La pubblicazione originale nipponica di Imperatore del Giappone. La storia dell’imperatore Hirohito risale al 2019. Dunque è con un ritardo piuttosto considerevole che presentiamo il primo volume di quella che potrebbe considerarsi un’opera di divulgazione storica a tutti gli effetti incentrata su una delle figure più affascinanti e a proprio modo controverse della Storia del Sol Levante: l’imperatore Shōwa, in vita Hirohito, padre dell’attuale imperatore emerito Akihito, che ha abdicato in favore del figlio Naruhito nel 2019, mettendo fine all’era Heisei, il cui tramonto fu a suo tempo celebrato da una moltitudine di artisti connazionali.
L’autore è Nōjō Junichi, che ha esordito nel 2001 con il seinen J. Boy. Imperatore del Giappone. La storia dell’imperatore Hirohito nasce come un’idea per celebrare i trentennale della scomparsa dell’imperatore Shōwa, del quale il fumetto racconta dettagliatamente la vita e le esperienze fin dalla prima infanzia, quando era ancora il principe Michi, figlio primogenito del futuro imperatore Taishō e nipote dell’imperatore Meiji, ascendenza che gli conferiva il titolo di kōson, riservato ai nipoti diretti del mikado.
Imperatore del Giappone. La storia dell’imperatore Hirohito, la storia di un bambino destinato a dominare non solo il Sol Levante
Come già saprai, all’indomani del bombardamento atomico subito dal Giappone nel 1945, l’imperatore Shōwa non poté che arrendersi incondizionatamente, ponendo di fatto fine al secondo conflitto mondiale, che proseguiva nel solo teatro dell’Oceano Pacifico dopo che in maggio il Terzo Reich aveva capitolato con la conquista di Berlino ad opera dei sovietici e il contemporaneo suicidio di Adolf Hitler.
Questo primo volume si apre nel giorno in cui l’imperatore arrendevole e il generale statunitense Douglas MacArthur, comandante supremo delle forze Alleate in Giappone, si incontrarono di persona per la prima volta: il 27 settembre del 1945, ossia venticinque giorni dopo la firma della resa da parte del primo e un mese e mezzo dopo la trasmissione via radio del Gyokuon-hōsō, quel famoso discorso attraverso il quale l’imperatore stesso dava personalmente l’annuncio della resa al proprio popolo, che ne ascoltava la ‘divina voce’ per la prima volta.
Dopo un breve ma significativo scambio di battute tra i due, l’azione si sposta per analessi al 1904. L’imperatore Meiji, principale protagonista della repentina modernizzazione del suo Paese avvenuta a partire dalla sua ascesa al trono del Crisantemo, è ancora in vita e tra la sua discendenza c’è già il giovanissimo kōson Michi, che proprio quell’anno farà la conoscenza dell’istitutrice Adachi Taka, figura che avrà un ruolo chiave per la sua formazione e alla quale si legherà molto a livello affettivo.
Il principe, sebbene ancora infante, mostra una determinazione ed una fermezza degne del suo futuro rango, che vengono ulteriormente rafforzate dall’entrata nella sua vita del generale Nogi Maresuke, veterano delle allora recenti ed entrambi vittoriose guerre sino-giapponese e russo-giapponese, nonché tormentato a causa della perdita dei propri figli in battaglia e con essi di molte delle sue truppe, sofferenza che finisce per lavare via facendo seppuku nel 1911, all’indomani della morte dell’imperatore Meiji.
Il decenne principe Michi diviene così il principe ereditario Hirohito e diviene sua responsabilità apprendere l’arte del regnare, onere affidato a Sugiura Jūgō, che si dimostra una personalità magnetica per il principe tanto quanto il defunto generale Nogi.
Lento ma interessante
Trattandosi di una biografia a fumetti, non si può pretendere di trovarsi di fronte a vignette ricche di azione o di dettagli scabrosi. Per questo motivo, si può dire che Imperatore del Giappone. La storia dell’imperatore Hirohito sia di fatto un’opera ricercata e rivolta a quella fascia di pubblico interessata alla Storia giapponese contemporanea. Contemporanea perché per quanto il regno dell’imperatore Shōwa si sia esaurito all’interno del secolo scorso (1926 – 1989), esso è ancora piuttosto vicino a noi nel tempo, ed è tutt’ora la più lunga era imperiale nella Storia del Sol Levante (non contando, ragionevolmente, gli shogunati).
Al di là dei ritratti dei personaggi fedeli in tutto e per tutto alle loro controparti realmente esistite, un altro elemento che parimenti colpisce dell’opera è la profondità dei dialoghi, pane per i denti di chi ama approcciarsi filologicamente alle opere di narrativa, siano esse letterarie o fumettistiche (per quanto il fumetto sia letteratura a tutti gli effetti, sebbene compenetrata con le arti figurative). La scelta di affidare la traduzione italiana del manga alla traduttrice italo-giapponese Ozumi Asuka non ha fatto che giovare a tale sapore filologico.
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