Cosa potrebbe unire Julia Kendall, la celebre criminologa di Garden City, al celebre Pinocchio? Come potrebbero incontrarsi un personaggio che vive nel mondo reale, ricco di criminali e assassini e un personaggio delle fiabe che da 140 anni allieta i bambini di tutto il mondo?
Se pensi che sia un incontro impossibile, sappi che nella letteratura nulla lo è; Giancarlo Berardi che ha unito due grandi classici in Nel Paese dei Burattini, volume di cui parleremo oggi.
Contaminazione è la parola d’ordine che anima il volume, così come la maggior parte delle opere letterarie: se Berardi spesso è stato citazionista nelle sue opere, tanto in Julia quanto in Ken Parker, oggi può unire direttamente proprio con la contaminazione (in senso ovviamente positivo) due opere apparentemente inconciliabili tra di loro.
Dico apparentemente perchè la versione collodiana di Pinocchio, contrariamente a quella più edulcorata di Walt Disney, sotto la maschera della fiaba nasconde tematiche molto importanti come la povertà e la morte, che affliggeva specialmente le classi più povere della società. Tutti temi tipici della letteratura dell’epoca e che ritroviamo anche in alcune opere di Lorenzini precedenti alla favola del burattino, che in definitiva avvicinano Pinocchio al mondo di Julia, che sotto le spoglie di una tranquilla insegnante universitaria da la caccia a “mostri” poco fiabeschi e molto reali.
Va da sé che, diversamente dalla citazione, per godersi appieno Nel Paese dei Burattini bisogna conoscere bene l’originale di Collodi, anche se la storia risulterebbe comunque godibile anche ai neofiti.
Tra balocchi e burattini
Durante il consueto viaggio in Italia con il fidanzato, il vicequestore Ettore Cambiaso, Julia isi ritrova immersa in una nebbia che obbliga la coppia a fermarsi nel mezzo del nulla, complice un navigatore guasto (ma lo sarà davvero?). A soccorrere i giovani ci pensa Odoardo, simpatico contadino talmente tipico da potersi definire parte del paesaggio della Val d’Orcia; il gioviale signore li inviterà a fermarsi presso la sua fattoria, per godersi la cucina della moglie Bice e un po’ di calma prima di rimettersi in viaggio.
Tra una lezione di cucina, con l’obiettivo di preparare un gustoso piatto di Pici e una cena a base rigorosamente di carne ecco sbucar fuori Pinocchio, sotto forma di vecchio libro consunto appartenuto proprio ad Odoardo, uno dei pochi appartenuto ad un uomo tanto pragmatico e l’unico da lui realmente apprezzato.
Non si può non leggere un grande classico nel luogo più vicino alla sua nascita e alla sua ambientazione e così Julia si ritrova a letto con la vecchia copia di Pinocchio, che legge avidamente. Quando decide di seguire Ettore nel mondo dei sogni, una luce brillante attira la criminologa alla finestra e in men che non si dica (dopo un magico cambio d’abito), Julia si trova risucchiata nel magico mondo di Pinocchio.
Ma stiamo pur sempre parlando delle avventure di una criminologa per cui non è tutto esattamente come lo ricordiamo: Pinocchio è consapevole di essere il personaggio di una storia inventata, con la più classica delle rotture della quarta parete, Geppetto è sparito e la Fata dai capelli turchini è stata costretta a svolgere un lavoro più prosaico in un casa chiusa della città.
Questo perchè qualcuno ha portato una ventata di modernità nella fiaba che tutti conosciamo, ma di quella modernità che distrugge un po’ tutto, sopratutto la magia. Qualcuno ha convinto i personaggi di Pinocchio, che serva una svecchiata per competere in un mondo fatto di videogiochi, show televisivi e bitcoin; qualcuno che ha illuso tutti quanti promettendo ricchezza e criptovalute in quantità, purchè Pinocchio sparisca sostituito da un nuovo burattino.
Del tutto assente il Grillo Parlante e con la Fata (che in realtà pare si chiami Gina) ridotta a vendere il proprio corpo perchè di questi tempi “è difficile tirare avanti con le magie e la bontà e gli insegnamenti morali”, al povero Pinocchio non resta che affidarsi a Giulia, come la chiama lui, per risolvere la situazione e riportare le cose a come stavano in precedenza.
Assistiamo quindi così ad una rivisitazione di luoghi e personaggi cari a tutti gli amanti di Pinocchio che, sia pur rivisitati, mantengono intatto lo spirito degli originali finchè la criminologa, ormai presa dal vortice degli eventi, riesce a trovare Geppetto e ad affrontare Caretto, il vero cattivo proveniente dal nostro mondo.
Il tutto si conclude con il classico lieto fine e il dubbio se sia stato tutto un sogno o meno….
Segnali di Stile
Se Nel paese dei Burattini è una storia riuscita, il merito va tanto ai disegni di Marco Soldi quanto alla sceneggiatura di Berardi e Mantero. La storia ideata dal padre di Julia riesce a trasportare un personaggio abituato a muoversi in ben altri contesti senza particolari forzature, rileggendo il grande classico della letteratura con un omaggio attento e rispettoso dell’originale.
Molto apprezzabile, e credibile, la scelta di far parlare i personaggi con un accento tipicamente toscano che senza esagerare fornisce brio ai dialoghi.
I disegni di Marco Soldi, colorati da Matteo Merli sono molto puliti e la palette di colori morbidi utilizzati è adatta a rendere quello che, ad ogni modo, rimane un mondo di fiaba nonostante tutte le brutture e storture che lo contraddistinguono.