteristica vista in particolare nelle storie disegnate da Stephen Platt e David Finch.
Torna l’Enneade, assemblea delle divinità egizie già citata nella prima puntata. Nei fumetti compare già nella Golden Age, nella storia The Terror That Creeps pubblicata da Atlas Comics su Marvel Tales n. 96 nel 1950 (dunque molto tempo prima di Moon Knight), come gruppo di personaggi ispirate alle divinità egizie, creato da Stan Lee e Werner Roth nel 1950.
Viene utilizzata successivamente con il nome di dèi Eliopolitani, abitanti una dimensione tascabile detta Eliopoli Celeste o Altrovuoto o Othervoid, collegata alla Terra da un ponte interdimensionale, il Percorso degli Dèi, culminante nella Necropoli di Giza. L’Enneade della serie Moon Knight riunisce i suoi avatar nella Piramide Maggiore di Giza, e comprende diverse divinità già comparse nei fumetti Marvel:
- Osiride, dio della Morte e dell’Oltretomba, portato nei fumetti Marvel da Roy Thomas, Bill Mantlo e Sal Buscema su Thor n. 239 del 1975
- Hathor o Hathor-Sekhmet, dea Leonessa della Guerra e della Distruzione, comparsa nel 1973 su Avengers n. 112 ad opera di Steve Englehart e Don Heck. Figlia di Amon-Ra, si è scontrata spesso con Thor e i Vendicatori. Già citata da Black Panther in Captain America: Civil War in quanto rivale di Bast, dea pantera che protegge il Wakanda.
Apparsa come totem in Fantastic Four n. 52 del 1966, poi rivelata come Bast in Black Panther (vol. 3) n. 21 (di Christopher Priest e Sal Velutto), nei fumetti Marvel Bast (o Bastet) risulta sorella di Khonshu - Horus, dio della Giustizia e della Punizione, figlio di Osiride e Iside: la sua versione cartacea ha incontrato Thor e ha partecipato alla Cerimonia della Rinascita con cui Odino si reincarna in Atum-Ra. In seguito all’assassinio di suo padre, Horus ha cercato per secoli di punire Seth per il suo tradimento. Nella serie televisiva presiede il tribunale, mentre nei fumetti aveva fatto il suo esordio nel 1975 in Thor n. 239
- Tefnut, figlia di Atum e gemella di Shu e Dea della Pioggia e dell’Umidità, ha governato per molto tempo al fianco di Shu, sostituto di Ra e dio dell’Aria. Viene citata in come creazione di Mark Gruenwald e Peter Sanderson
- Iside o Isis, figlia degli dèi Geb e Nut, dea della Fertilità, della Magia e della Maternità, ha insegnato agli egizi l’arte della medicina e della domesticazione, è considerata una potente strega ed è riuscita a riportare in vita suo marito Osiride. Anche lei fa la sua prima apparizione su Thor n. 239 del 1975.
La terza personalità del protagonista che sembra trasparire in questa puntata potrebbe essere Jake Lockley, che nei fumetti di Moon Knight è un tassista in contatto con molte spie, violento, che spesso agisce alle spalle di Marc. Questo elemento darebbe un significato leggermente diverso all’insistenza con cui ci viene proposta l’immagine del protagonista riflessa su tre superfici.
Nel processo, Harrow parla di Marc come di una persona malata e afferma: “Non ho idea di quante personalità possa avere”. Un’altra frase dell’antagonista sottolinea la personalità di Khonshu in modo simile a come si è visto spesso nei fumetti: “offuscata da gelosia e paranoia”.
Nei fumetti, inizialmente le identità alternative di Marc Spector sono pseudonimi usati per svolgere meglio le missioni: il disturbo dissociativo dell’identità viene inserito successivamente, come conseguenza dello stress nella gestione di quelle fittizie, e messo in scena in modi differenti dai singoli autori.
Anton Mogart è il ruolo interpretato dall’attore Gaspard Ulliel, scomparso prematuramente qualche mese dopo le riprese. Nei fumetti il personaggio è stato creato da Dough Moench e Bill Sinkiewicz nel 1981, per Moon Knight n. 3: nemico di Spector, ladro specializzato in furti di grandi opere d’arte, usa l’identità di Midnight Man. Il figlio di Anton, Jeff Wilde, è Midnight, per breve tempo aiutante di Moon Knight, prima di essere trasformato in un cyborg dagli scienziati dell’Impero Segreto.
Nella serie TV Mogart organizza i giochi di El-Mermah (molto popolari nell’Alto Egitto) e possiede molti cimeli storici. Il suo incontro con il protagonista è occasione per diversi omaggi e riferimenti: Layla propone a Marc l’identità fittizia di Rufino Estrada, probabilmente un riferimento a uno dei cognomi dell’interprete, il cui nome completo è Oscar Isaac Hernández Estrada.
Nelle presentazioni, Bek, uomo di Mogart, fa riferimento a un evento accaduto a Layla e Anton a Madripoor, città fittizia dell’Universo Marvel vista in The Falcon and the Winter Soldier e creata da Chris Claremont e Steve Leialoha nel 1985 per New Mutants n. 32. Si tratta di un’isola-stato nel Sud-Est asiatico, tra Singapore e Sumatra, divisa tra la ricca Hightown e i sobborghi di Lowtown, abitata prevalentemente da criminali. Madripoor ha ospitato spesso avventure di Wolverine in stile spy-story.
Il nome Bek potrebbe essere un riferimento a Kareesh-Bek, un avversario del Cavaliere Lunare comparso per la prima volta in Moon Knight Vol.1 n. 18 del 1982. La dissoluzione di Khonshu, che perde forza e si disgrega quando l’Enneade lo intrappola nell’Ushabti, ricorda quella vista in Moon Knight (Vol.7) n. 14, scritto da Jeff Lemire.
Moon Knight, il fumetto
Ideato da Doug Moench e Don Perlin, Moon Knight fa il suo esordio nel 1975 sul n. 32 di Werewolf by Night: Marc Spector, ex agente CIA, atleta e pugile, è un mercenario ingaggiato dai villain per cacciare Licantropus (Jack Russell), di cui diventa presto alleato. Spector viene assoldato da Raoul Bushman per una spedizione in Sudan alla ricerca del dio egizio Khonshu: Bushman uccide gli archeologi Peter e Marlene Alraune e lascia Marc in fin di vita.
Spector si risveglia davanti alla statua di Khonshu, che gli chiede di servirlo come Cavaliere Lunare della Vendetta. Tornato negli USA con la statua, diventa dunque l’eroe mascherato Moon Knight, assistito dall’amico pilota Jean-Paul DuChamp, detto Frenchie. Oltre a sentire la voce di Khonshu, Spector soffre di personalità multipla e usa altre identità, come Jake Lockley, Steven Grant, Yitzak Topol.
Moon Knight ha diversi poteri, che aumentano di notte e ancora di più con la luna: forza, resistenza, agilità, velocità, invisibilità al buio, fattore di guarigione, immunità a controllo mentale, telepatia, virus, droghe e veleni. Talvolta il personaggio milita nei Secret Avengers.