Gli albori dello spokon sul calcio: Akakichi no Eleven
Il titolo di primo manga ad aver trattato di calcio spetta senza ombra di dubbio ad Akakichi no Eleven (da noi noto col titolo Arrivano i Superboys), pubblicato dal 1970 al 1971 sulla rivista Shōnen King dell’editore Shōnen Gahōsha e poi raccolto in 6 volumi. Negli stessi anni ne fu tratto un adattamento animato in 52 episodi, che può fregiarsi del titolo di primo anime sul calcio.
L’opera nasce dalla collaborazione tra il disegnatore Mitsuyoshi Sonoda e lo scrittore Ikki Kajiwara, sceneggiatore negli stessi anni di capolavori del genere sportivo quali Kyojin no Hoshi, Ashita no Joe e Tiger Mask.
Come nelle suddette opere di Kajiwara, anche in Akakichi no Eleven lo sport è raccontato secondo una visione idealistica e al contempo realistica: se da un lato già compaiono i palloni deformati da violentissimi calci, le reti che si spaccano per i tiri troppo potenti e gli allenamenti massacranti al limite della tortura, dall’altro si enfatizzano i temi dell’impegno, del sacrificio, del gioco di squadra, dell’attività agonistica come strumento di maturazione e di riscatto personale.
Il protagonista, Shingo Tamai, rientra a pieno titolo nella galleria di giovani talentuosi ma problematici che Kajiwara mette al centro delle sue opere: è un adolescente ribelle, sfrontato, che deve imparare a collaborare con gli altri e ad accettare gli ordini e i consigli dell’allenatore (un ex-portiere della nazionale giapponese) per diventare davvero un campione. Al contempo, però, è ispirato a un personaggio realmente esistito, Nagai Yoshikazu, che nel 1969 portò la squadra del liceo Urawa Minami a vincere tre importanti trofei scolastici nazionali: l’High School General, il Kokutai e l’High School Championship.
Nonostante la sua originalità, però, Akakichi no Eleven non riuscì a lasciare il segno. Va detto che in quegli anni il calcio era uno sport ancora poco apprezzato dal grande pubblico e un’opera che lo trattava non poteva sperare di incontrare lo stesso successo di Tiger Mask, incentrato sul wrestling, o di Ashita no Joe, che parlava di boxe. Bisognò aspettare gli anni ’80 perché le cose cambiassero; e l’artefice di quel cambiamento fu un titolo che i fan di tutto il mondo conoscono e apprezzano tuttora.
Il fenomeno Captain Tsubasa
Captain Tsubasa ( da noi noto col titolo di Holly e Benji, per la tendenza di quegli anni di anglicizzare tutti i nomi giapponesi) esordì nel 1980 come one-shot sulle pagine di Weekly Shōnen Jump. L’autore, Yōichi Takahashi, aveva appena vent’anni e si era appassionato al calcio seguendo i mondiali del 1978; ma probabilmente non si aspettava che il suo manga autoconclusivo avrebbe incontrato l’apprezzamento della critica e della casa editrice Shūeisha, che gli commissionò un’intera opera sul calcio.
Ebbe così inizio un manga immenso: la prima serie, Captain Tsubasa appunto, si concluse nel 1988, ma è stata seguita da World Youth (1994-1997), Road to 2002 (2000-2004), Golden 23 (2005-2008) e Rising Sun (iniziata nel 2013 e tuttora in corso).
Fulcro di Captain Tsubasa è inizialmente la rivalità tra Tsubasa Ozora e il portiere Genzo Wakabayashi, a cui poi si aggiunge un terzo co-protagonista, Kojiro Hyuga. Tsubasa è un ragazzo pieno di entusiasmo e di talento, che attira l’interesse di Roberto Hongo, ex- calciatore brasiliano; mentre Genzo è il classico rivale spocchioso e arrogante, costretto a maturare dopo aver subito per la prima volta la sconfitta, e Kojiro si può considerare l’erede di quei protagonisti dei manga di Kajiwara che cercavano nello sport un mezzo di riscatto sociale ed economico, volendo diventare un calciatore proprio per mantenere la famiglia in difficoltà.
Nel corso della narrazione Tsubasa, Genzo e Kojiro si ritrovano a gareggiare in tornei e campionati sempre più importanti, fino ai vertici del calcio mondiale, viaggiando tra l’Asia, l’America e l’Europa. Rispetto ad Akakichi no Eleven, dunque, Captain Tsubasa non limita il proprio sguardo al mondo dei campionati tra scuole ma offre ai lettori la visione del grande calcio estero, soprattutto nelle serie successive alla prima, che vedono i protagonisti militare in squadre come Barcellona, Juventus e Amburgo.
Al contempo, Captain Tsubasa è diventato famoso (e oggetto infinito di caricature, meme, prese in giro bonarie) per l’estrema spettacolarizzazione dell’azione calcistica: gesti atletici già di per sé impegnativi come rovesciate e colpi di testa diventano quasi banali al confronto delle catapulte infernali o dei tiri talmente potenti da sfondare le reti. Per non parlare delle lunghissime corse per percorrere un campo di calcio (anche se, a onor del vero, la dilatazione dei tempi è un tratto tipico di molti manga d’azione) o dei numerosi flashback che occupano le menti degli atleti quando dovrebbero pensare solo a giocare.
Dal primo manga fu tratta quasi subito una serie animata, a partire dal 1982. Per evitare di arrivare in pari con il fumetto furono inseriti diversi filler, ma l’accorgimento fu inutile: per questo l’anime, di 128 episodi, si conclude bruscamente in corrispondenza del volume 25, senza adattare la parte finale del manga. Solo nel 1989 fu realizzata una seconda serie di 13 OAV per coprire i restanti volumi.
I meriti di Captain Tsubasa sono innegabili. Non solo diede davvero vita al filone degli spokon a tema calcistico e ne plasmò l’evoluzione, ma ebbe effetti tangibili nel crescente successo del calcio tra il pubblico giapponese: proprio la seconda metà degli anni ’80 vide un deciso passaggio dal dilettantismo al professionismo, gettando le basi per la nascita dell’attuale J1 League.
Ancor più importante, Captain Tsubasa riuscì a conquistare un’intera generazione di ragazzini, in Giappone e all’estero, suscitando in molti di loro una passione per il gioco del calcio che li avrebbe poi portati a diventare grandi campioni: tra coloro che hanno ammesso il loro “debito” nei confronti di Captain Tsubasa vi sono Alessandro Del Piero, Gennaro Gattuso, Thierry Henry, Lukas Podolski e Fernando Torres.
Esiste un jun misugi in holly e Benji ed anche un jun misugi in arrivano i super Boys.
Uno è Julian ross il rivale di holly dotato di grande tecnica e malato di cuore.
Nell’ altro anime è il rivale che il primo anno riesce a battere la squadra di tamai e ad andare al campionato nazionale con la sua squadra l’asakase.
Chiaramente takahashi ha voluto omaggiare il manga di kajiwara.