Nel luglio del 2018 usciva in Giappone Mirai, ad opera dello Studio Chizu . Fu presentato in anteprima mondiale al Festival Di Cannes del 2018, e ricevette la candidatura come miglior film di animazione alla novantunesima edizione della cerimonia degli Oscar.
Per Mamoru Hosoda, autore nonché regista, fu il più grande successo registrato. Sempre a lui si deve la direzione di Wolf Children , uscito nel 2012.
Il film è ora disponibile in versione sia doppiata che sottotitolata sulla piattaforma statunitense di Netflix, a partire da lunedì primo giugno. Il film era stato diffuso nelle sale americane grazie alla GKIDS per due volte, nel novembre del 2018 e nel febbraio del 2019.
Mirai, sorella dal futuro
Al centro delle vicende c’è la crescita emotiva di Kun, un bambino giapponese di 4 anni. La storia inizia quando sua madre dà alla luce la sua sorellina, Mirai, il cui nome in giapponese significa letteralmente “futuro”. Kun non è affatto felice del nuovo arrivo, perché si sente messo in disparte dai genitori e sviluppa una forte gelosia verso la bambina.
Man mano che i giorni passano Kun si ritroverà coinvolto in situazioni molto strane, probabilmente frutto della sua fantasia: un giorno incontra la figura umanizzata del suo cane Yukko, con cui si ritrova a litigare perché anche Yukko si è sentito trascurato dopo l’arrivo di Kun.
La comparsa di Yukko in versione umana sarà solo l’inizio: dopo il Doll’s Day sarà la volta della Mirai adolescente, tornata per riporre le bambole che le sono state regalate ed evitare che questo le porti sfortuna.
Un secondo viaggio nel tempo porterà Kun nel passato, quando sua madre era piccola. Assisterà così a una scena fin troppo familiare, vedere una bambina che litiga con la madre, ossia sua nonna. Rispecchiandosi, riesce a capire meglio il comportamento di sua madre.
La serie di avventure, reali o immaginarie, raggiungerà però il suo scopo: Kun accetterà il ruolo fi fratello maggiore di Mirai, e inizierà a volerle bene.