Disponibile dall’11 novembre, pubblicato da Sergio Bonelli Editore all’interno dell’etichetta Audace, il nono volume de Il Confine si intitola Il marchio della carne. Il volume brossurato, 80 pagine a colori in formato 22×29,7, è in vendita a 18 euro in libreria, fumetteria e negli store on line.
I testi come di consueto sono firmati dai creatori della serie, Giovanni Masi e Mauro Uzzeo, i disegni di Carlo Ambrosini, i colori di Adele Matera, mentre la copertina come sempre è di Lorenzo “LRNZ” Ceccotti.
Il nono capitolo ci porta nell’infanzia di Aurelio: prima delle cicatrici, dei dolori e degli incubi, era felice. Una notte, sente parlare il padre e la zia, spaventati: sa che deve proteggerli, anche se il nuovo misterioso amico incontrato nei boschi gli ha detto di non parlare di certe cose con gli adulti.
Nelle puntate precedenti de Il Confine
Seguono SPOILER sui primi otto numeri de Il Confine. Se non li hai letti, meglio saltare questi paragrafi.
La vicenda si apre con le indagini sulla misteriosa scomparsa del pullman di una gita scolastica, vicino al confine tra Italia e Francia. I due investigatori, Laura e Antoine, si incontrano per la prima volta quando la morte del giovane Marco, figlio dell’albergatore, porta al ritrovamento del pullman, in un punto fuori dal percorso previsto: sul mezzo non ci sono persone, ma macchie di sangue e uno strano simbolo.
Compare anche l’autista, in stato confusionale, che afferma che non c’è più il confine. Nei diari recuperati ricorre il simbolo trovato sul bus e nel foglio del 4 dicembre la grafia “collassa”. I disegni tracciati dall’autista nella stanza d’ospedale convincono Antoine ad esplorare l’antico arco sul monte, dove realtà e tempo si incrinano: l’agente trova dodici scheletri e dalla neve emerge la professoressa scomparsa, Daniela Santino.
Un secolo prima, un gruppo di reduci della prima guerra mondiale girava tra i paesi raccontando le proprie imprese, affascinando in particolare il piccolo Aurelio e la giovane Maria, che coinvolse i soldati in un furto alla ricca famiglia del ragazzino. Scopriamo che la follia affligge il paese da molto tempo.
Nel presente, Laura cerca di interrogare Aurora, assente alla gita. L’anziano Aurelio impedisce al figlio Libero e al sindaco un affare che coinvolgerebbe il bosco. Abbiamo conosciuto i ragazzi, anche grazie ai messaggi via chat: molto ruota intorno al desideratissimo Pierre, Luca, figlio del sindaco, Aurora e Benedetta.
Pierre ha una relazione segreta con la professoressa Santino e riceve ordini da personaggi misteriosi. Insieme a Luca, organizza una festa sul Confine che ha conseguenze drammatiche.
Il paese partecipa al funerale di Marco. I due investigatori cercano di collegare la frase ripetuta dall’autista, “Morivano in dodici, ridevano in tredici”, con il ritrovamento di 12 scheletri, e il fatto che delle 13 persone partite, solo 11 restino disperse.
Nella stessa mattina della gita, gli anziani del paese non hanno potuto eseguire il rito dell’Omo di Legno, che pone fine all’inverno, perché interrotti dalla valanga: secondo Aurelio è colpa delle azioni dei ragazzi. Laura riceve una foto della gita dove compare anche un giovane che non fa parte della scuola.
Il commissario Augusto Valenti ha fretta di chiudere le indagini, ufficializzando la morte dei ragazzi confermata dall’analisi del DNA, la quale però indentifica tra gli scheletri anche la professoressa e l’autista, tornati vivi in paese. Laura Denti smentisce l’ispettore e viene licenziata, ma prosegue le indagini con l’aiuto di Antoine Jacob, interessato allo sconvolgimento della montagna e delle stagioni.
L’aristocratico Aurelio ha una strana crisi e annuncia che “stanno tornando”, Elvira, Ginevra e Carmela iniziano un rito misterioso. Glauco riceve notizie sul figlio Marco, in cambio di un favore legato a Laura. Il fratello di Benedetta recupera l’automobile e il suo prezioso contenuto. Aurora sta per confessare ai genitori che cosa sa della gita dei suoi compagni, ma viene a sapere del ritrovamento degli scheletri. Nella notte, gli squarci della montagna emettendo forti luci in forma umana, dirette verso il paese.
Ricompaiono sei giovani, poco lucidi. L’esito del DNA è dunque sconfessato: Laura Denti, che lo contestava, vuole essere reintegrata. Aurelio Gronchi mette a disposizione dei ragazzi una struttura. Valenti vorrebbe cercare i 5 ragazzi ancora dispersi, ma il cugino d’oltralpe non lo aiuta. Pietro “il folle”, l’uomo che cerca di ascoltare la voce della montagna, tiene prigioniera Benedetta. Il fratello di Beatrice è coinvolto nel traffico di migranti diretti in Francia. Laura convince Antoine a cercare i ragazzi dispersi: nella radura vedono le loro figure evanescenti.
Trama de Il confine 9
Il piccolo Aurelio non ha più la mamma – morta durante il parto – e vive con il padre Vanni e la zia Angela, anziani e affettuosi con lui, nella casa vicino al ruscello e alla montagna. La storia si apre con il diario del padre di Aurelio, che affida a quelle pagine, prima di bruciarle, una confessione che non osa fare ad altri.
Sgridato dalla zia per essere entrato nella stanza della donna, Aurelio va a giocare nel bosco. La donna si sente male, sanguina, mentre il bambino incontra uno strano personaggio con la testa fiammeggiante. In quel momento Vanni è alla cava, dove i minatori hanno scoperto nella roccia una scultura che ritengono raffigurare Gesù: ma l’uomo sa che si tratta di una creatura della montagna e distrugge l’immagine a picconate.
Tornato a casa, Vanni scopre l’assenza di Aurelio e lo va a cercare nei boschi: lo ritrova, apparentemente incolume. Aurelio parla di un misterioso amico: Vanni preferisce non indagare e gli chiede di non parlarne con la zia. A casa, Vanni rimprovera Angela per aver pregato anziché badare ad Aurelio, ma la donna gli rivela di aver sanguinato come non gli capitava “dall’ultima volta”. Il padre vuole mandare Aurelio in collegio, ma sarà sufficiente per difenderlo dalla montagna? L’amico con la testa fiammeggiante compare nella stanza del bambino e lo “rassicura” sul fatto che non sarà portato via.
L’indomani, i dipendenti di Vanni non vogliono più lavorare: da tempo non vengono pagati e la promessa di avere i soldi a guerra finita, quando i clienti pagheranno, non li convince più. Interviene anche Angela che chiede di non scavare più la montagna, per non disturbare chi la abita. A casa, Vanni vede l’amico di Aurelio e decide di portar via il figlio.
Nei boschi, Aurelio spiega che l’amico è poco più grande di lui e che gli racconta della mamma, del fatto che dai boschi non si può andar via, del futuro, di quando sarà vecchio e storpio, di Pierre che deve ancora nascere. Dopo aver meditato di uccidere il bambino, Vanni lo porta a casa e annuncia ad Angela che farà chiudere la cava. I dipendenti, rimasti senza lavoro e vedendolo spendere soldi, lo attaccano per prendergli il denaro. Ritengono la famiglia di Vanni colpita dalla sventura, ma finora avevano sorvolato per il lavoro alla cava.
Arrivano in soccorso Angela, l’amica Lavinia, infine Aurelio, con un fucile, che consegna a Vanni perché lo usi contro l’amico per impedirgli di fare del male. Dietro di lui compare l’uomo: non ha la testa fiammeggiante, è visibile a tutti, annuncia sventure. Spiega inoltre che Aurelio gli ha consentito di essere lì ma è per colpa di Vanni che marchierà la loro carne. Vanni lo colpisce, ha ricordi confusi, ma nel diario scrive che gli sembrava che il tempo si fermasse e che l’uomo cambiasse dopo ogni colpo ricevuto.
L’uomo continua a ridere e dire cose orribili, finché non decide di toccare Vanni, deformandogli la schiena, quindi Aurelio, deturpando il viso e le gambe del bambino. Vanni si decide a sparare all’uomo, che scompare.
Sviluppo
Ritorna il tema del tempo che, nei pressi della montagna degli squarci, si ferma, unisce epoche diverse, perde significato. Vediamo l'”amico” di Aurelio con l’aspetto e l’età di differenti periodi, il tempo – come spiega Vanni – sembra fermarsi quando viene percosso, e la situazione precipita quando riceve la fucilata in testa.
Nel luogo del bosco dove Aurelio viene ritrovato da Vanni, per terra c’è il simbolo che conosciamo.
Nei contenuti extra, un’intervista a Libero, figlio di Aurelio, è l’occasione per rivelare diversi aspetti della montagna degli squarci e dell’attività di estrazione del marmo controllata dalla famiglia Gronchi.
Dagli estratti della sceneggiatura apprendiamo che Vanni ha 49 anni e Angela 61.
Seguono le indicazioni di Uzzeo e Masi per il disegnatore Carlo Ambrosini: la storia si svolge nel 1915, inizialmente Aurelio e Vanni sono sani, Angela non è ancora impazzita. Le note sottolineano l’uso delle didascalie con voce narrante, per la prima volta nella serie, l’ispirazione agli scrittori di inizio novecento, in particolare Giovanni Papini, una prosa che suggerisce senza rivelare (come quella di Lovecraft, anch’egli attivo nei primi decenni del XX secolo).
Per la prima parte della vicenda, gli autori puntano sulla capacità di Ambrosini di mettere in scena la ruralità, la vita simile a quella di frontiera disegnata per Ken Parker, l’indifferenza della natura. A seguire, chiedono di mettere in scena l’horror weird dei fumetti E.C. Comics ma “in salsa italiana”.
Il tratto di Ambrosini, apparso un po’ troppo stilizzato in alcune recenti prove su Dylan Dog, è suggestivo e porta il lettore nelle atmosfere indicate dagli sceneggiatori, la vita di inizio novecento nei paesi di montagna, la tragedia della famiglia Gronchi, per poi cambiare appunto registro quando prende il sopravvento il mistero e l’orrore che si nascondono nella montagna.
L’uso del nero da parte del creatore di Napoleone è integrato efficacemente dalla colorazione di Adele Matera, che alterna in modo efficace tinte calde e tinte fredde, dando un ruolo particolare al rosso. I disegni di Ambrosini, con uno stile diverso rispetto a quello degli altri disegnatori della serie, contribuiscono a rendere avvincente il numero 9, nonostante la vicenda abbandoni per tutto il numero le vicende dei ragazzi, elemento portante della serie.
Al fondo del volume, una riflessione degli autori sulla centralità del paese nella serie, un’ambientazione volutamente diversa dalle metropoli dei supereroi o di Dylan Dog, da praterie, esotiche foreste amazzoniche o mondi fantastici:
“Ideando Il Confine, volevamo che il protagonista assoluto di tutta la storia fosse proprio il paesino in cui è ambientato. Un luogo senza nome, al confine tra l’Italia e la Francia, che contenesse al suo interno le suggestioni, le meraviglie e le inquietudini che la vita della provincia dimenticata dalle prime pagine dei quotidiani si carica ogni giorno sulle spalle. […] Perché nei paesi al limitare col nulla, la più grande bellezza combacia con l’orrendo senza che i due elementi vadano in contrasto”.
Il testo sottolinea gli aspetti autobiografici della serie: gli autori sono originari di piccoli paesi e diversi eventi raccontati sono realmente accaduti: il tragico incidente di Marco nel primo episodio, le feste con gli alcolici nascosti dietro le rocce, il rito del bruciare fantocci di legno per cacciare l’inverno.
Il volume si chiude con la storia della copertina, particolarmente travagliata: vediamo anche un’idea differente, che sarà utilizzata in un numero successivo.
Gli autori
Oltre ad aver creato e scritto la serie Il Confine, in coppia Mauro Uzzeo e Giovanni Masi hanno realizzato il crossover Zagor/Flash. Mauro Uzzeo ha scritto storie di John Doe, Orfani, Pietro Battaglia (Editoriale Cosmo), Monolith e l’adattamento di 20.000 Leghe sotto i mari. Per Dylan Dog ha firmato La fine dell’oscurità e Il detenuto, nn. 374 e 416 della serie regolare, l’Almanacco della Paura n. 22 e il Color Fest n. 19.
Per Bonelli Editore, Giovanni Masi ha scritto storie delle serie Orfani e 4 Hood e sceneggiato Peggy del lago e Lo scuotibare, numeri 14 e 22 del Dylan Dog Color Fest, Sandheaven, Maxi Dylan Dog n. 36.
Ha firmato inoltre gli adattamenti de Lo strano caso del dottor Jekyll e del Signor Hyde, Cuore di tenebra e Il Ritratto di Dorian Gray (Roberto Recchioni presenta: I Maestri dell’Orrore n. 4, I Maestri dell’Avventura n. 3, I maestri del mistero n. 2 – editi da Star Comics), Notturno (Tesauro Comics), Pietro Battaglia e Caput Mundi (Editoriale Cosmo).
Dopo l’esperienza con le tavole di Ken Parker, Carlo Ambrosini ottenne un grande successo in Italia e Francia con Nico Macchia, personaggio di cui era ideatore e autore completo: le vicende di tre cavalieri di ventura supportate da una precisa ricostruzione storica del XVI secolo.