Prima di tutto spieghiamo bene che cosa si intende dal punto di vista della sociologia della comunicazione per metacomunicazione. Il termine indica secondo Gregory Bateson e in generale per la scuola di Palo Alto, una comunicazione di secondo grado attinente alla comunicazione stessa. Qui entrano in campo i fattori attinenti alla gestione della relazione interpersonale. Ora tra comunicazione e metacomunicazione esiste un rapporto simile a quello che possiamo trovare tra il fatto di parlare la propria lingua madre e quello di saper elencare le regole grammaticali oppure tra giocare a biliardo e conoscere le regole della fisica che regolano i rimbalzi delle palle sulle sponde.
Lo stesso principio vale anche per altri giochi di abilità dove è richiesta una certa prontezza di riflesso, come ad esempio nel gioco del flipper e così via. Non sempre è facile metacomunicare con il linguaggio verbale, come è dimostrato dal fatto che la frase “stavo solo scherzando” il più delle volte viene accolta con estrema diffidenza e raramente serve a risolvere un equivoco. La difficoltà di metacomunicare con le parole riguarda essenzialmente chiunque si occupi di studiare la comunicazione con un approccio scientifico e sociologico. Il motivo è piuttosto semplice da capire: comunicare attraverso la comunicazione è quello che senza rendercene conto facciamo costantemente.
Come si applica alla cultura anime giapponese il principio di metacomunicazione
Come già scritto da diversi autori che hanno trattato gli anime da un punto di vista analitico e saggistico, il linguaggio audiovisivo di questi prodotti risponde a regole, grammatica visiva e concetti avulsi rispetto alla società occidentale. Avrete già notato come tante volte l’aspetto esteriore, proprio come quello intimo e del comportamento abbia poca attinenza e somiglianza con la controparte in carne ed ossa. Nonostante possa apparire stravagante e un po’ troppo esotica, questa forma di linguaggio ha delle regole precise, che possono in una certa misura essere accostate ai principi cardine dell’universo filmico hollywoodiano classico, o per restare in tema di animazione ai format creati da Hanna-Barbera, Disney e Warner Bros, con le dovute differenze del caso. Ora possiamo vedere come la comprensione del linguaggio degli anime sia fondamentale al fine di coglierne le sfumature, utili per studiare l’intera gamma di sensazioni da un punto di vista fenomenologico e sociologico. Anche perché se fino a qualche tempo fa si trattava di un concetto legato a una nicchia di seguaci, oggi la cultura anime in Occidente è sempre più presente, tanto che ha influenzato altri prodotti come il cinema moderno, il mondo dei videogiochi, gli Youtuber e tutti gli appassionati di fumetti, gadget, cosplayer e via dicendo. Provenienza geografica, tratti somatici, ruolo nella storia: questi sono gli elementi salienti per conoscere studiare nel dettaglio l’universo anime e quello dei manga giapponesi. Addentrandoci nel discorso, vediamo come anche alcune soluzioni e scelte registiche abbiano un ruolo fondamentale nella realizzazione del lavoro finale. Lo spazio e il tempo sono i luoghi dove si muovono i protagonisti, gli scenari che fanno da sfondo e che molto spesso sono essi stessi il cuore delle vicende e il motore del pathos, attraverso cui si sviluppano queste storie. Sotto certi punti di vista la morfologia dell’arcipelago del Giappone ricorda l’Italia centro-meridionale, bagnata da due o più mari, se ci fate caso.
Il gioco nel contesto degli anime
Essendo un linguaggio ricco e variegato, gli anime trattano argomento di ogni tipo, che vanno dagli action ai dramedy, dai contesti adatti per i più giovani, fino ad arrivare a tematiche adulte. Nella cultura asiatica il tema del gioco è sviluppato in maniera differente rispetto a Nord America ed Europa, ma è ugualmente importante e presente. Proprio per questo motivo viene subito in mente un titolo come quello di No game no Life, la cui struttura narrativa sembra guardare a un vecchio film di Robert Altman dal titolo Quintet (1979), anomalo titolo di fantascienza un po’ dimenticato dove tutto ruota attorno al gioco d’azzardo. In effetti il regista statunitense era molto interessato al tema del gioco, tanto da dedicargli almeno un paio di opere, come il famoso California Poker del 1974. Questo film è uno dei titoli di culto per più generazioni di gambler, come nel caso di Justin Bonomo il giocatore di poker questo classe 1985 che non a caso è considerato come uno dei pokeristi internazionali più forti del momento.