La dipendenza da videogiochi (o game disorder) è stata ufficialmente riconosciuta come malattia mentale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. La decisione è stata concordata nel corso della settantaduesima World Health Assembly, tenutasi a Ginevra.
Secondo le linee guida dell’Organizzazione, la malattia si presenterebbe con queste determinate caratteristiche:
- Mancato controllo dell’attività di gioco;
- Mettere costantemente al primo posto il gaming al posto di interessi e altre attività quotidiane;
- Giocare a tal punto da manifestare disturbi della personalità, problemi familiari, sociali, educativi e occupazionali.
La patologia è dichiarata se tali comportamenti perdurano per più di dodici mesi o in durata più breve se i sintomi sono particolarmente gravi. Tutti i punti evidenziati declinano dunque come soggetto che soffre di dipendenza da videogiochi non tanto un amante videoludico, quanto una persona che non è in grado di realizzare una genuina esperienza di gioco.
Già in vari anime e manga si sono manifestati apertamente gli effetti di questo disturbo. In alcuni casi esso è da collegare agli Hikikomori, individui che per scelta decidono di barricarsi in casa o, nei casi peggiori, nella propria stanza per evitare ogni qualsivoglia contatto sociale. Proprio all’interno di manga e anime tali soggetti sono spesso impegnati in attività videoludiche 24 ore su 24.
Alcuni esempi sono:
- Tatsuhiro Sato di Welcome to the HNK, giovane NEET chiuso in casa da diversi anni;
- Sora e Shiro di No Game No Life, assi dei videogiochi barricati in casa;
- Moriko Morioka di Net-juu no Musume, trentenne licenziatasi dal lavoro, appassionata di RPG.
Consapevoli del fatto che, già diversi media, hanno messo in luce il problema, è stato giusto annoverare questa malattia tra i disturbi mentali esistenti, che ammontano ora a più di 55 mila. Nonostante ciò, alcuni hanno manifestato apertamente dissensi circa la decisione della OMS, dichiarando che:
La dipendenza da videogiochi non è basata su prove sufficientemente solide per giustificare l’inclusione in uno dei più importanti strumenti regolatori dell’OMS.
Non resta che aspettare e vedere come si mobiliterà l’Organizzazione Mondiale della Sanità.