Il nome di Gō Nagai, al secolo Kiyoshi Nagai, ha legato il suo nome a tanti manga che hanno fatto la storia: da Mazinger Z, capostipite di tutti i mecha, a Devilman, una storia dai tratti cupissimi in cui il vero orrore non viene portato dai demoni ma dalla stessa umanità.
Accanto a titoli così seri e truculenti, però, Nagai ha anche dato vita a opere più leggere e scanzonate, oltre che volutamente provocatorie, ma non per questo meno interessanti: e una di queste è Kekko Kamen, pubblicato dal 1974 al 1978 e raccolto in 5 volumi, considerato uno dei primi esempi di manga ecchi se non addirittura, per alcuni, hentai (per quanto manchino scene di sesso).
Kekko Kamen, la combattente (ignuda) della giustizia
Ma un giorno le cose cambiano, perché qualcuno sfida la rigida autorità del preside e dei suoi galoppini. Il suo nome di battaglia è Kekko Kamen e il suo volto è nascosto da una maschera, ma sono altre le caratteristiche che balzano all’occhio: viso a parte, la ragazza si batte completamente nuda.
A suon di nunchaku, calci, acrobazie e improponibili mosse finali, Kekko Kamen porta avanti la propria battaglia contro Unghia del Piede di Satana, difendendo in particolare la studentessa del primo anno Mayumi Takahashi, spesso vittima delle angherie e dei soprusi dei docenti.
Una spassosa parodia, che però fa riflettere
Anche Kekko Kamen non risparmia frecciate alla rigidità dell’istruzione nipponica e agli abusi di potere del corpo docenti, anche se tutto viene calato in una realtà demenziale e tremendamente comica. Non a caso, già il nome del principale antagonista del manga è a dir poco ridicolo (Unghia del Piede di Satana, mica Lucifero o Dottor Inferno!) e anche gli altri avversari dell’eroina sono quasi sempre grotteschi, deformi, goffi nonostante il loro sadismo.
La stessa protagonista è di fatto una parodia di Gekko Kamen, anime su un giustiziere mascherato che spopolava in quegli anni. Solo che lì il tono era piuttosto serio, nell’opera di Nagai predominano le atmosfere della farsa, la commedia spicciola e a volte anche volgarotta, i giochi di parole e le acrobazie di un’eroina che, per finire i nemici, spesso non trova di meglio da fare che saltar loro addosso e sbattere la patata in faccia. KO assicurato!
Visto con l’occhio di oggi, Kekko Kamen non regge il confronto con gli ecchi moderni, molto più smaliziati e sessualizzati; ma nella sua ingenua provocazione e nella sua semplicità riesce ancora a regalare risate, oltre a mettere alla berlina un sistema scolastico che è sempre stato nel mirino dell’autore.