“Ehy, nonno, il club di koto che hai creato è fantastico. Davvero lo è“.
Kono Oto tomare! è uno shounen scolastico, musicale, creato dall’omonimo manga di Amyuu Sakura, ora in corso.
La trama
La storia dell’anime ruota attorno ai membri del club di koto, uno strumento a corde tradizionale giapponese. Kurata Takezou, unico membro rimasto dopo che le sue senpai si sono diplomate, ha il duro compito di trovare nuovi partecipanti. Dal nonnulla, ecco che salta fuori Chika Kudō, il quale entra nell’aula del club chiedendo di poterne fare parte. All’inizio Takezou è restio, anche perché intorno al ragazzo biondo girano brutte voci: Chika ha infatti alle spalle un passato da delinquente e nasconde un terribile segreto che verrà a galla in seguito. Quando però Chika viene accusato ingiustamente di aver picchiato Takezou, ecco che il senpai prende coraggio e lo difende. Grazie a ciò scopre che Chika aveva un nonno, fondatore del club di koto, morto dopo un assalto di alcuni delinquenti. La colpa era ricaduta nientemeno sul povero ragazzo. Da allora era stato etichettato senza via di ritorno, come delinquente.
Nel corso delle varie puntate entrano in scena nuovi personaggi, tra cui Satowa Hōzuki, un genio del koto proveniente da una ricca famiglia che gestisce una scuola musicale e i tre amici di Chika: Saneyasu Adachi (Sane), Michitaka Sakai (Mittsu) e Kōta Mizuhara, i quali non hanno smesso mai di credere a Chika fin dal momento in cui il ragazzo li aveva salvati durante una lotte impari in terza media. Infine si unisce la compagna di classe di Takezou, Hiro Kurusu, la quale, dopo un inizio burrascoso nel quale non fa altro che cercare di buttare zizzania tra i membri del club, ne diventa un membro ufficiale. Ecco che il club di koto ha tutti i membri, pronti a lottare per raggiungere le nazionali.
I personaggi e la loro crescita
Ogni personaggio dell’anime racchiude in sé un dolore che cerca di nascondere, proveniente da un passato difficile da dimenticare.
Iniziamo dal nostro senpai, presidente del club di koto, Takezou. Lentamente scopriamo le sue insicurezze, derivate dall’imbarazzo di non essere entrato nella scuola a cui puntavano i suoi genitori e i suoi compagni delle medie e dal fatto di non essere in grado di difendere la sua passione per il koto dai commenti negativi di suo fratello. Si sente debole e mediocre. Vuole arrivare alle nazionali ma parte sfiduciato.
Abbiamo poi Chika che cerca in tutti i modi di dimostrare di essere cambiato, di non essere più quel ragazzino ribelle che era al tempo delle medie, quando ancora viveva con suo nonno. Abbandonato dai genitori, il suo atteggiamento non era altro che uno sfogo interiore che lo portava a comportarsi da vero e proprio delinquente, a ricercare le risse e a non poterne fare a meno. Eppure ora ha una passione: la musica, e il suo koto, quello strumento musicale creato per lui da suo nonno. Gli è stata data una seconda possibilità e non ha intenzione di sprecarla.
Infine abbiamo Satowa, più fragile di quanto non voglia apparire. Figlia di un famoso suonatore di koto, per dimostrare alla madre il suo valore, non ha fatto altro che dedicarsi alla musica fin da bambina, sacrificando le amicizie e rimanendo da sola per poi finire estraniata dalla sua stessa famiglia quando decide di suonare un pezzo diverso da quanto aveva dichiarato, perdendo una gara importante.
Durante lo sviluppo della storia, siamo i primi testimoni del loro cambiamento, della loro crescita interiore e della riconquista di quella fiducia verso se stessi e gli altri che credevano di avere perduto. Il loro è un cammino difficile e tutto in salita, eppure ce la fanno. L’amicizia avrà un posto importante e non hanno intenzione di ricadere negli errori del passato.
I temi fondamentali
Oltre che la musica, sovrana indiscussa dell’anime, gli altri temi affrontati sono di certo l’amicizia e la fiducia, sia in se stessi, sia negli altri. Non è facile aprirsi e affidarsi alle persone che ti stanno vicino, forse difficile credere anche nell’amicizia, dopo che si è rimasti delusi e scottati per così tanto tempo. Ognuno dei personaggi, come già detto prima, si porta dentro delle ferite ancora fresche, non totalmente rimarginate, ma semplicemente accantonate perché troppo difficili da affrontare. Eppure ce la fanno. Riescono ad affrontare le loro paure imparando un’importante lezione: non si è mai soli, c’è sempre qualcuno disposto a tendere la mano. Ecco che cosa impariamo da questa dolce e malinconica storia: è sempre possibile superare il passato e guardare verso il futuro. Dare agli altri una seconda possibilità non è una cosa brutta anzi. Forse ci sono degli obiettivi che da soli non si possono raggiungere. Solo affidandosi ai propri amici si può condividere uno stesso sogno e raggiungerlo sarà più divertente e appagante.