Accadeva esattamente ottant’anni fa, il 5 gennaio 1941: Hayao Miyazaki nasceva a Bunkyō, quartiere speciale della capitale Tokyo, figlio di un ingegnere aeronautico. Il lavoro del padre gli assicurò un certo benessere economico durante e dopo la guerra, oltre a trasmettergli la passione per l’aeronautica.
Nel 1963 si laureò in scienze politiche ed economia, ma preferì la strada dell’animazione e del fumetto. Per questo entrò nello staff di disegnatori della Toei, e lì venne in contatto con quello che sarebbe stato il suo mentore, Yasuo Ōtsuka, nonché col giovane regista Isao Takahata e con Yōichi Kotabe. Il suo primo lavoro importante fu il ruolo di animatore chiave e scenografo per il film La grande avventura del piccolo principe Valiant, diretto proprio da Takahata nel 1968. Nel 1969 esordì anche come mangaka con Sabaku no tami.
Nel 1971 Miyazaki seguì Ōtsuka, Takahata e Kotabe alla A Production, per la quale diresse alcuni episodi della prima serie animata di Lupin III. Allo stesso anno risale il tentativo di animare il romanzo Pippi Calzelunghe, fallito per il rifiuto dell’autrice Astrid Lindgren di vendere i diritti dell’opera, mentre nel 1972 scrisse il mediometraggio Panda! Go, Panda!
Nel 1973 iniziò la collaborazione con la Nippon Animation per il progetto World Masterpiece Theater, che adattava in anime i più famosi libri per ragazzi della letteratura mondiale. Così lavorò ad Heidi (1974), Marco – Dagli Appennini alle Ande (1975), Rascal il mio amico orsetto (1977) e Anna dai capelli rossi (1979).
Nel 1978 creò e diresse Conan il ragazzo del futuro, serie tratta da un romanzo fantascientifico di Alexander Key, mentre l’anno seguente fu alla regia del film Lupin III – Il castello di Cagliostro. Della seconda serie televisiva di Lupin III diresse anche due episodi nel 1980, mentre nel 1982 fu il regista dei primi sei episodi di Il fiuto di Sherlock Holmes, una co-produzione tra il Giappone e la RAI.
Lo Studio Ghibli e la consacrazione
Intanto Miyazaki aveva iniziato a lavorare a un nuovo manga, Nausicaä della Valle del vento, pubblicato sulla rivista Animage. Dall’opera trasse nel 1984 il lungometraggio omonimo, prodotto da Takahata per lo studio Topcraft. Il successo del film convinse i due amici a mettersi in proprio fondando nel 1985 un nuovo studio d’animazione, a cui fu dato il nome di un vento caldo del Sahara ma anche di un velivolo italiano degli anni ’30: nacque così il celebre Studio Ghibli.
Per lo Studio Ghibli, Miyazaki ha diretto nove film: Laputa – Castello nel cielo (1986), Il mio vicino Totoro (1988), Kiki consegne a domicilio (1989), Porco Rosso (1992), Princess Mononoke (1997), La città incantata (2001), Il castello errante di Howl (2004), Ponyo sulla scogliera (2008) e Si alza il vento (2013). In quegli anni sono arrivati anche premi e riconoscimenti prestigiosi, tra i quali spiccano sicuramente l’Oscar per il miglior film d’animazione nel 2003, il Leone d’Oro alla carriera nel 2005 e l’Oscar alla carriera nel 2015.
Nei film di Miyazaki è possibile individuare diversi elementi ricorrenti: l’attenzione verso il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, la presenza di antagonisti che non sono realmente cattivi e possono addirittura redimersi, l’ampio spazio concesso alle figure femminili, l’etica pacifista e ambientalista, non ultima la passione per il volo.
Nel 2013 Miyazaki aveva annunciato il proprio ritiro dalle attività cinematografiche, ma dal 2016 è al lavoro su un nuovo lungometraggio per lo Studio Ghibli, Kimi-tachi wa Dō Ikiru ka, tratto dall’omonimo romanzo di Yoshino Genzaburo.
Curiosità e vita privata
Tra gli autori che hanno influenzato maggiormente Miyazaki ci sono la scrittrice Ursula K. LeGuin, Lewis Carroll, lo scrittore e illustratore francese Jean Giraud (meglio conosciuto con lo pseudonimo di Moebius), il regista Akira Kurosawa e il dio dei manga Osamu Tezuka.
Per sua stessa ammissione, l’opera che lo ha spinto a diventare un animatore è stata il film del 1958 La leggenda del serpente bianco, primo anime moderno a colori.
Affascinato in giovane età dal marxismo, negli anni sessanta ha partecipato ai movimenti di sinistra e alle lotte sindacali all’interno dello studio Toei. Nonostante poi si sia distaccato dall’ideologia marxista, continua a essere critico nei confronti del capitalismo e della globalizzazione.
Nel 2005 ha rifiutato di presentarsi alla cerimonia per il conferimento dell’Oscar al miglior film d’animazione in segno di protesta contro le truppe americane in Iraq. Si è invece presentato regolarmente per ricevere l’Oscar alla carriera nel 2015.
Nel 1965 ha sposato l’animatrice Akemi Ota, conosciuta negli studi della Toei. Dall’unione sono nati due figli, Gorō e Keisuke. Anche Gorō, nonostante una laurea in agricoltura e scienze forestali e un lavoro nella progettazione di giardini pubblici, ha seguito le orme paterne nell’ambito dell’animazione: ha diretto i film I racconti di Terramare (2006), La collina dei papaveri (2011) e Aya no majo (2020), nonché la serie animata Sanzoku no musume Rōnya (2014), tratta dal romanzo della stessa Astrid Lindgren che anni prima aveva impedito al padre di realizzare la serie su Pippi Calzelunghe.