Ciao a tutti, prima di iniziare con la consueta recensione di oggi vi lascio la recensione della settimana scorsa dove abbiamo parlato del Cuneo dell’amore, un anime Yaoi degli anni ’90. Oggi come hai letto dal titolo parliamo di Made In Abyss, un anime piuttosto ostico da recensire. Ho impiegato soli due giorni per guardarlo tutto e vi posso assicurare che sotto quello stile tondeggiante “Made in Abyss” è una grande sorpresa, ma vediamone insieme la trama.
Trama
Riko, la nostra protagonista, è una giovanissima esploratrice che vive in un orfanotrofio che si occupa di accudire, crescere e addestrare i bambini che nella Città sull’orlo dell’Abisso sono rimasti senza una famiglia. Ogni esploratore è dotato di un fischietto che, a seconda del colore, ne decreta il rango: in ordine crescente di importanza sono rosso, blu, viola, nero e bianco; lei è un fischietto rosso, ma è sveglia, ingegnosa e assolutamente determinata a farsi strada nell’Abisso, per scovare tesori e raggiungere sua madre Lyza, un fischietto bianco.
Nel corso di una esplorazione al primo piano, viene attaccata da un mostro molto pericoloso di norma estraneo a quella zona, ma viene miracolosamente salvata da un giovane ragazzo-robot, che ha del tutto perso i ricordi di come sia arrivato lì e perché, e che verrà soprannominato “Reg” dalla giovane. L’affiatamento tra i due cresce molto in fretta, sino a che, in seguito ad alcuni avvenimenti, Riko e Reg decideranno di avventurarsi nell’Abisso da soli, per arrivare sino al fondo, ma più si scende nell’abisso peggiori saranno gli effetti di risalita.
Struttura dell’opera
“Made in Abyss” mi ha da subito positivamente impressionato, il disegno pare infantile e tende a ingannare lo spettatore, che potrebbe etichettarlo come un prodotto per bambini. La realtà è che il contrasto con la tenera età dei protagonisti e la brutalità delle situazioni che dovranno affrontare crea un coinvolgimento ancora maggiore, ingannato dal tratto esageratamente tondeggiante e pacioso. “Made in Abyss” sa essere crudo e crudele, non risparmia niente a nessuno e mette in chiaro sin dall’inizio che probabilmente non assisteremo a un semplice e banale lieto fine. Considerate comunque che in questa prima stagione la trama è ben lontana dal concludersi, visto che si interrompe non tanto dopo la metà del viaggio.
Trasportando sin dai primi momenti lo spettatore in un’atmosfera fantastica, Made In Abyss lo colpisce poi senza pietà con la sua durezza. Così, colui che si lascia stregare da questo perfetto insieme di ambientazione, immagini e musiche, finisce per scendere egli stesso nell’abisso, rimanendone segnato e affascinato. È un anime capace di farci tornare bambini, ridonandoci uno sguardo di innocente ma iper determinata curiosità sul mondo, che non vacilla nemmeno di fronte all’esperienza della crudeltà. Accompagnando Riko e Reg nella loro discesa, ci facciamo a nostra volta esploratori di noi stessi; e chissà quanto ancora dovremo scoprire prima di meritarci un fischietto bianco.
Nanachi e Mitty
D’altra parte devo ammettere che, se non fosse stato per le ultime tre puntate, il mio voto sarebbe stato decisamente più basso. Nanachi e Mitty per me possono definirsi come le protagoniste: la loro storia, il loro passato e anche la caratterizzazione dei loro personaggi è limato fino all’ultima linea.
Impressioni personali
Ho trovato l’ambientazione affascinante, ben ideata, e che non vedo l’ora di esplorare più a fondo, addentrandomi nei meandri dell’Abisso insieme alla giovane Riko, senza per fortuna dover subire gli effetti della risalita. “Made in Abyss” procede con il giusto ritmo narrativo, senza rallentare troppo, prendendosi il tempo necessario per creare dei personaggi con un certo spessore e soprattutto dipingendo l’ambientazione come è opportuno fare. Il tutto viene narrato sempre con una naturalezza e una verosimiglianza incredibili, perché più che sui discorsi, sulle spiegazioni (che a tempo debito vengono fornite) ci si concentra sulle emozioni, sulla visione del mondo di ciascuno dei personaggi e sul loro modo di affrontare ogni situazione.
L’abisso è stato costruito con coerenza e intelligenza, la sua esplorazione fa assaggiare allo spettatore l’adrenalina della scoperta, senza che possa sapere con precisione cosa dovranno affrontare i personaggi e quale meraviglie e segreti li attendono. Era veramente da tempo che un’opera non mi colpiva in maniera così globalmente positiva, e se dovessi trovare un modo per definire questo prodotto sarebbe un film Ghibli!
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