Il mare è un elemento che da sempre affascina scrittori e poeti, raccontando di viaggi, speranze ed avventure avvenute al largo, lontano delle coste e dagli occhi indiscreti della gente comune. Storie di pirati, forzieri e tesori nascosti, ma anche storie di uomini, semplici marinai ricchi di sogni di gloria per una scoperta, avventurieri di un vasto e sconfinato specchio azzurro pieno di segreti.
Quella di Toni Bruno è una storia che ci trasporta a bordo di una nave particolare, una nave realmente esistita, di cui esistono miti e leggende. La Belgica, questo è il suo nome, è un imbarcazione che tenterà l’impossibile, sfidando la resistenza dell’uomo e portando all’estremo la concezione di resistenza alla quale siamo abituati. Una storia di mare quella edita da Bao Publishing e che in questo primo volume, intitolato Il canto delle Sirene, accompagna il lettore in lidi sconosciuti affiancandolo ad un altro improbabile lupo di mare, che fino al giorno prima, non pensava minimamente di avere la stoffa per questo tipo di vita.
La Belgica, storia di uomini e mare
Uno degli aspetti che da sempre caratterizzano i racconti marittimi è quello di essere sempre in bilico tra la realtà e la superstizione. Storie di mare, di spiriti legati ad esso, di maledizioni e di speranze che spesso non trovano conforto nella riva, spingendo nuovamente i lupi di mare a salpare, in cerca di nuovo conforto e nuove rotte da scoprire.
La Belgica non è certo un eccezione, una nave piena di mistero e con un nome importante ed altisonante, capitanata dal losco capitano Adrien De Gerlache e di cui si narrano le avventure attraverso un diario di bordo, lo stesso che ha ispirato l’autore nel creare questa storia.
Il racconto parte da Ostenda, nel Belgio del 1897, nel porto in cui la nave è attraccata per fare rifornimento e poi ripartire alla volta del suo folle viaggio.
Un porto come tanti, dove vivono persone qualunque, come il giovane Jean, un ragazzo sempliciotto e dal cuore d’oro, troppo tranquillo ed ingenuo per la dura vita del porto di quegli anni. Un gatto nero aiuterà ad immergere il lettore in questa storia, che presto assumerà i toni di un racconto molto diverso dai soliti racconti sul mare.
Presto infatti, il nostro Jean verrà coinvolto in qualcosa di più grande di lui e la sua proverbiale ingenuità, farà si che al sua vita venga stravolta in modo a dir poco sorprendente, ritrovandosi quasi per caso a bordo di quella nave tanto misteriosa quando particolare. I suoi amici avevamo puntato a fare dei soldi facili, ma la gentilezza del ragazzo ed il suo voler evitare guai, lo porteranno a nascondersi tra le casse della nave, per poi risvegliarsi solo in mare aperto, non lasciando altra speranza, se non quella di doversi rimboccare le maniche ed imparare gli usi marittimi, tra i dissapori della ciurma.
La Belgica, il diario ed il viaggio
Le tavole che formano il racconto messo in atto da Toni Bruno sembrano quasi fuori dal tempo e sono decisamente particolari anche per il contesto di avventura marittima che vogliono raccontare. Si parla di mare, di credenze popolari e di vita sulle navi, tuttavia lo si fa guardando a quelle che sono le figure che raccontano queste gesta, ovvero i marinai.
Il primo volume de La Belgica racconta una storia di uomini in mare, ognuno con le proprie ambizioni, il proprio modo di fare e la propria speranza. C’è chi come il nostro Jean, imparerà a vivere il mare guardando speranzoso tre le onde in cerca dello sguardo della sua amata, e chi cercherà di improvvisare un guadagno in ogni sua mossa. Ognuno ha i suoi pensieri e tutti insieme sembrano quasi voler riempire le vele di questa nave che parte per il suo viaggio, raccontandosi attraverso le gioie ed i dolori che il mare farà incontrare ai malcapitati.
Il viaggio in Antartide sarà solo uno sfondo per raccontare le vite dei personaggi del racconto di Bruno. Personaggi realmente esistiti e che si modellano in questo racconto, dando vita anche a quella persona che, in tutto il diario di bordo della Belgica, non viene mai nominato e ricordato.
Un racconto profondo, che tuttavia manca di quel briciolo d’azione tipico di questo genere di racconti, e che spesso sfocia, per via della tecnica di disegno utilizzata, nel creare confusione al lettore per la similitudine tra alcuni personaggi. Un senso di smarrimento che si sposa bene con il racconto però, dando proprio il senso di avere tra le mani un diario vecchio di oltre cent’anni, che racconta un mondo che oramai non è più cosi nitido e cristallino.