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Oggi andremo alla scoperta di un’opera che rappresenta una vera e propria rivoluzione grafica per la Sergio Bonelli Editore.
Stiamo parlando de Il Confine, la nuova serie appartenente alla collana Audace (della quale fanno parte capolavori come Dragonero Senzanima e Attica) ed edita esclusivamente per le fumetterie e librerie.
Proprio come il nome che la contraddistingue, la collana Audace ha come obiettivo principale lo sviluppo di un nuovo pubblico, capace di andare oltre l’edicola (che da sempre è stata la casa delle opere della Sergio Bonelli Editore) e concepire il fumetto come una vera e propria forma d’arte pari alla letteratura, spingendo quindi il lettore a recarsi anche nelle librerie.
Sfida molto, forse troppo impegnativa per i lettori bonelliani più datati, ma necessaria a creare un distacco con la tradizione per dare nuova linfa ad un settore che ha bisogno di un rinascimento troppo a lungo rimandato.
Questo rinnovamento interno alla casa editrice ha già mostrato diversi esempi di questa nuova tendenza, da Orfani alle serie ‘giovanili’ di eroi classici della Bonelli, senza contare un primo esperimento di crossmedialità come Monolith.
Il Confine però, con le sue tematiche attuali e con dettagli grafici che mai avremmo sognato di vedere in tavole targate Sergio Bonelli, è molto probabilmente l’elemento chiave che sancisce una volta per tutte questa rivoluzione.
Nei 4 volumi che abbiamo avuto il piacere di recensire ( La Neve Rossa, Sotto l’arco spezzato, Gli eroi non piangono e Dodici Scheletri) abbiamo conosciuto, attraverso la trama dell’opera, la genialità delle due menti che hanno partorito questo audace progetto, ossia Mauro Uzzeo e Giovanni Masi, dichiaratamente influenzati sulla creazione della sceneggiatura da serie cult come Twin Peaks, X-Files e Dark.
Anche i disegni, totalmente distaccati dallo stile Bonelli, sono affidati ad un gruppo di artisti di primo piano: ad aprire le danze nel primo numero è Giuseppe Palumbo, con un tratto che valorizza gli stati d’animo dei personaggi e i dettagli più inquietanti della storia.
Bruno Cacciari si concentra invece sulla disposizione alternata in verticale e orizzontale delle vignette, per raccontare al meglio le varie fasi dell’indagine dei due protagonisti Antoine e Laura, vero fulcro del secondo episodio, mentre Carlo Ambrosini e il suo stile tradizionale rendono al meglio l’ambientazione e i costumi della prima guerra mondiale del terzo volume.
Nel quarto troviamo invece i tratti dell’inconfondibile Silvia Califano, già apprezzati in opere di spessore come Dampyr.
Federico Rossi Endrighi invece è la figura intermediaria che intesse le trame dei differenti disegnatori ed ha il compito di realizzare i layout, in una sorta di preimpostazione della tavola, che sarà poi completata dal disegnatore del volume.
Si tratta di una soluzione che aiuta a donare omogeneità all’opera, favorita senza dubbio anche dalla colorazione di Adele Matera sotto la supervisione di Emiliano Mammuccari, che predilige i toni del rosso (visibili fin dalla prima copertina de Il Confine) .
A completare il team del comparto grafico, troviamo LRZN, per gli amici Lorenzo Ceccotti, che realizza le splendide copertine, riuscendo a cogliere magistralmente i tormenti del protagonista di ogni racconto, e anche il simbolo che appare sul pulmino, pensato per essere il logo della serie e il tratto d’unione di tutti i medium sui quali verrà sviluppata la storia.
Trama
Sul confine tra Italia e Francia, tra le comunità montane delle Alpi, scompare un autobus con un gruppo di studenti in gita scolastica.
I due consulenti incaricati di indagare su questo evento all’apparenza inspiegabile, sono due investigatori agli antipodi: Laura Denti, la migliore risorsa dell’Interpol quando si tratta di persone scomparse, italiana dai modi spicci che sembra tormentata dal proprio passato;
Antoine Jacob, esperto francese della montagna, colto, schivo e tanto appassionato alla sua ricerca sui misteri dei luoghi dell’incidente da sembrare privo di empatia verso la possibile tragedia.
All’inizio delle indagini, tutti pensano che la sparizione del pulmino sia stata provocata da una valanga, ma una tragedia all’interno del Paese porta al ritrovamento del relitto distrutto al fondo di una scarpata. A complicare le cose però non sono però i cadaveri: sull’autobus è stato vergato uno strano simbolo e l’autista viene salvato mentre vaga nudo per la foresta in preda alle allucinazioni.
Mentre la stampa a caccia di scoop aizza contro gli investigatori l’opinione pubblica e le famiglie degli scomparsi, l’interrogatorio dell’unico testimone, l’autista, sembra un vicolo cieco: l’uomo riesce a mettere insieme solo frasi sconnesse e scarabocchi sul muro apparentemente senza senso.
Ma Antoine coglie uno schema: crede che i disegni siano una mappa per un misterioso anfratto nelle montagne e si precipita lì con la polizia, trovando lo spettacolo raccapricciante di dodici scheletri, che promette di dare una svolta alle indagini.
Ma cosa c’entra in tutto questo la fine della prima guerra mondiale e il piano di Enrico, un militare che assieme alla sua compagnia ha trovato rifugio nel paesino di montagna, conquistando il cuore della bellissima Maria con promesse di una vita migliore?
E chi è davvero Aurelio, che cento anni fa era rimasto misteriosamente storpio e per questo era costretto a vivere fra i Marchiati (quelli che come lui avevano subito le forze misteriose della montagna, portandone i segni) e oggi, dopo aver accumulato una certa ricchezza, segue con apprensione l’evoluzione dell’indagine?
Queste sono domande che trovano risposta nel corso della storia, quando il figlio di Aurelio, ormai stanco delle paranoie del padre e desideroso di accumulare a sua volta ricchezze, decide di vendere la cava contro la volontà del padre.
Ci sono inoltre diversi dettagli che accomunano le famiglie non solo nel lutto per la scomparsa dei propri figli: chi è realmente il fratello di Beatrice? E qual’é realmente la storia che lega sua madre alla dottoressa Gnoli, l’unica a non aver mandato la figlia in gita e, di conseguenza, a non averne subito la perdita? Perché la ragazza si nasconde dietro un velo di silenzio, quando invece sembra sapere molto più di quel che racconta?
Riusciranno Laura e Antoine a collocare tutti i pezzi del puzzle e risolvere una volta per tutte il caso della classe scomparsa?
Impressioni personali
Il Confine è un’opera che convince fin dalle prime battute, con una storia accattivante e ben designata (seppur ancora piena di misteri).
Lo stile narrativo è già pensato per i successivi adattamenti: il realismo su cui tutta la storia verge, i contenuti “adulti” e contemporanei (con tanto di dialoghi realistici, scene di sesso e sangue in bella vista), il ritmo basato sui classici cliffangher (il tipico evento mozzafiato di fine episodio che lascia con il fiato sospeso) di fine capitolo.
Inoltre gli sceneggiatori si divertono a centellinare gli elementi del loro puzzle, cambiando repentinamente registro e svelando altri aspetti del mistero quando il lettore è ormai convinto che la soluzione sia a portata di mano, donando alla storia un carattere corale.
Bisogna inoltre ricordare, come già detto e ripetuto fin dall’inizio, che, al contrario di gran parte della produzione Bonelli da edicola, l’ambizione de Il Confine è quella di creare un prodotto seriale che abbia una sua coerenza di fondo, tanto che all’inizio e alla fine di ogni capitolo, sono presenti il riassunto della puntata precedente e l’anticipazione della successiva, realizzati con vignette che rappresentano i picchi emotivi dei volumi, quasi a suggerire ed agevolare il binge watching degli episodi.
In quest’ottica, si può dire che i primi quattro capitoli siano una buona premessa.
Il Confine inoltre è arricchito anche da una sezione di extra (Oltre il confine), in cui vengono racchiusi pensieri e considerazioni degli autori e dei disegnatori.
Con la sua solita cura, Marco Nucci ha creato dei contenuti che forniscono al lettore una visione dietro le quinte de Il Confine, mostrando la genesi e lo sviluppo di questa storia.
Il Confine, per tutti i motivi sopracitati, è un esperimento coraggioso che già in questi primi volumi mostra di potere offrire molto ai lettori.
Si tratta, ovviamente, di una rottura con la tradizione che da sempre caratterizza Sergio Bonelli, avventurandosi in una narrazione più sperimentale e animata da ispirazioni moderne.
I lettori tradizionali della casa editrice milanese potrebbero faticare nel seguire questa nuova linea fumettistica, ma il gusto attuale del fumetto d’autore può trovare nel progetto di Uzzeo e Masi una proposta appassionante e appagante.