Gege Akutami, autore del popolare manga Jujutsu Kaisen pubblicato su Shonen Jump, non ha mai esitato a dare a Sukuna lo spazio che meritava come villain iconico. Fin dall’inizio della storia, è stato presentato come l’antagonista principale.

Conosciuto come Ryomen Sukuna, l’antico stregone soprannominato il “Re delle Maledizioni” era celebre per la sua impareggiabile padronanza delle arti magiche del Jujutsu. Durante l’Età dell’Oro della Stregoneria Jujutsu, nell’epoca Heian, tutti gli stregoni unirono le forze per eliminarlo. Tuttavia, il suo potere fu suddiviso tra le sue venti dita, causando caos anche dopo un millennio.
Nell’era moderna, si è reincarnato attraverso Yuji Itadori, dando inizio a una catena di tragedie. Per gran parte della serie, Sukuna è rimasto dormiente dentro il corpo di Yuji, intervenendo solo nei momenti cruciali per seminare distruzione. L’incidente di Shibuya ha segnato un punto di non ritorno: migliaia di vite spezzate dalla sua esibizione di potere. Più avanti, durante il Culling Game, Sukuna prende possesso del corpo di Megumi e affronta Satoru Gojo e gli altri stregoni nello scontro finale di Shinjuku.
Eppure, nonostante la sua costante presenza, Mahito — potente spirito maledetto della prima parte della serie — ha incarnato tratti ancora più odiosi, conquistandosi il titolo di miglior villain.
Jujutsu Kaisen, Mahito ha scatenato la rabbia nei fan
Sukuna è sempre stato una figura divina, un essere che si erge al di sopra di tutti, con un’arroganza supportata da un potere inarrivabile. Godeva nel dominare e guardava dall’alto in basso i deboli.
Mahito, invece, si è evoluto costantemente nel corso della sua permanenza nella serie. Nato dalle emozioni negative degli esseri umani, a differenza di Sukuna — che era uno stregone orgoglioso — Mahito aveva una visione del mondo completamente diversa. Si divertiva a manipolare le emozioni altrui con piani sadici e contorti. Come manipolatore di anime, non comprendeva il concetto umano di “cuore”.

La sua natura inquietante e il piacere nel destabilizzare le persone lo hanno reso un antagonista memorabile. Un esempio lampante è stato il modo in cui ha manipolato Junpei Yoshino: Mahito non aveva alcun guadagno reale nel tormentarlo, se non quello di rendere la sua vita meno noiosa. Questo lo ha reso l’incarnazione perfetta delle emozioni negative umane e quindi più vicino ai temi centrali della storia rispetto a Sukuna.
Mahito ha spinto Yuji al limite come nessun altro
Mahito non si è limitato a sfidare le abilità da stregone di Yuji: ha messo in discussione anche le sue convinzioni. Dopo aver ucciso Junpei, Mahito ha eliminato Nanami Kento davanti agli occhi di Yuji e ferito gravemente Nobara Kugisaki. Queste perdite hanno spezzato Yuji psicologicamente, esattamente come Mahito desiderava, ma al contempo lo hanno costretto a crescere, a perdere l’innocenza e ad accettare la sua vera identità e il suo scopo nel mondo.

Il confronto con Mahito ha portato Yuji a riflettere sul significato di essere uno stregone che elimina maledizioni senza esitazione. Mahito gli ha fatto comprendere che, in fondo, lui stava facendo la stessa cosa: i maledetti non provano alcun rimorso nell’uccidere gli umani, così come gli stregoni non provano colpa nell’eliminare le maledizioni. Questa realizzazione è alla base della famosa battuta di Yuji “Io sono te”.
Sebbene Sukuna abbia inflitto gravi sofferenze a Yuji, soprattutto dopo Shibuya, non lo ha mai costretto a mettere in dubbio i suoi principi. Per Sukuna, Yuji era solo un insetto da schiacciare. Mahito, invece, era una sorta di specchio distorto: lo vedeva come un esperimento, un giocattolo su cui ossessionarsi.

Questo lo avvicina a villain come il Joker di Batman, con cui condivide la capacità di creare un legame narrativo e psicologico che sopravvive anche dopo la sua scomparsa dalla scena.