Come ogni anno si ripete la magia dell’Hanami (letteralmente “osservare i fiori“), uno degli elementi più noti ed apprezzati della cultura nipponica a livello internazionale che consiste nell’abbandonarsi all’effimera bellezza dei fiori che sbocciano a inizio primavera, e che danno un tocco di rosa e bianco ad ogni angolo dell’arcipelago dove il sole sorge.
Un po’ di storia
Questa usanza ha origini antichissime risale, infatti, al periodo Nara (il Nara–jidai va dal 710 al 794 d.C.) e si afferma, definitivamente, nel successivo periodo Heian (l’Heian–jidai va dal 794 al 1185 d.C) ed era appannaggio dell’aristocrazia e della casta guerriera dei samurai che contemplavano dapprima il fiorire degli ume, i susini selvatici, e solo in un secondo tempo dei ben più celebri sakura, i ciliegi ornamentali che sono diventati quasi il simbolo stesso dell’intero Paese.
In questi delicati fiori che per pochissimi giorni esplodono in ogni possibile tonalità del bianco e del rosa per poi cadere, portati via dal vento, i samurai vedevano una perfetta metafora della condizione umana, effimera e destinata a svanire e ciò diventava un esempio da seguire nel bushido (la via della spada) che impegnava gli appartenenti a questa classe sociale ad un rigidissimo sistema di regole che si fondavano sul preservare il proprio onore e sul conseguire una morte onorevole.
In tantissimi haiku (i tradizionali componimenti poetici a struttura fissa di 5-7-5 sillabe e riguardanti la natura) o in lettere d’addio dei samurai si fa riferimento all’Hanami, come metafora del termine dell’esistenza terrena.
Con la restaurazione Meiji, il processo di modernizzazione del Paese e la rapida scomparsa dell’aristocrazia militare che ne aveva fatto le fortune per tanti secoli anche il significato profondo del fiorire dei sakura cambia diventa infatti un elemento identitario ed identificativo di tutto il popolo giapponese nella sua sottomissione all’imperatore, infatti a partire da questo momento le infinite varietà di ciliegio selvatico tendono a sparire per lasciar spazio ai somei-joshino che per la rapidità della sua fioritura (non impiega più di cinque anni a raggiungere la maturità), la sua economicità e bellezza diventa simbolo del conformismo di una nazione che si votava, convintamente, ad un militarismo sempre più aggressivo.
Nel corso del secondo conflitto mondiale viene recuperato, e parzialmente inventato, l’antico codice di comportamento dei samurai che impegnava i combattenti al supremo sacrificio in nome dello Yamato-damashii (“lo spirito giapponese“) che raggiunge il suo culmine con le azioni dell’Unità Speciale d’Attacco Kamikaze che aveva dato il nome di Ohka (“bocciolo di ciliegio“) ai propri velivoli ed il loro gesto estremo veniva equiparato al sange, l’aspersione rituale dei petali di fiori, specialmente dei sakura, propria della tradizione funebre buddhista.
Lasciato alle spalle l’oscuro passato militare lo spettacolo naturale dell’Hanami assume oggi per i giapponesi una nuova valenza, di pacifico rinnovamento infatti coincide con la conclusione dell’anno scolastico nel Paese e la consegna dei diplomi e, pertanto, non vi è scuola o università che non abbia nelle sue immediate vicinanze uno di questi alberi.
Il dono degli alberi di ciliegio è divenuta una prassi usuale della diplomazia nipponica, quale segno di amicizia, è questa l’origine della passeggiata giapponese, le diverse centinaia di sakura che ogni anno offrono un suggestivo spettacolo al laghetto dell’Eur, presso Roma.
Il campanello d’allarme della fioritura
L’Hanami negli anime
La fioritura di questi alberi è talmente iconica che sono decine e decine le produzioni animate in cui essa compare e tra cui possiamo ricordare l’ormai classico lavoro di Makoto Shinkai 5 cm per second dove le complesse vicende sentimentali dei protagonisti, Takaki ed Akari, sono legate al magico ciclo dei sakura al punto che il titolo stesso, nella sua versione internazionale, fa riferimento alla velocità con cui i petali si distaccano dalla pianta nel momento conclusivo dell’Hanami, infatti “5 cm per second” sembra di una lentezza infinita, eppure anche a questa velocità si possono creare distanze enormi.
Come tutti i petali di un ciliegio cadendo percorrono chilometri messi assieme, così i due protagonisti si troveranno sempre più distanti man mano che il tempo passa”.
Oppire la malinconia di Haruhi Suzumiya,di cui pochi giorni orsono (il 2 aprile) cadeva il 15° anniversario della messa in onda della prima puntata della trasposizione animata della light novel di Nagaru Tonigawu che vede come protagonista la capricciosa, ed inconsapevole, divinità liceale Haruhi Suzumiya che fa cambiare il mondo a secondo dei suoi desideri.
E cosa desidera, la fondatrice della Brigata SOS?
La fioritura dei sakura in pieno inverno, ed il paese ovviamente si adegua a celebrare un Hanami sotto la neve.