Per celebrare i 40 anni del personaggio, Sergio Bonelli Editore ristampa L’oceano dei veleni, storia ambientista di Martin Mystère, scritta da Alfredo Castelli su soggetto di Elio Ottonello, con disegni di Giancarlo Alessandrini, pubblicato per la prima volta nella primavera del 1991 sulla testata principale del detective dell’impossibile, sui numeri 109 e 110.
Il volume, cartonato di 224 pagine in bianco e nero in formato 19,5 x 26 cm, è in vendita a 24 euro dall’11 dicembre.
La storia è ambientata nel cuore dell’Oceano Pacifico, nella Polinesia australe, dove una nave scarica fusti di rifiuti tossici molto inquinanti. L’avvelenamento delle acque e dell’ambiente circostante causa un’epidemia nelle isole Samoa.
Trama di Martin Mystère – L’oceano dei veleni
L’albo si apre con l’abbattimento dei satelliti americani Alfa e Beta da parte di un omologo sovietico. Uno dei due statunitensi precipita nell’oceano Pacifico.
Nello stesso oceano, la Glomar Explorer, ufficialmente nave di ricerca geo-mineraria, scarica per conto della Western Pacific Ltd molti rifiuti altamente tossici nell’abisso Vitjaz, presso le isole Tonga.
Martin Mistère é in vacanza sulle isole Samoa statunitensi. Durante una videoripresa subacquea, lo studioso e Java sono attaccati da uno squalo, ma tornano sani e salvi in superficie, sulla Gold, dove li aspetta Diana. Sull’isola Tuituila, Martin viene inaspettatamente nominato nuovo capo.
La Glomar Explorer riceve l’ordine di scaricare i rifiuti tossici su un fondale basso, aumentando enormemente il rischio di inquinamento: infatti provoca un’epidemia su un’isola vicina. Nel frattempo, la nave viene ingaggiata dagli Stati Uniti per recuperare i resti del satellite Beta: Greenpeace la tiene d’occhio. Al rientro da un’escursione alla ricerca di resti megalitici, Martin scopre che tra gli intossicati c’è anche Java e cerca di scoprire a cosa è dovuta la concentrazione di cicutossina nelle acque dell’oceano.
Il Detective dell’Impossibile, che sente sempre più spesso la voce di un vecchio saggio polinesiano, chiede informazioni all’amico Chris Tower, ex capo dell’agenzia governativa segreta Altrove, il quale preferisce non rivelargli la verità, anche per non metterlo in pericolo, ma poi gli fa sapere che dietro l’avvelenamento c’è la Caldwell, Hunt and Co.
Intanto, la Rainbow di Greenpeace intercetta la Glomar Explorer e, chiesto invano di salire a bordo, la abborda con due gommoni. Dopo una colluttazione tra volontari e marinai, arriva un sommergibile dell’esercito americano e mette in fuga i gommoni e la Rainbow.
Una ricerca presso gli archivi dell’Hawaian Telegraph permette a Martin di ricostruire la vicenda: i legami della società con il governo americani e l’esperienza nella gestione di rifiuti tossici. Ma ancora più determinante è l’esperienza mistica che gli consente di essere istruito dallo spirito del saggio Konga. Ripresa la via del mare, Martin Mystère viene inseguito dalla CIA che prova a invano a eliminarlo.
Mentre uno tsunami provoca un terremoto che fa precipitare nel sottosuolo il reattore nucleare della Western Pacific LDT, a Maui-Nui, il detective dell’impossibile fa naufragio, ma viene salvato da Strokov, che lo seguiva per conto del KGB.
Sviluppo
La storia, abbastanza complessa, coniuga l’avventura e il mistero con la questione dell’inquinamento, risultando tristemente attuale a oltre 30 anni di distanza. Le tavole di Alessandrini sono molto piacevoli, tuttavia l’aspetto visivo della storia è un po’ statico. Nonostante Martin Mystère abba avuto storicamente meno vincoli grafici rispetto a Tex, Zagor e Mister No, ne L’oceano dei veleni lo stile realistico concede poco alle sorprese, all’interno di una griglia abbastanza classica (quasi tutte le tavole sono di 6 vignette, o 5 con che si sviluppa in orizzontale).
L’oceano dei veleni è uscito in tre puntate tra l’aprile e il giugno 1991, quando la situazione politica mondiale era diversa da quella attuale: esisteva ancora l’Unione Sovietica, dissoltasi poi sei mesi dopo. Con la nascita della Federazione Russa sembrava venir meno la Guerra Fredda.
Tra i contenuti extra, un approfondimento sull’inquinamento marino, a cura dei giornalisti ambientali Stefania Divertito e Marco Gisotti. Il volume si chiude con informazioni e aneddoti legati al racconto.
Il primo riguarda la nave protagonista della storia. Il termine glomarization (o Glomar response o Glomar Denial) si riferisce a un’informazione che ufficialmente non è “né confermata né smentita”: deriva da Glomar Explorer, nome dato alla nave del fumetto ma già appartenuto a una imbarcazione esistita veramente.
Nel 1968 il sottomarino Halibut della CIA aveva identificato il relitto del sottomarino atomico sovietico K-129, affondato a nord ovest delle Hawaii. Nel 1971, con un investimento enorme, la GLObal MARine di Howard Hughes cominciò a costruire l’imponente Glomar Explorer, una nave da cinquantamila tonnellate, lunga 189 metri, in grado di calare negli abissi grandi artigli, destinati a recuperare il K-129. Ma la nave venne presentata come mezzo di estrazione del manganese.
Quando il Los Angeles Times venne a sapere dell’iniziativa, la CIA cercò di bloccare la pubblicazione di notizie e, alla richiesta di informazioni, rispose con il quello che divenne famoso come Glomar Denial, “Non confermo né smentisco”. Dopo un lungo periodo di inutilizzo, nel 1996 venne trasformata in una enorme trivella navigante in grado di raggiungere grandi profondità, rinominata GSF Explorer.
Un accenno all’intricata mitologia del Pacifico meridionale: in ogni isola gli stessi personaggi sono visti in modo differente, talvolta contraddittorio. Una delle divinità maggiori è Tangaroa, nome evocato da Martin Mystère. Nella mitologia neozelandese Maori è il figlio del cielo e della terra e ha molti fratelli, tra cui il rivale Taane. È il dio del mare, rappresentato come una balena, padre delle creature marine che compaiono nel fumetto. Taane protegge invece la terraferma e i suoi abitanti.
Nella mitologia hawaiana, la creatura “che cambia forma quando si gira di fianco salendo dagli abissi” è la divinità marina Kanaloa, simboleggiata dal calamaro o dal polpo. Corrisponde allo scandinavo Kraken – versione usata nel racconto – termine che identifica giganteschi mostri marini descritti
nei racconti dei marinai.
Probabilmente si tratta di giganteschi cefalopodi: seppie, polpi, calamari e piovre, dotati di becco robusto, occhi enormi e tentacoli con ventose, in grado di trascinare negli abissi intere navi. Creduti inizialmente creature mitiche, nel XIX vennero identificati con i calamari Architeuthidae, che vivono a grandi profondità e possono raggiungere i 18 metri.
Gli autori
Alfredo Castelli ha esordito giovanissimo, nel 1965, creando con Paolo Sala la prima fanzine fumettistica italiana, Comics Club 104, e disegnando Scheletrino, pubblicato sugli albi di Diabolik, per il quale scrive diverse storie.
Collabora con gli editori Universo (Pedrito el Drito, Rocky Rider, Piccola Eva), Mondadori (Topolino), Alpe (Tiramolla) lavora su pubblicazioni per ragazzi come Tilt e Horror: su quest’ultima ha fatto la prima comparsa Zio Boris, tuttora pubblicato negli albi di Martin Mystère. Successivamente lavora con Silver su Eureka, quindi pubblica su Supergulp! e Magic Boy.
Tra i numerosi personaggi creati, Van Helsing (per Psyco, nel 1970), Gli Astrostoppisti e Mister Charade (per Il Giornalino, dal 1971). Più numerosa la produzione per il Corriere dei Ragazzi: Gli Aristocratici, Tilt, L’Ombra, L’Omino Bufo, Otto Kruntz. La collaborazione con il CdR inizia nel 1972, in un modo particolare che viene raccontato in apertura del volume L’oceano dei veleni.
Nel 1982 crea per Sergio Bonelli Editore la sua serie più nota, Martin Mystère – da cui nasceranno L’Almanacco del Mistero nel 1987 e Zona X. Con l’editore milanese collabora dal 1971, scrivendo storie per “L’Uomo delle Nevi” e “L’Uomo di Chicago”, quindi per Zagor e Mister No.
Castelli scrive i team up del detective dell’impossibile con Mister No, Nathan Never e Dylan Dog. Per l’indagatore dell’incubo firma Dal profondo, il numero 20 della serie principale, Incubo impossibile, Color Fest n. 12.
Castelli è anche giornalista professionista, autore televisivo e radiofonico, pubblicitario, sceneggiatore cinematografico, storico del fumetto delle origini e della letteratura popolare: è autore di saggi come The Adventures of Obadiah Oldbuck, Histoire de Mr. Lajaunisse e Ally Sloper, the First Comic Superstar, Aspettando Yellow Kid, Eccoci ancora qui!, The Yellow Kid in McFadden’s Flats, Fumettisti d’invenzione, Fantomas, Arsène Lupin e – prossimamente – Magia a fumetti.
Giancarlo Alessandrini fa il suo esordio nel 1972, collaborando con il Corriere dei Ragazzi, per cui disegna sceneggiature di Mino Milani, Alfredo Castelli, Franco Manocchia e Pier Carpi.
Nel 1977 collabora con Sergio Bonelli Editore: disegnare Ken Parker e L’Uomo di Chicago per la collana Un Uomo Un’Avventura. Nell’aprile 1982 disegna e realizza la copertina di Gli Uomini in Nero, primo numero di Martin Mystére, di cui diventa disegnatore regolare: se Castelli è il creatore del personaggio, la grafica e le tavole del detective dell’impossibile sono legate strettamente ad Alessandrini.
Per Dylan Dog disegna Senza Nome (Gigante n. 13) Il banco dei pegni (Color Fest n. 7), L’odio non muore mai, n. 324 della serie principale. Sempre per Bonelli realizza il l’Albo Speciale n. 20 di Tex.
Nel 1980 diventa collaboratore de Il Giornalino. Negli anni 90 collabora con testate antologiche, disegnando L’uomo di Mosca (su Torpedo) e Anastasia Brown (su L’Eternauta). Nel 1992 riceve lo Yellow Kid come migliore disegnatore italiano, l’anno dopo pubblica una sua biografia nella collana Immagini & Parole della Tornado Press. Nel 2006 disegna un Texone su testi di Claudio Nizzi: Canyon Colorado.