Alcune opere sono così delicate e trasversali da ottenere lo stesso effetto qualunque sia il modo in cui riusciamo a fruirle. È questo il caso di Let Me Eat Your Pancreas, per la prima volta nei cinema italiani dal 3 al 5 febbraio con Adler, in collaborazione con Dynit. Sul grande schermo arriva la versione live action, ultima arrivata dopo manga e anime, da noi conosciuti come Voglio mangiare il tuo pancreas, e naturalmente la light novel originale di Yoru Sumino. La pellicola è diretta da Sho Tsukikawa, per Toho Pictures.
Nel ringraziare lo staff italiano che ci ha permesso di fruire del film per potervi dare le nostre impressioni in anteprima, ricordiamo le prossime iniziative live action targate I Love Japan, Your Eyes Tell (7-9 aprile) e April Come She Will (28-30 aprile).
La trama di Let Me Eat Your Pancreas
Una storia come tante altre, un ragazzo e una ragazza trascorrono le loro vite a scuola un giorno dopo l’altro. Lui è timido, taciturno, solitario, senza amici. Lei è la ragazza più popolare della classe, è sempre allegra e pronta a una nuova avventura.
Durante la sua breve permanenza in ospedale, Haruki Shiga trova per caso un diario che appartiene a Sakura Yamauchi. Il volume racchiude i suoi pensieri riguardo la malattia che presto porrà fine alla sua vita. Questo episodio avvicina i due ragazzi, che condividono un grande segreto. Sakura infatti non vuole raccontare della sua situazione alle sue amiche, per evitar loro inutile sofferenza e passare i suoi ultimi momenti in modo sereno.
Shiga si troverà suo malgrado coinvolto in un rapporto di amicizia fuori dal comune, che avanza di pari passo col procedere della malattia di Sakura. Inizialmente per solidarietà e poi per sua precisa volontà, il giovane asseconderà piccoli capricci e grandi richieste, facendosi trascinare in numerose avventure.
Non è facile affrontare un lungometraggio come questo. Dal punto di vista tecnico si tratta di un film dalla regia molto pulita, precisa, che sa quando indugiare su un particolare, su un primo piano, e quando invece serve aumentare il ritmo della narrazione. Gli attori sono tra i più richiesti del momento, con una Minami Hamabe già premiata per la sua interpretazione e Takumi Kitamura come perfetto contraltare. I fan di vecchia data non tralasceranno la presenza di Shun Oguri, già visto e sentito in qualità di attore e doppiatore.
Al centro della scena c’è però una storia senza tempo, che indaga nell’animo umano, nei rapporti personali e nella futilità di alcuni manierismi culturali, costruiti per allontanarci, anche nei momenti in cui avremmo bisogno di condividere la nostra esperienza con qualcuno.
Sakura e Shiga sono divisi da tanti ostacoli, tanto da non riuscire mai a superare i rigidi standard di confidenza giapponesi. Tra di loro si pongono anche i compagni di classe, che non riescono a immaginare un motivo per cui queste due persone dovrebbero non solo frequentarsi, ma neanche parlarsi.
La prima parte del film ha l’impronta di Shiga, che vediamo da adulto, ormai professore, intento a rievocare ricordi dolorosi mentre offre il suo aiuto a una nuova generazione di studenti. L’uomo si racconta come un ragazzino impacciato, incapace di reagire a una situazione che gli è piovuta sulle spalle. Il peso della situazione è palpabile, nei suoi rapporti con Kyoko, migliore amica di Sakura, ma anche con l’ex fidanzato di lei.
Proseguendo col racconto veniamo a scoprire l’ambiguità dei sentimenti di Shiga, che da una parte comincia a sviluppare un certo affetto verso la ragazza, ma si vede anche trascinato suo malgrado in qualcosa di molto più grande di lui. Le richieste si fanno più insistenti, le situazioni più imbarazzanti e di difficile interpretazione, per lui.
In questa corsa contro il tempo, vediamo le prime uscite insieme, i primi momenti di intimità, anche i primi litigi. La percezione è sempre agrodolce, così come i sentimenti del ragazzo. Lo spettro della malattia di Sakura è sempre presente e anzi diventa motore di diverse situazioni, anche grazie alla sfrontatezza della giovane, di cui intravediamo però un lato oscuro. Il punto di svolta è rappresentato dalla presa di coscienza che tutto quello che sta succedendo non è una coincidenza, non è una casualità, ma una serie di scelte che i due hanno compiuto.
La seconda parte del film è la chiave di volta, il pezzo mancante del puzzle che avevamo di fronte fino a questo momento. Scopriamo finalmente il punto di vista di Sakura. Ogni singolo momento raccontato in questi quaranta minuti diventa un facile innesco per una pura commozione, preparate i fazzoletti prima di entrare in sala. I minuti volano via tutti d’un fiato, lasciandoci un po’ più vuoti, ma forse anche un po’ più sereni.
L’epilogo raccoglie l’eredità di Sakura e ci mette di fronte al mondo reale, alla necessità di continuare a vivere e proseguire il nostro viaggio. Possiamo cambiare, ma non dobbiamo mai smettere di evolverci, per il nostro bene e quello di chi ci circonda.