Ammettiamolo, chi non ha mai sognato di diventare un fumettista? Alzi la mano chi non ha mai desiderato di trovarsi al posto di Mashiro e Takagi, il duo di mangaka noto come Ashirogi Muto protagonista di Bakuman.
La situazione italiana è però ben diversa da quella giapponese, e se davvero hai intenzione di intraprendere questo tipo di carriera, è meglio farlo conoscendo la situazione e ridimensionando un po’ le tue aspettative di successo e gloria.
MeFu – Mestieri del Fumetto è un gruppo di ricerca creato dai fumettisti Claudia Palescandolo, Emanuele Rosso e Samuel Daveti. Si tratta di un sito web che si propone di raccogliere informazioni sulla situazione economica dei professionisti italiani che si occupano a vario titolo della realizzazione dei fumetti.
Il sito comprende un elenco, una sorta di censimento degli autori di fumetti attivi in Italia, cioè con almeno un titolo pubblicato negli ultimi 7 anni, e una sezione dedicata alle più diffuse pratiche contrattuali nell’editoria a fumetti del nostro paese.
Il MeFu ha anche realizzato nel 2020 un interessante sondaggio il cui esito è stato da poco diffuso. Si tratta di un doppio questionario sottoposto agli autori di fumetti volto a indagare sia le condizioni generali di lavoro che le condizioni contrattuali delle singole opere. Il campione preso in esame è di 339 autori e 255 opere, ovviamente in forma anonima.
Si evidenzia subito il forte gender gap presente nel settore, con i creatori che costituiscono i 3/4 del totale, mentre le creatrici solo 1/4. È possibile notare tra i creatori una forte preponderanza, quasi il 50%, di disegnatori, mentre per le creatrici il panorama è più diversificato, con una quota maggiore sia di autrici uniche (cioè che si occupano sia di disegno che di sceneggiatura) che di coloriste, inchiostratrici e letteriste (con un incidenza più che doppia rispetto ai colleghi maschi).
Il mercato è suddiviso quasi equamente tra graphic novel (48,1%) e periodici (39,0%), con il 12,9% di autori che lavora con entrambe le tipologie di opere.
Per quanto riguarda il reddito annuale dei creatori di fumetti italiani, tra i fattori che più influiscono sui guadagni c’è l’ampiezza geografica del mercato di riferimento. L’81,9% di chi pubblica solo in Italia guadagna dal proprio lavoro artistico meno di 5000 € all’anno, contro il 36,0% di chi pubblica anche o esclusivamente all’estero.
Ad aver pubblicato almeno un’opera all’estero è però il 56,4% degli autori intervistati. Tra questi, il 49,4% ha pubblicato esclusivamente all’estero. Al di fuori dell’Italia, i paesi nei quali i nostri connazionali hanno più successo sono Francia, Belgio, Stati Uniti e Canada.
Il 74,2% degli intervistati dichiara che, quando gli viene chiesto che lavoro fa, risponde fumettista. Questo nonostante il 47% di loro sia costretto a fare anche un secondo lavoro indipendente da quello di fumettista. Il 43% ammette di ricavare almeno metà del proprio reddito dal fumetto, mentre il 23% dichiara che il fumetto non è la propria fonte di reddito principale. Solo il 18% degli autori fa il fumettista come unica attività lavorativa.
Il metodo di pagamento preferito dalle case editrici italiane è, con il 65,7%, l’anticipo sulle royalties derivanti dalla cessione del diritto d’autore. Il 79,8% degli autori non percepisce altro pagamento derivante dalla percentuale di copie vendute, il che significa che l’anticipo sulle royalties è tutto quello che guadagna dalla pubblicazione del suo fumetto.
L’ammontare dell’anticipo varia in base al ruolo. Per l’80,8% degli autori unici arriva fino a 4000 €, per il 94,0% degli sceneggiatori invece non supera i 3000 €.
Per i disegnatori la questione si fa più complessa. L’anticipo arriva fino a 2000 € per il 54,7% di loro, per il 14,5% sta tra i 5000 e i 10.000 €, mentre per il 23,8% di loro supera i 10.000 €.
Puoi leggere il rapporto completo del MeFu qui. Oltre a contenere dati più completi, esso include anche molti commenti degli autori, che pongono l’attenzione su numerosi problemi dell’industria editoriale così come loro la percepiscono. Tra questi c’è l’enorme peso che ha la distribuzione sul prezzo di copertina finale delle copie e l’assenza di un’associazione di categoria.