Buongiorno icrewer e bentornato ad Otakult, l’unica rubrica che ti suggerisce gli anime da dover assolutamente guardare (o leggere). L’opera che prenderemo in esame oggi è Lupin III (Rupan Sansei), del maestro Monkey Punch, venuto a mancare, purtroppo, proprio qualche giorno fa, l’ 11 aprile 2019.
Oggi, non sarà tollerato un “Chiiiii???” dopo la lettura dei nomi “Lupin” e “Monkey Punch”. Quindi, se è il tuo caso, visto che li hai già letti, ti consiglio di chiudere immantinente questo articolo e di andare a cercarti un nascondiglio al sicuro. In realtà, non ci sono posti al sicuro dalla tua coscienza peccaminosa, ma alla rubrica Otakult piace vederti affannato, nella speranza di salvarti.
Bando alle ciancie ed alle minacce (per ora) e catapultiamoci a “qualche giorno fa”, nel 1967.
STRUTTURA DELL’OPERA
Se Lupin III è riuscito a passare da generazione in generazione riscuotendo sempre un grande successo, è anche perché non esiste una vera e propria trama che faccia da fil rouge di tutta la produzione. Se il protagonista fosse stato l’ispettore Zenigata, si sarebbe potuto vedere, come obiettivo finale del personaggio, la cattura dell’antagonista. Per Lupin, invece, il discorso cambia. Le puntate sono formate, in grande maggioranza, da episodi autoconclusivi divisi nei consueti tre atti della narrazione: inizio, mezzo e fine.
PERCHE’ GUARDARE LUPIN?
Considerando tutto ciò, non stupisce come tutta la serie sia stata in grado di vivere per tutti questi anni senza che nessuno arrivasse mai a pretendere un finale definitivo. Inoltre, il passare dei decenni e la sospensione nel tempo delle vite dei personaggi hanno consentito alla serie anche di rinnovarsi e di mettersi al passo con i tempi, anche nella rappresentazione della tecnologia e della società.
Ovviamente, in una produzione così vasta, c’è spazio per tutti gli aspetti emotivi che una narrazione può stimolare. Le scene divertenti sono disseminate in tutta la produzione e, insieme alle scene d’azione, sono quelle più diffuse. Tuttavia, non mancano i picchi drammatici che assumono particolare intensità soprattutto nei lungometraggi o nei pochi gruppetti di episodi non autoconclusivi.
CONCLUSIONI
Lupin III non è il tipo di serie da prendere e consumare tutta d’un fiato. Il gran numero di episodi ed il loro isolamento narrativo fanno della serie, più che un “compagno occasionale”, un vero e proprio compagno di vita con cui continuare a divertirsi ad oltranza. Che il maestro Monkey Punch riposi in pace e gli sia lieve la terra.
Se sei arrivato sin qui, ci sono due possibilità: o ti sei goduto questo articolo annuendo, qua e là, con una lacrimuccia immaginaria o, non conoscendo l’opera e l’autore in oggetto, hai deliberatamente ignorato il consiglio di nasconderti in un posto sicuro. Se il tuo caso è il secondo, voltati…piano.