“Il diario della mia scomparsa”, scritto dal maestro Hideo Azuma, conosciuto soprattutto per opere come Pollon e Nanà Super Girl, è un’autobiografia che racconta in chiave manga il momento in cui Azuma decise volontariamente una vita senza fissa dimora, con giornate passate tra bevute e lavori santuari.
Quest’opera è stata divisa in 3 capitoli ben definiti: notte, città, periodo alcolista e reparto (questi ultimi due fanno parte della stessa sezione)
La prima parte parla di come tutto ebbe inizio, del mangaka che conduceva la sua vita da disegnatore e di come un giorno decise di abbandonare tutto e tutti per diventare un senza tetto. In tutti i racconti che troviamo in questa parte, veniamo messi al corrente di come riuscisse a mangiare e trovasse il cibo ma anche di come si riparasse dal freddo e dove andasse a dormire.
I capitoli centrali dell’opera iniziano con Azuma che ci racconta che scappò nuovamente dalla vita di disegnatore, tornando a fare il senza tetto e del lavoro che dopo un po’ di tempo riuscì a trovare, dei rapporti con i colleghi e delle persone vicino a lui. Abbandonato quel lavoro, Azuma organizzò una mostra per riuscire a vendere alcune sue opere e un po’ alla volta, ritornò a disegnare nuovamente manga.
Nell’ultima parte di questo racconto, ci vengono spiegati tutti i problemi derivati dall’uso smodato dell’alcol e di come vivesse le sue giornate completamente ubriaco. L’alcol portò il mangaka ad avere sia tremori alle mani che costanti allucinazioni e da qui decise di non restare mai senza alcol in circolo. Il punto di non ritorno fu quando un gruppo di teppisti, vedendolo dorime completamente ubriaco su una panchina, decise di pestarlo. Dopo questo avvenimento intervenne la moglie che decise di portalo in una clinica specializzata per risolvere il suo problema di alcolismo cronico.
La seconda parte di questo ultimo capitolo è dedicato interamente al suo periodo in ospedale: di come passò i primi giorni senza toccare alcol e di come avviene la riabilitazione per tutti quei pazienti che sono dipendenti da alcol o droghe (che vengono curati allo stesso modo, nello stesso reparto).
Impressioni personali
Ho apprezzato fin da subito sia lo stile utilizzato da Azuma che il modo in cui tutti i fatti vengono raccontati; sono ovviamente temi importanti ed è riuscito a spiegarli in modo semplice e con una vena comica. L’ultimo capitolo, dove racconta il suo periodo di riabilitazione è davvero intensa e allora stesso tempo molto semplice e riesce molto bene a sensibilizzare sul tema dell’alcolismo, riuscendo ad inserire perfettamente le sue esperienze. Fin da subito riesce a prenderti e si riesce tranquillamente a finire il volume tutto d’un fiato.
J-POP inoltre, ha inserito un’intervista esclusiva con il maestro Azuma, che è interessante quanto l’opera stessa, dove le domande sono quasi tutte inerenti al racconto e aggiungono qualche dettaglio in più, non sempre spiegato durante la lettura.