Luce soffusa. Nel soggiorno illuminato dalla flebile luce del caminetto entra Mattia. Indossa una vestaglia color porpora e ha in mano una tazza di tè verde. Si siede sulla poltrona di velluto nero e si gira verso gli spettatori.
Salve amici di iCrewPlay. Oggi sono qui perché vorrei fare quattro chiacchiere con voi. Vorrei cominciare dicendo che mi piacerebbe iniziare una rubrica in cui vi parlo delle mie impressioni su alcune opere provenienti dal nostro amato Giappone. Per oggi ci limiteremo a parlare di una delle mie preferite: Tokyo Ghoul.
Ho deciso di scegliere quest’opera perché è già molto conosciuta e vorrei iniziare con qualcosa di semplice per vedere come scorre la cosa. Le prossime volte vedrò di parlare di qualcosa di un po’ meno conosciuto o che magari non avete visto.
Spero comunque che questa nostra chiaccherata possa incitare quelli che ancora non hanno visionato il capolavoro di Sui Ishida, a recuperarlo dagli archivi di VVVVID o dagli scaffali della fumetteria di fiducia. Iniziamo senza ulteriore indugio a parlare della trama e delle premesse che ha questo titolo.
Mattia dà un lungo sorso al suo tè e ricomincia a parlare.
Tokyo Ghoul è la storia di Ken Kaneki, uno sfortunato studente universitario che viene coinvolto in un incidente a seguito del quale gli vengono impiantati gli organi di un ghoul. Ma cosa sono i ghoul, vi chiederete?
Prima di appassionarmi all’opera mi aveva abbastanza fuorviato il nome, dato che questi nel folklore sono essenzialmente spiriti che si nutrono di cadaveri. Quando l’opera mi è stata consigliata da un compagno di classe ho storto subito il naso. Pensavo che si trattasse dell’ennesima trashata stile apocalisse zombie o simili, ma mi sbagliavo e l’ho scoperto solo quando, circa una settimana dopo, ho deciso di acconsentire alla visione.
Infatti in Tokyo Ghoul, essi sono creature viventi simili nell’aspetto agli umani, ma che non possono cibarsi di altro se non di carne umana. I ghoul hanno abilità fisiche, rigenerative e sensoriali superiori a quelle umane, oltre ad essere dotati di un organo predatorio chiamato kakuho.
È una sorta di sacca situata vicino alla colonna vertebrale, che produce e secerne una sostanza che fuoriesce dai pori della pelle e si solidifica formando i kagune, ovvero estensioni del corpo dure come l’acciaio, che i ghoul possono muovere a piacimento per combattere o cacciare. I kagune sono di quattro tipi e variano a seconda della posizione del kakuho, che può trovarsi ovunque lungo la spina dorsale. A seconda della zona in cui è situato, produce un diverso tipo di kagune, che può assumere forma di tentacoli, artigli, code, ali o altro. Inoltre la forma di quest’ultimo varia a seconda dell’individuo.
Oltre a questo, i ghoul sono riconoscibili grazie ai loro occhi chiamati kakugan, che assumono una colorazione rossa quando si trovano ad utilizzare le proprie capacità. Insomma, dopo questa stancante lezione di anatomia dei ghoul, avrete sicuramente capito che sono dei mostri e che attaccano violentemente gli uomini per cibarsene.
A questo punto potete immaginare come si senta Kaneki, il quale si è ritrovato da un giorno all’altro trascinato in un mondo diverso dal suo, pieno di violenza e morte e da cui non può uscire. Esattamente, perché se non ci siete arrivati da soli, il trapianto di organi come stomaco e fegato ha determinato la trasformazione di Kaneki in un ghoul. Per la precisione, di un ghoul Sekigan, ovvero con un solo kakugan, quindi un mezzo ghoul.
Kaneki non può più cibarsi normalmente, dato che ai ghoul qualsiasi sapore eccetto quello della carne umana e del caffè (nessuno sa perché essi possano gustare anche questa bevanda) risulta insopportabile, e l’ingestione di qualsiasi alimento al di fuori di essi comporta un’intossicazione alimentare, nausea e vomito.
Tuttavia, all’inizio, Kaneki non è disposto a uccidere per sopravvivere e vuole a tutti i costi rimanere umano, nonostante il suo corpo sia cambiato. Gli sarà però molto difficile a causa dell’intervento della CCG, la polizia anti-ghoul, che si occupa di cercare, stanare ed eliminare questi esseri. Scopriremo in seguito l’esistenza di un conflitto, su larga scala, in atto tra le forze di questi ultimi contro la CCG.
Dopo tutta questa manfrina di premesse e un accenno alla trama, torniamo al punto essenziale: perché usare il mio tempo per guardare, o leggere, Tokyo Ghoul? A questa domanda rispondo con un nome: Ken Kaneki. La bellezza e la completezza di questo protagonista viene sviscerata mano a mano che ci addentriamo nel vivo della trama. Oltre a questo, Kaneki non è un personaggio statico. È sempre in continua evoluzione: controverso e malinconico, la cui vita è stata sconquassata dagli eventi, costretto ad atti necessari per i suoi obbiettivi.
Anche se all’inizio è debole, timoroso e inutile, la sua consapevolezza di ciò che è divenuto lo porterà gradualmente a raggiungere un maggiore livello di forza, così da riuscire nei suoi intenti. Continuerà a lottare con il suo io per decidere cosa è necessario fare e cosa deve essere impedito. Scoprirà quanto entrambi i mondi, umano e ghoul, siano talmente marci da essere irrecuperabili, facendo comunque il possibile per salvarli.
La guerra in atto tra queste due fazioni verrà quindi messa a confronto con il conflitto interiore di Kaneki, che facendo parte di entrambi i mondi e pur non avendo un posto in nessuno dei due, dovrà cercare di unirli. La metamorfosi di questo personaggio mi ha incantato e mi ha spinto all’acquisto del manga. Uno dei temi principali è appunto la metamorfosi, l’evoluzione. Molti personaggi della serie cambiano a seguito di qualche evento che li scuote, o decidono essi stessi di cambiare per il raggiungimento di un fine. In una parte del manga viene anche citato il romanzo la metamorfosi di Kafka.
Anche i personaggi secondari sono intriganti, tutti con una storia alle spalle, sebbene la caratterizzazione non sia sufficiente in alcuni punti. Se devo infatti trovare un difetto a Tokyo Ghoul è la devastante mole di personaggi, soprattutto nel sequel Tokyo Ghoul: Re, e la conseguente mancata caratterizzazione di molti di questi. Comunque non si rivela un grande problema, poiché molti sono personaggi secondari, ad esempio alcuni sono agenti CCG che compaiono occasionalmente e occupano solo un ruolo di figure rappresentative delle forze anti-ghoul.
Infatti si arriverà alle battaglie della CCG contro le armate di ghoul, che sfoceranno in veri e propri conflitti su larga scala. Si ha dunque la necessità di introdurre delle figure che rappresentano la CCG, dal cui punto di vista viene quindi narrata una parte degli eventi. Tutto questo è avvolto dall’atmosfera tetra e cupa che caratterizza quest’opera e che aggiunge una pennellata finale sullo sfondo.
A questo punto vi dico come godervi appieno questo titolo: divoratelo.
Divoratelo come i ghoul fanno come gli umani. Divoratelo nella sua interezza, con i vari spin-off e OVA, cercando di carpire tutto ciò che può darvi la penna di Sui Ishida. Vi consiglio di iniziare con le prime due stagioni dell’anime che potete trovare su VVVVID o su Netflix. Finita la seconda stagione, che l’autore ha deciso di rendere non canonica e facendole seguire un percorso differente rispetto al manga, andate a leggervi quest’ultimo e divorate tutti e 14 i volumi.
Finito ciò, decidete se dedicarvi alla terza stagione dell’anime, proprio adesso in uscita, o al manga sequel Tokyo Ghoul: Re. Vi sconsiglio di visionare la terza stagione senza aver letto il manga, dato che molte cose risulteranno sconnesse e con poco significato. Prima di chiudere, vorrei dare un mio parere sulla questione che spinge molti ad odiare quest’opera, ovvero: si tratta di un Seinen?
L’opera è etichettata come tale e vanta anche i generi psicologico e horror, ma molti lo ritengono solo un battle shonen con molto sangue e con qualche nota di tristezza ed io posso dirvi che mai ho sentito cosa più sbagliata. Questa insinuazione esce più spontanea nel sequel Tokyo Ghoul: Re, data la mole di scontri che si avviano in quest’ultimo, un numero di battaglie di gran lunga superiore alla prima serie. Tuttavia per questo non si possono ignorare e sopprimere le tematiche che si trovano in quest’opera semplicemente perché non ci piace. Ci vuole un’analisi più accurata, una comprensione maggiore per poter dare un giudizio a questo titolo.
Spero che questa nostra chiaccherata vi abbia spinto ad aggiungere alla vostra lista questo titolo, o che ve l’abbia fatto vedere sotto un’altro punto di vista. Spero anche di poter far diventare questo nostro salotto delle chiacchierate una rubrica fissa. Intanto posso solo chiedervi di mettere un mi piace all’articolo e di aspettare per il prossimo.