A quattro anni dal suo debutto su Betsucomi, rivista dell’etichetta Shogakukan specializzata in Shojo, arriva anche in Italia lo slice of life I quattro fratelli Yuzuki di Shizuki Fujisawa.
Come sicuramente saprai, si tratta di una particolare tipologia di manga che anzichè raccontare avventure fantastiche, mondi immaginari o futuri lontani, ci mostra scene di vita quotidiana dei protagonisti, normalmente alle prese con situazioni particolari che rendono la quotidianeità più complessa di quanto non avvenga per il resto del mondo.
E’ così infatti per i fratelli Yuzuki; Hayato, Minato, Mikoto e Gakuto sono infatti orfani.
La scomparsa di entrambi i genitori, proprio quando le cose per l’intera famiglia sembravano andare bene, sconvolge la loro vita e carica Hayato (il maggiore dei 4) di responsabilità.
Il ragazzo infatti, memore anche di un’infanzia serena si ma costellata di piccole difficoltà quotidiane tra cui l’assenza della madre, decide di tenere unito quello che resta della famiglia e accudire i fratelli cercando di dare loro tutto quello che a lui è mancato, e che la madre avrebbe sicuramente voluto per tutti i suoi figli.
Anche le dinamiche di questa famiglia particolare sono fuori dal comune, ma fino ad un certo punto: per quanto i ragazzi siano uniti, sono per l’appunto dei giovani (o bambini come nel caso di Gakuto) con i loro sogni per il futuro, le loro speranze e le piccole gelosie e i conseguenti dispetti.
E’ il caso di Minato che pur frequentando lo stesso anno scolastico di Mikoto è di 11 mesi più piccolo e questo causa non pochi problemi. Minato infatti è un ragazzo schietto ma indisciplinato e il fatto che Hayato affidi la maggior parte degli incarichi a Mikoto lo infastidisce parecchio.
Dal canto suo Mikoto non è sempre stato il ragazzino responsabile e pacato che impariamo a conoscere in questo primo volume; da piccolo mal sopportava Minato, quel fratellino nato troppo presto e che gli aveva sottratto la maggior parte delle attenzioni materne, vista anche la sua fragilità che lo costringeva a continue corse verso l’ospedale più vicino.
Completa il quartetto Gakuto, il più piccolo di tutti che poco ha potuto godersi la presenza della mamma e che più di tutti soffre. Costretto a crescere subito è un bambino posato e responsabile, al punto da preferire di essere portato in una struttura adatta per non essere di peso per i suoi fratelli, in particolar modo Hayato.
Per fortuna un bizzarro vicino e il suo nipote Waka riusciranno a costituire per il piccolo, e non solo, una seconda famiglia in grado di supportarli nelle difficoltà della vita quotidiana.
D’altro canto è paradossalmente Hayato quello più in difficoltà: il suo essere molto legato ai suoi fratelli e impegnato a crescerli, lo rende una sorta di mamma pancina agli occhi dei suoi coetanei (specie delle ragazze). Per cui si ritrova, dopo una rimpatriata con i compagni del liceo, a pensare che la sua vita è unicamente confinata al suo lavoro di insegnante e al ruolo di genitore sostitutivo dei suoi fratelli.
Ne consegue un’amara riflessione per cui Hayato desidera avere una vita diversa, normale, come avrebbe potuto essere se i suoi non fossero morti o se si separasse dai fratelli.
Tuttavia, una serata in compagnia della vicina Saki e una festa a sorpresa lo aiutano a rimettere le cose nella giusta prospettiva, in attesa degli eventi futuri contenuti nel prossimo volume della serie, che in Giappone conta già 11 tankobon.
Segnali di Stile
Trattandosi di un manga realistico, Shizuki Fujisawa utilizza uno stile adeguato alle vicende che ha ideato per i quattro protagonisti. Come avviene sempre negli slice of life possiamo sbirciare la vita quotidiana giapponese, attraverso un tratto che per quanto rimanga cartoonesco nei limiti dello stile orientale non ricorre a segmenti deformed o altre alterazioni, ritraendo sempre delle scene realistiche, che tuttavia si avvalgono di onomatopee e altri piccoli artifici per aumentare l’espressività dei protagonisti delle tavole.