24 dicembre. L’albero decorato con mille luci colorate è posto vicino la finestra dei nostri soggiorni, la tavola è imbandita dalle tonalità rosso e oro, in altre case invece di argento e azzurro e mentre le pentole bollono sui fuochi, un delizioso profumino aumenta la nostra acquolina in bocca e pregustiamo già i fantastici manicaretti che ci accompagneranno durante il Cenone di Natale.
Questo è il classico quadretto famigliare del mondo occidentale, dall’Europa all’America, dall’Australia ai remoti paesi nordici a confine con l’Asia.
Ma come viene festeggiato il Santo Natale in Oriente e nello specifico in Giappone?
Chi di noi ha mai assistito a un episodio di un anime o drama ambientato nel pieno periodo natalizio? La risposta è semplice: tutti.
Le religioni più diffuse sono lo shintoismo e il buddismo mentre una piccola minoranza è cattolica, islamica, ebraica e altri credi minori.
Il Natale è forse la festività più importante legata al cristianesimo, la nascita del figlio di Dio viene celebrato in quasi mezzo pianeta. Sapere che un paese shintoista da ampio spazio a questo evento fa storcere il naso a tutti.
La moda, la voglia di importare usi e costumi stranieri (come il Black Friday e Halloween in Italia) hanno contagiato molti paesi; come in varie parti del mondo anche il Giappone ha importato delle festività non autoctone.
Nulla c’è nulla di sacro con il Natale giapponese, ma solo commerciale. Babbo Natale, ghirlande, luci colorate e chincaglieria varia invadono le varie città pronte ad accogliere questa ricorrenza occidentale.
Ma se le famiglie cristiane celebrano la nascita di Gesù, cosa festeggiano gli shintoisti?
La risposta è semplice e alquanto strana: l’unione in famiglia e l’amore.
Ebbene sì, come abbiamo più volte visto in anime e drama orientali, le ragazze trascorrono il 24 dicembre con il proprio fidanzato o in vacanza con la famiglia.
Quali sono le testimonianze che ci riportano questa curiosa usanza?
Sicuramente le lettrici di shoujo manga avranno una corposa lista di titoli da suggerire.
Ci sono due manga in particolare (di cui ho visto il drama su Netflix) dove l’equazione Natale = amore è ben evidente: Goodmorning Call e Mischievous Kiss in Tokyo.
Nel primo titolo, il bel Hisashi Uehara è innamorato della sua coinquilina Nao Yoshikawa.
Il ragazzo deve lavorare per poter pagare l’affitto dell’appartamento ed è obbligato a fare turni extra, tra cui il 24 dicembre sera.
Alla fine del turno corre a casa da Nao, immobile a letto per una forte influenza, e come dono le regala una torta. Il gesto di Hisashi, ovvero la dimostrazione di voler trascorrere con lei il Natale, la colpirà nel profondo e comincerà a capire di amare il ragazzo.
Nel secondo titolo incontriamo Kotoko Aihara, una ragazza follemente innamorata di Naoki Irie.
Kinnosuke Ikezawa è un ragazzo innamorato di Kotoko. Scopre che la ragazza sta trascorrendo la serata da sola e decide di cucinarle dei deliziosi manicaretti e festeggiare con lei la notte di Natale.
Giunto all’ingresso del villino sente delle voci e spia dalla finestra: Naoki ha disertato la festa aziendale e ha regalato una torta al cacao a Kotoko, un gesto ritenuto dai giapponesi molto romantico.
I giapponesi celebrano il lato commerciale del Natale o Yule, l’antica festa d’inverno?
In questi giorni abbiamo assistito a diverse polemiche socio-culturali riguardo il Natale nelle scuole.
Festa d’inverno o della famiglia, parole usate a sproposito come scusa per censurare una ricorrenza religiosa in un istituto pubblico, polemiche inutili dato che la festa d’inverno nacque secoli prima dell’avvento cristiano.
Quasi duemila anni fa in Europa si celebravano diverse festività legate al calendario solare: festa del raccolto, della mietitura, della fertilità e soprattutto del solstizio. Tra il 21 e il 23 dicembre si celebra il solstizio d’inverno, il giorno più buio dell’anno che annuncia l’inizio dell’inverno boreale e il lento aumento delle giornate. In occasione di tale evento astronomico, la popolazione si riuniva per festeggiare in famiglia: gli alberi venivano decorati da candele, le case di rami agghindati mentre i bambini ricevevano in dono frutta secca e biscotti.
Dal 21 dicembre al 01 gennaio la popolazione celebrava Yule, la festa del solstizio d’inverno.
Con l’avvento del Cristianesimo, Papa Gregorio Magno I suggerì di eliminare ogni rito pagano sovrapponendo quelle cristiane: per conquistare un regno bisogna cancellarne l’identità. Halloween (letteralmente “All Hallows’ Eve” ovvero “Notte di tutti gli spiriti sacri”) fu sostituito da Onnisanti, Yule dal Natale e così via. I simboli pagani venivano quindi rimossi e sostituiti con quelli cristiani così come le usanze: niente alberi addobbati, né luci, doni o attività mondane. Il Natale doveva essere celebrato con la preghiera, un pasto ridotto e poche decorazioni (come il vischio).
Grazie a qualche minoranza pagana o forse dalla curiosità di antichi simboli non cristiani, l’albero di Natale sopravvisse alla manovra politica-religiosa arrivando fino ai giorni nostri e con lui anche la figura di Babbo Natale.
Al magico vecchietto panciuto vengono riconosciute non una, ma ben due origini.
Il mito di Babbo Natale risale al periodo romanico-precristiano e nello specifico nella figura del Dio Saturno. In occasione dei Saturnali (festa che durava dal 17 al 23 dicembre), la popolazione usava scambiarsi dei doni. Dopo l’avvento del Cristianesimo, la Chiesa sostituì la divinità con San Nicola, conosciuto oggi come Saint Nicolaus. Il secondo mito è legato ovviamente al vescovo cristiano Nicola da Myra, l’uomo che ancora oggi viene considerato l’unico e vero Babbo Natale, il nonnino che vive tra le nevi e vestito con lunghi e caldi cappotti bianchi, blu, verdi o marroni.
E vi svelerò un segreto, l’attuale Santa Claus rosso e bianco è un prodotto commerciale della Coca Cola.
Conclusioni
Non sappiamo se Giappone, Cina, Corea e altri paesi orientali abbiano importato solo il merchandising natalizio o meno, di certo i loro festeggiamenti sono più affini con Yule rispetto al Natale Cattolico. Le festività orientali si sono da sempre basate sugli eventi astronomici, non per nulla il Giappone utilizzava il calendario lunisolare fino alla metà del secolo scorso.
Il Gosekku, le cinque festività di enorme rilievo (tra cui Tanabata o la Komodo no Hi) cade su giorni ben precisi stabiliti in base al ciclo astronomico. E se il Natale orientale non è altro che la versione moderna di Yule (o Sol Invictus) dato che celebrano l’unione della famiglia e i sentimenti d’amore tra giovani coppie?
Come occidentali non lo sapremo mai, personalmente spero che il loro sia una chiave moderna di Yule, un rito legato in qualche modo alle loro antiche festività e relativo calendario lunisolare.
Buon Natale e Yule a tutti!
Complimenti articolo stupendo. Effettivamente è vero, loro non festeggiano per la loro religione, hanno trovato modo di farlo proprio facendo legami tra di loro, festeggiando l’unione. Eppure proprio negli anime ritroviamo spessissimo il Natale e spesso anche babbo Natale… dopotutto non sono così diversi dai non credenti religiosi e cristiani.
Ciao! Grazie mille per il tuo commento, sono felice che ti sia piaciuto.
In effetti negli anime vediamo spesse delle tradizioni legate alla nostra cultura rispetto la loro e questo particolare mi ha incuriosita a tal punto da effettuare delle ricerche ?
Alla fine il Natale è un’occasione per stare in famiglia e con le persone amate!
Me lo sono sempre chiesta come passano il Natale i giapponesi, vedevo questo contrasto tra la loro religione e gli anime in cui il Natale è presentato così simile al nostro. Molto interessante il tuo articolo.
Grazie mille! È abbastanza strano vedere il Natale celebrato in Giappone, forse loro sono riusciti a cogliere la vera essenza della festa rispetto a noi occidentali, ormai contagiati dal consumismo.
Chissà, le teorie sono tante! ?